Storica sentenza in Cina a difesa del marchio Champagne. I francesi aprono 1000 pratiche all’anno per tutelare le proprie bolle nel mondo
Abbiamo atteso un po’ perché volevamo inserire la notizia nel nostro articolo a consuntivo di Vinexpo Paris, poi abbiamo deciso di separarla anche perché non è cosa di così poco conto.
[si legge, più o meno, in: 2 minuti]
La notizia è stata data ufficialmente un mese fa a Wine Paris in conferenza stampa direttamente dal co-direttore del Comité Champagne David Chatillon: «La giustizia cinese ha appena conferito alla denominazione “Champagne” lo status speciale di marchio conosciuto». Una novità per niente scontata e di valore perché, essendo il primo caso della storia, può aprire nuovi scenari anche ad altre realtà europee (Italia compresa).
Non si parla di semplice riconoscimento dell’Indicazione Geografica vinicola (in Cina già lo era da più di 10 anni) ma del campo di applicazione della tutela che adesso è totale in ogni settore merceologico. Per intendersi, non si poteva fare un vino chiamato Champagne o simile ma si poteva commercializzare un prodotto che ne richiamava il nome. E’ così che due aziende cinesi che producevano profumo “Champagne life” sono state costrette dal Tribunale di Pechino a risarcire il CIVC con circa 30.000 euro. In più, la protezione sarà verificata anche sulla scrittura in ideogrammi cinesi e non solo in caratteri latini.
«La decisione della corte arriva dopo 20 anni di lavoro e ci aiuterà enormemente a portare avanti i nostri sforzi in termini di tutela e ci farà risparmiare molto tempo ed energia. Invece di produrre tonnellate di documenti per dimostrare la notorietà della parola champagne, ora è sufficiente affidarci a questa sentenza» così il Direttore CIVC Charles Goemaere.
Se pensate però che le diatribe avvengano solo con l’oriente vi sbagliate e il lavoro del Comité è quello, come detto dall’altro co-presidente Maxime Toubart, di: «creare un sistema di protezione totale, una sorta di arsenale difensivo mondiale». In fin dei conti la Cina rappresenta ancora un mercato ristretto per lo Champagne (comunque in crescita) ma il segnale deve arrivare ovunque e da ovunque.
Soprende sapere che ogni anno vengono elaborate dall’organizzazione oltre 1.000 pratiche a difesa del marchio in quasi 80 paesi diversi. Un lavoro durissimo ma che sta dando i suoi frutti, come in questo caso ma anche come accaduto lo scorso anno quando le battaglie sono state vinte in altri 2 continenti: al Canada è stato definitivamente negato l’utilizzo del termine “Méthode Champenoise” (da sostituire, se vorranno, con “Methode Traditionelle”) e poi c’è stato un problemino anche con l’Italia… non sul vino ma sul tema bellezza: esisteva una linea cosmetica “Champagne toast” che è stata poi messa fuori mercato.
Diciamo il peccato ma non il peccatore, sarebbero curiosità anche carine da spulciare… peccato che i danni economici complessivi non siano assolutamente banalità. Quella della Cina è giurisprudenza che segnerà la strada anche ai nostri brand enogastronomici, ma sia chiaro che non c’è solo la Cina da marcare stretto…
spiritoitaliano.net © 2020-2024