Emanciparsi dai beni esteriori e interiori per ritrovare la vera libertà. L’autarchia spirituale per il filosofo Daniele Palmieri può vincere la schiavitù della quotidiana omologazione
IL METAFISICO
Un buon cocktail fresco è ciò che meglio accompagnerebbe la lettura di questo articolo o del libro a cui farò riferimento.
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Cocktail come una miscela di sapori, non univoca e variabile nelle dosi a vostro piacimento. Qualsiasi fosse il vostro drink, la ricetta originaria sarebbe ovviamente un ottimo riferimento di partenza ma dovreste obbligarvi a lasciare rigorosamente lo spazio al gusto personale, alla vostra preferenza sul momento, alla massima libertà di miscelazione sulla base del vostro stato d’animo.
Ascoltare attentamente la propria interiorità è il primo atto rivoluzionario per vivere sereni e raggiungere una libertà dell’anima che qualcuno definisce autarchia spirituale, così come fa il giovane filosofo Daniele Palmieri.
Nelle pagine del suo libro “Autarchia Spirituale. Un richiamo all’azione per rivoluzionare la propria vita” si affrontano i principali temi della filosofia ed è difficile oggi per me condensare in poche righe la loro complessa molteplicità.
Basti tuttavia individuare l’elemento conduttore che funge da “fil rouge” per tutto il testo: la libertà, uno dei principali temi che hanno attanagliato la filosofia sin dall’antichità ed è un tema che ricorre molto spesso anche ai giorni nostri.
“Libertà” è uno dei classici concetti che sembrano all’apparenza mettere d’accordo tutti quando ne parliamo, ma, se analizzata nel dettaglio, si mostra un concetto non poco problematico… cosa intendiamo per “libertà”?
Innumerevoli sono i tipi di libertà, ma il senso principale che oggi gli attribuiamo è quello derivato dal pensiero di John Stuart Mill, celebre filosofo ottocentesco britannico, che si imperniava sulla libertà di agire di ciascun individuo, senza ostacoli e divieti posti da terze persone, salvo i casi in cui il suo agire non arrecasse danno ad altri.
Ma il problema che scaturisce da questo concetto di libertà è che porta l’uomo a non essere pienamente consapevole di cosa significhi veramente essere libero: secondo Mill essere liberi significa perseguire e realizzare i propri desideri, anche quelli autodistruttivi, mentre per i filosofi antichi questo genere di azione non era considerabile affatto un’azione libera, anzi era paradossale poter considerare un uomo libero semplicemente perché seguiva smodatamente i propri desideri… ed è qui che ci colleghiamo al termine principale del titolo del libro: autarchia.
Per i filosofi antichi la “libertà” coincideva con l’ “autarchia” (dal greco αὐτάρκεια ossia “autosufficienza”, “governo di se stessi”), nozione indicante in parole povere l’uomo in grado di dipendere da se stesso.
Il tentativo di questo libro, nelle intenzioni del suo giovane autore, è quello di riprendere la concezione antica di libertà intesa come autarchia e di riproporla al mondo contemporaneo, perché ciò che contraddistingue questo concetto di libertà da quello tendenzialmente e comunemente accettato dalla società attuale è proprio il tentativo di liberare l’uomo da tutti i beni esteriori e interiori che lo incatenano e lo rendono schiavo e non effettivamente libero nel senso autentico del termine.
Eloquente risulta a questo proposito il sottotitolo del libro, un richiamo all’azione che, coerente con lo spirito della filosofia antica, tenta di recuperare anche quelli che sono gli esercizi psicofisici per raggiungere questo elevato grado di autoconsapevolezza, col quale l’individuo si possa trovare in perfetto equilibrio sia con se stesso, sia con il prossimo, sia con il mondo esteriore.
In altre parole questo volume recupera l’antica arte di porre il fondamento della propria vita in se stessi, per raggiungere così la piena libertà di pensiero e di azione.
«Il mondo è una scena, la vita un passaggio: tu vieni, vedi e te ne vai» affermava Democrito. Siamo pellegrini dell’Essere.
Potremmo vagare spaesati chiedendoci come e perché siamo finiti qui, oppure goderci il viaggio e dargli un significato, ossia una meta, come se fossimo venuti al mondo per svolgere una missione che soltanto noi possiamo scegliere e compiere.
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