In questi ultimi giorni vi abbiamo “inondato” di vino. Maison esclusive, produttori importanti, vignaioli indipendenti e piccoli artigiani della vite da scoprire. Abbiamo così deciso di augurarvi “Buone feste” in modo diverso, come lo facemmo alle nostre origini nel 2020… con la birra.
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“Non esistono più le mezze stagioni”… è un luogo comune ormai usato e abusato, ma che ben si adatta a questo periodo finale dell’anno.
E’ diventata prassi consolidata che dopo il primo novembre, smessi i panni pagani di Halloween, si corre frementi ad accendere già le luminarie e a riempire i centri commerciali di pandori e panettoni per avvolgerci con le musichette sacro-profane del Natale.
E non appena arriva, finalmente, dicembre, scatta la “saga degli auguri”… «Sai com’è… se poi non ci vediamo…».
L’importante è arrivare sempre primi, in anticipo. Così quando arriva il grande giorno quasi non ce ne accorgiamo neanche, avendo già dato a sufficienza.
Ma a noi piace andare in controtendenza, i giorni vogliamo viverli per quello che sono, senza anticipo e soprattutto senza correre dietro alle mode, se non arriva veramente il freddo non cominciamo a far festa.
Proprio per questo abbiamo voluto aspettare fino all’ultimo momento possibile prima salutarci gioiosamente con un bel bicchierone di birra in mano, anzi anche più di uno perché con il buio che arriva presto e le giornate corte corte il tempo passa lentamente.
La birra accompagna da sempre il Natale, la materia è già nota e dibattuta (anche qui), ma vediamo di rinfrescarla (o meglio riscaldarla, visto il clima) cercando di creare anche il giusto clima per prepararci all’evento incombente: ci facciamo aiutare dalla iconografia birraria, in un alternarsi tra sacro e profano.
Dicono che una immagine valga più di tante parole per cui diamo spazio alle nostre fantasticazioni e lasciamoci trasportare, anche se la neve non c’è o se i cappellini non ci piacciono e odiamo il colore rosso.
Il nostro sarà un sano contest “Belgium vs Italia”, ovvero “maestro vs allievo“, dove non proclameremo nessun vincitore visto che a Natale bisogna essere tutti più buoni, e per par condicio concluderemo con un doppio brindisi per non scontentare nessuno!
L’immaginario belga è di stampo classico: introduce il tema parlando di inverno, case innevate, pupazzi e bambini.
Mentre l’Italia è più nuda e cruda, paese di santi ma anche di demoni, l’importante è lo sfondo rosso che più di tutti identifica il Natale.
Su al nord c’è Santa Claus, con berrettone e barbone o al limite con berrettone e gonnellino, ma sempre casto e puro…
Da noi si punta più sul trasgressivo, il berrettone rosso assume qui un altro contesto, i toni si fanno più dark o, per esattezza, più “Black“!
E, in ogni caso, qualcuno ci ricorda che finalmente siamo arrivati al giorno di Natale…
Per cui è ora di festeggiare e di riempire i bicchieri: abbiamo due paesi diversi, prendiamo due etichette a scelta e…
Tipico esempio della scuola natalizia belga, potremmo scegliere una qualsiasi delle altre ma il risultato non cambia.
Ci immergiamo subito in un classico mercatino di Natale, tra le spezie e il vin brulè, con le arance secche appese ai fili, albicocca e fichi disidradati, datteri che saltellano qua e là. Ottima per accompagnare ed equilibrare i sapori intensi di una crema catalana!
Cin Cin! Salute!
“Italians do it better“, o meglio “famolo differente”. A qualunque birra ci affidiamo dalle nostre parti qualcosa di particolare lo troviamo. Manca la tradizione e di conseguenza si sperimenta, aumenta la capacità di inventiva.
Qui le spezie sono tante, ma talmente intrecciate che si fatica a distinguerle. Arriva invece intenso il caramello, quasi la tostatura, e la ossidazione, la marsalatura viene equilibrata dagli spunti acetici del lungo affinamento. Lo zenzero, il pan pepato fa capolino.
In Italia i sentori sono forti, meglio limitarsi ad accompagnamenti più leggeri, una focaccia semplice, un pandoro, vengono esaltati, rafforzati. Ci pensa già il mastro birraio a fornire il carattere.
Di nuovo: Cin Cin! E tanti AUGURI a tutti!
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