Magnifico equilibrio degli opposti, saggezza e gioventù che si legano magistralmente: i 35 anni di Chateau La Lagune 1989
EMOZIONI D’ANNATA
Proseguiamo con le nostre Emozioni d’annata, l’ennesimo must di spiritoitaliano.net, la nostra nuova rubrica che Bernardo Coresi arricchisce con le sue impressioni ricevute dall’assaggio di vini iconici, da quelle bottiglie che si aprono quando si ritiene arrivato il giusto momento per stato d’animo “umano” e non per stato evolutivo del vino.
[si legge, più o meno, in: 4 minuti]
Sono spesso etichette epiche e che diventano tali nel momento in cui vincono la sfida del tempo ma che non devono mai sottrarsi al loro compito di bagnare le labbra di chi necessita di piacere universale.
Il protagonista di oggi è arrivato da Bordeaux dopo aver compiuto esattamente 35 anni… avanti Bernardo e buona lettura a voi.
[la redazione]
Emozioni d’annata: Haut Medoc Château La Lagune 1989
Prologo
La Lagune è un po’ il biglietto da visita degli château di Bordeaux, primo vessillo che si trova se si decide di imboccare la D209 e risalire la Garonna in direzione del mare lungo la “route des Chateaux du Médoc”.
Partiamo dai dati ufficiali:
- Annata: 1989
- Inizio vendemmia: 4 settembre
- Quantità: abbondante
- Qualità: eccezionale
- Commento: grande annata da selezione
Tradotto in parole semplici: enormi aspettative per questa bottiglia!
Lo Château
Avvicinandoci a questo Château non possiamo non pensare alla sua storia, travagliata e unica, fulgida rappresentanza della resilienza allo scorrere degli anni e al susseguirsi delle stagioni della vita dei suoi proprietari. La Lagune ha toccato alla metà del secolo scorso forse uno dei punti più bassi di abbandono della storia di tutti gli Château del Médoc senza però mai morire sino a tornare a splendere quale uno dei più solari esempi di araba fenice del panorama enoico mondiale.
Posso già anticipare, per togliere al lettore ogni dubbio (come mai nessun autore di gialli farebbe), che questa bottiglia si è rivelata una delle migliori bevute mai fatte, almeno negli ultimi tempi, paragonabile solo a quella di Latour 1984 di cui ho già avuto modo di parlare nell’ articolo “La notte dei colli mozzati” sempre qui su Spiritoitaliano.net.
La classificazione di La Lagune è “3éme Cru Classe” (qui le classificazioni) ma come ben sappiamo nel 1855 non venne (a torto o a ragione) tenuto conto solo della qualità del vino bensì di una serie di condizioni a 360° per ogni Château: dalla qualità degli impianti alla cura degli edifici sino alla costanza della produzione vinicola nel corso degli anni e, come detto poco sopra, La Lagune ha attraversato innumerevoli burrasche tanto da non sorprendere se per l’esposizione di Parigi fosse stato classificato in una posizione che di certo non rispecchia la meravigliosa qualità del suo vino.
Emozioni d’annata
Entra nel bicchiere e si dispone con un colore rubino vivace che nulla lascia alle 35 vendemmie che ha sulle spalle. Sin dalla prima olfazione si ha l’impressione che il vino sia completamente vivo, ballano gli aromi nel calice una danza armoniosa ed equilibrata. Tratto distintivo è proprio l’equilibrio delle sensazioni odorose, ognuna in concerto con l’altra in un movimento fine e composto, in una eleganza aggraziata e sublime.
Sono da subito ben riconoscibili tutti i sentori classici di un grande vino del Médoc: fresche note di ribes nero e mora si accompagnano a note più terrose di sottobosco, gentili sentori di foglie di tabacco camminano per mano con tocchi di selvaggina, fiori scuri appassiti regalano un sottofondo ampio e profondo. L’apparato ben sviluppato dei terziari fornisce un sottofondo caldo all’opera, sentori di legni affumicati ed emozioni di incensi regalano al naso un cuscino morbido e caldo dove adagiarsi per godersi a pieno tutto il valzer dei profumi.
È un vino da muovere nel bicchiere con grazia, non necessita di forza, velocità o violenza per esprimersi. Un leggero movimento nel calice sarà bastevole per regalare al fortunato la massima espressione dei profumi. Si potrà notare allora un leggero aprirsi di note vanigliate, la frutta scura si trasformerà in confettura facendo scendere il naso in profondità sempre più avvolgenti. In vero si potrebbe percepire per ultimo dei gentil tocchi di arancia e pepe rosa, presenti ma discreti.
L’assaggio di questo Grand Cru è come un viaggio in una Rolls-Royce Silver Shadow degli anni ’80, un viaggio di lusso con tutti i comfort ma allo stesso tempo discreto, misurato.
Come pochi istanti prima al naso anche in bocca il vero tratto distintivo è l’eleganza e l’equilibrio degli attori. Nulla è lasciato al caso e nulla viene trattato in maniera goffa o approssimativa. Ogni elemento danza in perfetto equilibrio con i sodali.
Si ritrovano in bocca tutte le sensazioni che erano state percepite al naso e nella massima espressione di pienezza. I frutti scuri sono di primissima qualità, le sensazioni di sottobosco e di tabacco riempiono il palato, i tocchi mentolati e agrumati solleticano la memoria, il leggero sentore di pepe rosa ricorda lo sgorgare vita.
Come ho avuto modo di dire in precedenza potrei utilizzare i termini canonici della sommellerie, potrei dire delle moderate durezze che donano in dunque ancora vita alla bottiglia, potrei rimarcare la meravigliosa setosità dei tannini così perfettamente amalgamati negli anni da donare risultati in termini di finezza che solo in rarissimi casi si raggiunge. Potrei parlarvi di tutto questo senza però riuscire a essere esaustivo e, soprattutto, non facendovene comprendere la vera essenza.
Forse l’unico modo per far percepire al gentile lettore che si è spinto sino a queste ultime righe di che vino stiamo parlando è evocargli nella memoria il profondo significato dell’antico simbolo cinese dello Yin e Yang. L’equilibrio degli elementi è dato dall’armonia degli opposti, dal prendersi per mano delle sensazioni con rispetto e gentilezza.
In vero si può dire che una bottiglia come Château La Lagune 1989 null’altro è che il manifesto di quello di cui il mondo avrebbe disperatamente bisogno.
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foto: Bernardo Coresi ©
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