Più di una semplice “festa”, Borgo DiVino è ormai un format di riferimento per un territorio che ha sete crescente di qualità. Report e selezione etichette.
Una “festa del vino” lo è in verità sempre stata fin dalle prime edizioni, ma adesso pare diventata anche qualcosa in più.
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Borgo DiVino è un appuntamento che in questi pochi anni si è dimostrato irrinunciabile sia per chi sta sempre con il calice in mano, sia per chi lo fa saltuariamente ma sente la voglia di conoscere, di assaggiare e, magari, acquistare al volo qualche bottiglia.
Siamo solitamente poco inclini a scrivere sulle manifestazioni “periferiche” e “di paese” seppur nutriamo un immenso rispetto per chi le organizza e chi vi partecipa con pari entusiasmo per gli eventi nazionali. Borgo DiVino – e chi c’è stato lo sa – è diventato però quasi un “fenomeno cultural-enoico” che (ormai possiamo dirlo) si è distinto nella sua formula crescente in numeri e adesioni.
Volevamo proprio vederla questa edizione in una nuova e sperimentale location, sempre in Mugello ma non più fra le mura (di casa) di Villa Pecori Giraldi e neppure al grigio di un padiglione fiera, bensì all’interno dell’esclusivo Golf club Poggio dei Medici, affacciato direttamente su uno dei campi da golf più prestigiosi d’Italia e circondato dal verde del paesaggio mugellano.
Un “colpo” in avanti senza strafare – fatto più con l’iron che con il wood – che ci ha incuriosito a tal punto da volerci andare e, a posteriori, decidere di scriverne un po’ selezionando alcuni produttori che in questo evento (come da poche altre parti) trasmettono insieme il vero senso del “fare vino”.
Un cambio di location che non ha cambiato lo spirito e il format di questo mini wine-festival che si è evoluto negli anni ma che ha anche stavolta riunito molti – in alcuni momenti della giornata osiamo dire anche troppi… – professionisti del mondo vitivinicolo, sommelier, rappresentanti del settore ho.re.ca e semplici appassionati.
Quasi 100 le aziende vinicole presenti, con copertura di quasi la totalità delle regioni italiane, e con bellissime scoperte dalla Francia e dalla Slovenia. Un totale di oltre 400 etichette in degustazione con possibilità di acquisto immediato prima dell’uscita.
Sono questi, a nostro avviso, i format vincenti in questa nuova era enoica, quella dei numerosi appassionati sempre più preparati e desiderosi di conoscere non solo i sapori ma anche le storie che uomini e donne trasformano in vino.
Anche per questo abbiamo deciso di fare un lavoro davvero impegnativo per questa occasione e provare a selezionare un vino per ogni azienda rappresentante di ognuna delle numerose aree produttive presenti a Borgo DiVino 2023. Etichette e cantine che ci hanno colpito per qualità, oppure peculiarità, o ancora filosofia e ideali di fare vino.
Piccole, ma grandi realtà che secondo noi incontrano questa passione e il desiderio di cambiamento in un mondo che si sta decisamente evolvendo.
Selezione da Borgo DiVino 2023
Cascina Chicco (Piemonte)
Una tradizione… a partire dal nome. Tradizione della gente del Roero e delle Langhe era quella di attribuire alle persone uno “stranome”, ovvero un soprannome amichevole e identitario che veniva utilizzato all’interno delle comunità locali. Chicu fu lo stranome di nonno Ernesto, fondatore dell’azienda. Da lui, l’appellativo è passato al papà Federico, e poi ai figli, indicando la famiglia Faccenda e le sue generazioni.
Cascina Chicco coltiva e vinifica oltre 44 ettari di vigneti nelle più vocate zone del Roero, all’interno dei comuni di Canale, Castellinaldo, Vezza d’Alba e Castagnito. Dal 2006, conduce direttamente circa 8 ettari nel comune di Monforte d’Alba. In gamma, dei vini particolari anche per l’uvaggio, un esempio è il loro Cuvee zero metodo classico a base nebbiolo con una freschezza e diversificazione al gusto degno di nota.
Barolo Rocche di Castelletto – mi ha colpito per eleganza e aromi complessi di lamponi in confettura, liquirizia e spezie. Ricco, generoso ma molto ben equilibrato nonostante la sua prerogativa all’invecchiamento.
Barbalonga (Lombardia)
Un ingegnere-architetto dalla lunga barba acquista un appezzamento alle pendici del Monte Orfano. Dopo qualche anno matura il desiderio di valorizzare questi terreni, dando il proprio contributo alla tradizione vinicola franciacortina.
Grazie alla caparbietà e determinazione del proprietario i risultati incoraggianti spingono ad espandere e ad innovare, senza dimenticare i metodi tradizionali. Il vino Barbalonga è la perfetta sintesi dei tratti della personalità del suo produttore: dalla passione per la viticoltura all’attenzione ai dettagli, dall’amore per il territorio alla lunga barba.
Franciacorta Brut Millesimato DOCG 2018 – E’ caratterizzato da un colore dorato, schiuma ricca e un gusto molto fine e persistente. Al naso è intenso e complesso, con sentori di frutta secca, tabacco e spezie, con eleganti note tostate. Il gusto è morbido, corposo e delizioso.
Tenuta Maso corno (Trentino)
Sulle pendici dei Monti Lessini in fronte alle Piccole Dolomiti si estende Tenuta Maso Corno, maso-vigneto che, a 500 metri, si allarga a ventaglio sul torrente Ala e domina la valle dell’Adige. Viti coltivate da più di trent’anni ed adattatesi al territorio hanno sviluppato caratteristiche di robustezza e resistenza. La mano dell’uomo trasforma il grappolo in vini, oggettivamente di grande eleganza.
Trentodoc Giulio Lacher Clou pas dosé – Un mix perfetto di 30% Pinot Nero e 70% Chardonnay, maturato sui lieviti per almeno 40 mesi, fermentazione in acciaio e malolattica per il Pinot Nero, lo Chardonnay maturato in legno francese. È fresco, salino, ma anche ampio e avvolgente, bevanda emozionante che gioca tra verticalità e complessità.
Le Vite di Monica (Veneto)
Con una cantina di alta qualità che rispetta la tradizione ma ha un aspetto moderno e uno stile contemporaneo, l’azienda desidera garantire la creazione dell’ambiente giusto per la maturazione delle uve.
Vigneti nell’incantevole borgo medievale di Montagnana in provincia di Padova. Resta il profumo naturale e la memoria viva dei tempi antichi.
Fior D’Arancio Colli Euganei DOCG – Da moscato giallo con metodo Charmat, paglierino con riflessi verdognoli e dal perlage persistente e vellutato. Aromi di agrumi e un tocco di bergamotto rendono l’esperienza di beva piacevole e invitante.
Il Carpino (Friuli Venezia Giulia)
Rispetto della natura, delle piante e del paesaggio. Prestano la massima attenzione ai loro vigneti, non utilizzano diserbanti, disidratanti o altri prodotti chimici e utilizzano prodotti biologici solo quando assolutamente necessario per mantenere sani i vigneti.
Non utilizzando minimamente prodotti chimici di sintesi e trattamenti, cercano di mantenere la natura fertile con un carattere originale. Tutto si riconduce ad un rapporto armonico con l’ambiente, per ottenere uve naturali e, quindi, vino naturale.
Sauvignon macerato – Dorato intenso e un’aroma molto caratterizzante con prevalenza salvia e pepe bianco. Il sapore è asciutto ma non astringente, vivace e ricco, ha un grande potenziale per l’invecchiamento.
Tenuta Il Plino – Romagna
Uno dei riferimenti della vitivinicoltura romagnola di qualità a dimensione d’uomo. Alessandro Ramilli ogni anno imbottiglia vini fatti con cuore e mente, di grande levatura e figli imprescindibili dell’annata, comunque vada.
Massimo rispetto della biodiversità e vini che devono avere sempre un senso per chi li fa e per chi li assaggia. Albana, Sangiovese e un po’ di internazionali fra i filari. Stavolta ci ha incantato con un bianco da altre uve strepitoso.
Rubicone bianco IGT Plinio della Taverna 2021 – A prevalenza di Trebbiano, un vino fantastico e ricco grazie alla vendemmia tardiva con lieve appassimento, la presenza di muffa nobile e la vinificazione con uso anche di legno francese di terzo passaggio. Generoso e bilanciato, morbido e maturo nei sapori ma di percettibile freschezza e tratto sapido infinito. Pesca e albicocca che vanno verso la ginestra e le erbe officinali richiamando frutta tropicale e ricordi speziati dolci. Impressionante.
Pesaresi Vinicola (Marche)
Un’azienda agricola costituita nel 1964 ad opera dei fratelli Adrio e Arnaldo Pesaresi alle pendici del Monte Conero. Oggi il testimone è nelle mani di Giovanni e Federico i quali credono nel potenziale d’eccellenza del loro terroir viticolo seguendo un metodo: osservare, osservare per intuire e poi credere. La vigna sul plateau del Trave è frutto della loro volontà di trasferire in bottiglia la passione per la vite e la vitalità che il terroir sa esprimere.
Clou De Varà – Ottenuto da uve maturate su terreni argillo-sabbiosi in prossimità del Mar Adriatico. Il vino si apre con profumi di frutta nera dominata dal cacao, seguiti da piccoli frutti rossi, caffè e liquirizia. Al palato è esuberante e fresco, con un finale lungo e generoso.
Casa vinicola Lumiluna (Umbria)
La loro idea: una vigna abbandonata è una vigna da recuperare; per questo i proprietari vengono chiamati “restauratori di vigne”, perché in mezzo ai tanti filari abbandonati hanno ritrovato vitigni, storie, patrimoni genetici e segni dell’uomo.
La cantina si trova a Mercatello, poco a sud di Perugia; dal 2015 cercano vigne abbandonate per riportarle a nuova vita, riscoprendo e valorizzando vitigni quasi dimenticati ed a rischio scomparsa; le radici di una vite di 50 anni danno all’uva una storia unica, particolare, importante.
Umbria IGT Diciannove 2021 – Giallo paglierino con riflessi verdolini. Sentori spiccati di frutta matura e aromaticità al naso e freschezza di mela verde al palato. Piacevole, con uvaggio molto particolare con tutte vigne di oltre 40 anni (Trebbiano Toscano, Malvasia, Procanico, Grechetto)
Frascole (Toscana)
Seppur un po’ distanti da San Piero, rimaniamo in Mugello per la selezione dell’azienda toscana. Frascole si trova fra il Mugello e la Valdisieve. Non è più una cantina emergente ma una certezza, seppur la dimensione resti quella di azienda familiare.
Pinot nero come ormai si addice ai mugellani ma i risultati migliori, per noi, rimangono quelli su Sangiovese e Trebbiano. Rigore biologico nell’area del Chianti Rufina con risultati eccellenti.
Chianti Rufina DOCG 2021 – Da 90% sangiovese con canaiolo e colorino un vino altamente rappresentativo per pienezza di sapore e quegli espressivi tratti rigidi di toscanità dalla lunghissima prospettiva. Marasca, violetta elavanda, erbe aromatiche, spezie orientali e già accenni di gianduja che fanno da aroma a un percorso tattile sublime per la tipologia di vino. Non è un riserva ma è come se lo fosse, sicuramente è stata una selezione particolarmente azzeccata.
Le Macchie (Lazio)
Il loro lavoro in vigna è da considerarsi eroico con vigneti collocati fra i 600 e 650 metri fra la Conca reatina e il Terminillo. Il Monte media e protegge i vigneti aziendali dall’arrivo delle correnti fredde settentrionali mentre quelle più calde da sud tendono a stanziarsi nella conca.
Vitivinicoltura biologica, estremamente attenta al corso della natura in un’area costantemente ventilata con pendenze ed escursione termica che diventano un valore aggiunto per la qualità complessiva. Cesanese nero ma anche sangiovese e uve internazionali a creare una gamma di etichette invidiabili per varietà.
Lazio rosso IGP Campo dei Severi 2020 – prevalentemente da Sangiovese e Merlot, ha un profilo estremamente fresco e gustoso. Frutta al centro ma anche tanto fiore, stupisce per bevibilità e per un piacevole finale speziato donato dall’ottima gestione del riposo di 8 mesi in tonneaux.
San Ruggiero (Puglia)
L’Azienda Agricola San Ruggiero è a Petraro tra Barletta e Andria. Questa cantina ha una storia profondamente radicata nella tradizione vinicola e si dedica alla produzione di vini utilizzando vecchi vitigni, in particolare l’Uva di Troia nella sua varietà “marina” o “barlettana”.
La loro cantina, è stata realizzata nel rispetto della bioarchitettura e contiene botti in acciaio refrigerato, botti in acciaio per l’affinamento e botti in rovere francese e di Slavonia per l’invecchiamento del vino. I vini sono prodotti con metodi naturali e senza aggiunta di lieviti selezionati.
13 lame 2017 – Prodotto esclusivamente nelle migliori annate da uve Nero di Troia. Ha colore tipico, rosso rubino intenso con toni violacei, profumi intensi e persistenti di frutti rossi e neri, pepe, cioccolato, caffè, liquirizia e vaniglia. Vino elegante e potente.
Nima – Basilicata
Azienda giovanissima di Melfi nata dall’idea e dalla passione di due amici. Filosofia e sperimentazione “natural style” sull’uva rappresentativa del territorio: l’Aglianico del Vulture.
Differenti interpretazioni anche in bottiglia con risultati più che pregevoli e sicuramente significativi.
Spinale anfora 2021 – Vino singolare e signorile che declina l’Aglianico nella sue prerogative più varietali. In bocca è gustoso e non si nasconde: sa di lamponi ed erbe con persistenza prodigiosa.
Tenuta del vallone rosso (Sicilia)
Un’azienda vitivinicola nata nel 2021 in un territorio unico al mondo dove l’amore per la “muntagna” ha fatto sì che si rinnovasse il forte legame con le vigne di famiglia.
Al momento ristretta per superficie vitata (poco più di mezzo ettaro) ma di importante ambizione si è inserita bene sul mercato con il proprio prodotto e il proprio stile
Terre siciliane IGT Carricante 2022 – Nitidi profumi di fiori e iodio che sembrano davvero catturare l’intero territorio in una bottiglia e riporta subito alla mente il mare, lo stile produttivo della famiglia e questa loro filosofia ispirata, appunto, alla “Muntagna”.
Stekar – SLOVENIA
Fra i primi sloveni a coltivare in biologico, vivono e lavorano nell’area goriziana al confine con l’Italia. Rossi da internazionali e bianchi da uve del territorio. Estrema pulizia di beva e tipica sapidità.
Selezionate dal distributore del territorio, erano presenti a Borgo DiVino solo con alcune loro etichette. Ribolla e Malvasia sul tavolo assieme alle bottiglie di altre cantine appositamente scelte per l’occasione.
Malvazija 2021 – Una settimana di macerazione sulle bucce, un light orange con solo 12,5% che in bocca scivola via piacevolmente in un baleno ma non senza lasciare traccia nitida di cedro, biancospino ed erbe. Godibile, fruibile, dall’ottimo rapporto qualità/prezzo.
selezione vino aromatizzato: Salceto
Dall’area del Valdarno di Sopra, un lavoro in vigna a regime biologico da 25 anni. Sangiovese e Cabernet Franc ma anche sperimentazioni alla riscoperta di varietà come l’Orpicchio, coltivato addirittura ad alberello. E’ il loro vermouth Riosato, il vino aromatizzato “in show” da noi scelto a Borgo DiVino.
Vermouth rosa Riosato – La mano della distilleria Beccaris si nota fin dall’esame olfattivo. C’è una eleganza e signorilità estrema in questo vermouth che è rosa di colore e al naso sa di rosa da subito. L’arricchimento con erbe da vermouth bianco lo ampliano con ricordi di scorza d’arancia, timo e assenzio su profumi basilari delle uve scelte per il loro vino rosé. In bocca è realmente appagante per un bilanciamento altamente espressivo, mai stucchevole, e un finale sapido e davvero lungo
selezione distillato: Visionair
Un progetto giovanissimo e fresco di due ragazzi preparati e “visionari”. Solo (ed esclusivamente) questo distillato in gamma con l’idea di un London dry di qualità ottenuto attraverso la distillazione di botanical “amiche delle api” in un giallo packaging moderno, ecosostenibile e di attrattiva. Il loro gin è lo “spirit in sho” presente in manifestazione da noi selezionato per questo articolo.
Visionair Gin – piacevole e floreale fin dall’approccio iniziale. Ginepro percettibile ma sono i tratti agrumati che poi escono, arricchendone il bouquet e rendendolo particolarmente elegante. Delicatezza (parliamo di un gin) anche tattile con ottima persistenza di limone e camomilla e alcol mai davvero sopra le righe.
Da non dimenticare anche le tre masterclass (a cui non abbiamo partecipato) ma che si sono tenute durante la rassegna, due delle quali sono state un interessante approfondimento sulla Champagne e sulla produzione vinicola tedesca.
Una sesta edizione di Borgo DiVino che possiamo dire sicuramente di successo grazie anche al sostegno delle istituzioni e la collaborazione con associazioni del settore imprenditoriale e vitivinicolo come Confesercenti, Confcommercio, GoWine e Fisar.
foto: Emanuele Lucarini – Paolo Bini
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