Acquaviti, etanolo, economia circolare: Assodistil chiede regole e sostegno dai governi per il futuro delle distillerie.
Siamo ormai dentro la solita estate afosa e il pensiero principale di tanti è quello di arrivare prima possibile alla sospirata vacanza gestendosi al meglio le ultime risorse psico-fisiche.
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Non saremo certamente noi a voler creare timori e preoccupazioni in questo fine luglio però, giusto per intendersi, da settembre si ritornerà da più parti su discorsi che da tempo inquietano il mondo degli spirits.
Il lavoro e i timori delle distillerie
Prendiamo spunto dalla recente Assemblea annuale Assodistil (incentrata sul claim “abbracciare il cambiamento”) per avere indicazioni sulla situazione da chi è voce maggiormente autorevole in materia a livello nazionale.
Dai dati, il 2023 risulta essere stato un anno difficile per le imprese del settore distillatorio e i fattori sono chiaramente molteplici. Se parliamo meramente di bevanda, quella dello scorso anno è stata una fra le più scarse vendemmie degli ultimi 76 anni e il risultato lo si è visto anche nell’alambicco.
Ci sono poi i costi fissi e il potere d’acquisto del mercato estremamente condizionati dalla situazione socio-politica internazionale: conflitto russo-ucraino, rivalità USA-Cina e crisi umanitarie che hanno contribuito a deludere le aspettative sul PIL mondiale e sull’inflazione nei Paesi più sviluppati.
Trattando oggi nello specifico il settore italiano e focalizzandosi sulle realtà più strutturate, non dobbiamo dimenticare l’importanza che riveste la produzione di etanolo per il bilancio aziendale e stupisce venire a sapere che in Italia ne importiamo una quantità ingente dal Pakistan, una tale quantità per cui si ipotizzano rimesse economiche di 30 milioni e tale da irritare e agitare non poco i player nazionali soprattutto in una fase diffcile come questa.
Nonostante tutto, la produzione italiana di alcoli e acquaviti non sta andando male. Nel 2023 la vendita di Grappa IG, dopo il biennio di crescita 2021-2022, è calata del 3,3% ma nel complesso si è commercializzato l’1,5% di spirits in più. Una situazione che non stona con quanto avviene in altri settori del commercio sempre condizionati dalla variabile inflativa (dati Nomisma).
Sui mercati esteri qualche preoccupazione desta il rallentamento delle vendite nei Paesi di maggior consumo come la Germania (che solitamente assorbe oltre la metà delle esportazioni), mentre segnali incoraggianti si sono registrati invece in Cechia, Spagna e Paesi Bassi.
La preoccupazione condivisa in Congresso da Assodistil guarda, naturalmente, verso i governi.
Lo ha fatto per la Grappa il Presidente del Comitato acquaviti e liquori Cesare Mazzetti: «Ci auguriamo che il recente riconoscimento dei Consorzi di tutela per le bevande spiritose possa essere un ulteriore strumento per valorizzare la nostra acquavite di bandiera sui mercati internazionali. Occorre sostenere le nostre imprese che spesso, anche a causa di difficoltà legate agli aspetti burocratici e normativi, hanno difficoltà nel raggiungere nuovi mercati».
Lo ha fatto il Presidente Antonio Emaldi per la questione etanolo e il rispetto delle norme etiche e commerciali: «Siamo in attesa di un pronto intervento di Bruxelles che ripristini immediatamente i dazi per l’importazione dell’etanolo nell’Unione Europea, indispensabili per ristabilire la competitività dei produttori europei nei confronti di un Paese in cui non vengono rispettate le regole sul lavoro, sull’ambiente e sul sociale».
Quella dell’etanolo è da considerarsi una risorsa vitale che spesso sfugge all’attenzione degli appassionati perchè essenzialmente incentrati sulla bevanda finale. Il concetto è questo: se l’alcol da cereali rappresenta i 2/3 dell’alcol prodotto in Italia e nel nostro Paese i cereali non mancano… perché la produzione nell’ultimo anno è diminuita? Perché non incentivare la produzione invece di svilirla importando al ribasso da Paesi terzi di cui spesso non conosciamo neppure i dettagli di filiera?
Gli ambiti che cura Assodistil sono molteplici: c’è l’etanolo, ci sono le acquaviti ma anche le produzioni di acido tartarico e tutto quanto concerne l’energia da biomasse e l’economia circolare. E’ un sistema che lavora e trasforma oltre 13 milioni di quintali di materie prime di origine agricola (di cui oltre 10 di vinacce e fecce d’uva) in alcol e sottoprodotti a valore aggiunto e che riveste chiaramente un ruolo indispensabile nell’equilibrio economico delle filiere a monte.
Nelle prossime settimane godiamoci pure qualche ottimo drink senza pensarci troppo ma, da settembre, è bene che un po’ tutti inizino a rifletterci… da Roma a Bruxelles.
Scarica la Relazione annuale Assodistil
fonti: Assodistil
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