Il Chianti cerca lovers in Africa

Tour in Angola e Nigeria: il Chianti DOCG si apre a nuovi scenari e culture. L’Africa è una risorsa, anche per il vino italiano.


Non sono tempi facilissimi per i mercati del vino e degli spiriti, ne conosciamo le motivazioni principali e spesso anche noi affrontiamo il tema senza voler eccedere in previsioni o discussione troppo approfondita per il web.


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Troviamo estremamente interessante porre l’obiettivo sulle contromisure che le aziende o, meglio ancora, gli enti, le associazioni di impresa o i consorzi tentano di attuare per rilanciare i prodotti anche aprendosi nuovi canali di commercio.

La lotta all’abuso di alcol sta condizionando i mercati storici ma le strade che portano ai Paesi in via di sviluppo sono disponibili per essere intraprese al netto delle tradizioni nel consumo, le abitudini e le dinamiche mosse dalle culture sia laiche che religiose.

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courtesy: Uff stampa Consorzio vino Chianti

Non deve quindi passare inosservato l’impegno che uno fra i più grandi ed eterogenei consorzi italiani ha deciso di affrontare nell’ottica di un export selezionato e, per certi versi, innovativo.

Il “Chianti lovers African Tour” è l’iniziativa che da oggi a Luanda (Angola) e per altri 4 giorni in Nigeria a Lagos (fino al 24/11 all’interno della “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo”) porterà uno fra i più noti vini d’Italia a proporsi verso il continente che più vive di trasformazioni con giganti potenzialità ancora inespresse.

Un debutto assoluto per il Chianti DOCG, in uno scenario di mercati e cultura del vino tra i più vergini a livello globale. Con le sue 54 nazioni ed economie, il continente africano sta infatti mostrando segni di vivace interesse anche nell’ambito del vino e, in generale, del prodotto italiano.

Segnali di crescita, intercettati dal Consorzio anche attraverso le varie esperienze delle aziende associate, che hanno spinto i toscani a strutturare una prima attività promozionale nel continente, con l’obiettivo di poter educare un numero crescente di appassionati.

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foto di archivio – PB ©

Saranno appuntamenti istituzionali e didattici: seminari mirate alla conoscenza del prodotto e degustazioni abbinate alla cucina italiana e locale rivolte ai professionisti locali, stampa di settore e wine lovers.

Il mercato nigeriano del vino è tra i più consistenti del continente per consumo di bevande alcoliche pro capite, diffuso soprattutto tra le giovani generazioni. A Lagos si contano innumerevoli enoteche e wine club.

Il mercato dell’Angola è dominato dai vini portoghesi, ma il vino italiano è discretamente rappresentato in Angola: è al 3° posto come consumo e la sua distribuzione gode di agevolazioni sia logistiche, arrivando via terra dal Sudafrica, che sociali, essendo il consumo e la vendita di alcol liberi da monopoli e limitazioni. Il vino si consuma nelle principali aree urbane, a cominciare dalla capitale Luanda, dove si concentra un quarto della popolazione dell’Angola e che da sola rappresenta il 50% del mercato del vino.


Spiega così il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi: «Investiamo nel futuro mercato del vino. Il Chianti è una delle massime espressioni del made in Italy, il nostro vino si conferma sempre più ambasciatore nel mondo».

Il Consorzio Vino Chianti in effetti sta lavorando molto sui mercati emergenti che – anche a parere nostro – possono rivestire un target davvero congeniale per la denominazione toscana. Panama, Cuba, Colombia, Perù, Venezuela e, lo scorso marzo, Messico: sono tutti Paesi dell’America latina coinvolti nel progetto Chianti Academy Latam, nato appositamente per divulgare la cultura e l’assaggio consapevole del prodotto.

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courtesy: Uff stampa Consorzio vino Chianti

Non c’è dubbio che serva estremo dinamismo ed elasticità per muoversi e inserirsi fra le maglie di un mercato sempre più ristretto e competitivo a livello globale. Nuovi territori di produzione emergenti, velate forme di protezionismo, condizionamenti commerciali di varia natura e instabilità politica rendono la vita non semplice anche a realtà come la nostra. L’Italia può fregiarsi di una qualità rispettata ovunque ma l’immobilismo – ahinoi! – non è più concesso a nessuno.


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fonte: Ufficio Stampa Consorzio vino Chianti
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