Dealcolato: stallo da sbloccare

Impasse legislativa blocca la partenza produttiva del dealcolato italiano. Rischio di attesa fino al 2026.


Vinitaly è un luogo di incontro, di vetrina, di business, di idee, di confronto. Possiamo ragionarne sopra quanto vogliamo ma Verona rimane il nucleo su cui il resto gira, più o meno freneticamente.


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Giorni di riflessione, di proposte, di temi sviluppati e non solo quelli ben noti sulla tassazione per l’export verso gli States – ieri sera “il Polenta” ha fatto dietrofront dopo la sua “pallottola spuntata” che ha bruciato miliardi di dollari, svalutato il petrolio e messo a rischio la sua moneta -.

L’argomento “dealcolato” è spesso al centro del tavolo, soprattutto quando i numeri sono con parecchi zeri alla fine e più che alla mano con guanti in pelle del vignaiolo si pensa a quella con guanti in lattice dell’imbottigliatore.

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Normale (e giusto) che Vinitaly abbia dato voce a figure e associazioni di riferimento, compresa Unione Italiana Vini che ha espresso perplessità e timore sui tempi per l’avvio produttivo che risvhiano di allungarsi troppo. L’intesa “nero su bianco” dello scorso dicembre (sulla base delle norme UE) non è sufficiente e si assiste a una sorta di impasse legislativa che ancora impedisce alla filiera di produrre in Italia.

Secondo l’analisi dell’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly su base dati IWSR, presentata a Vinitaly nel corso del convegno organizzato in collaborazione con Veronafiere “Zero alcohol e attese del mercato”, il mercato mondiale dei No-Lo da fermentato d’uva vale oggi 2,4 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere i 3,3 miliardi di dollari nel 2028 con un tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell’8% a valore e del 7% a volume. 

La posta in gioco è grande, lo sappiamo e la rispettiamo anche noi che – su questo e come ben sapete – ci vantiamo del nostro integralismo enoico – d’altra parte noi scriviamo milioni di parole e non produciamo milioni di bottiglie, emozione e numeri raramente vanno d’accordo, che volete farci? -.


Questo il sintetico ed emblematico quadro fatto dal presidente Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi: «Sui dealcolati oggi il settore è fermo con le quattro frecce: dobbiamo risolvere gli snodi fiscali e normativi e dobbiamo iniziare a produrre»

Il Segretario generale di UIV, Paolo Castelletti è stato più discorsivo ma chiarissimo: «La produzione di vini dealcolati in Italia continua ad accumulare ritardo. Se il MASAF non interviene sulle disposizioni fiscali previste dal MEF le imprese dovranno attendere fino al 2026 prima di poter partire con la produzione. Serve una norma ponte che consenta di definire il quadro fiscale per la produzione in questa fase transitoria. È impensabile che aziende che hanno investito in macchinari per la dealcolazione rimangano bloccate per un vuoto normativo in cui la mano destra della pubblica amministrazione non sa cosa fa la sinistra».

Castelletti ha infine espresso fiducia sulla risoluzione delle questioni che riguardano sia la promiscuità degli spazi (obbligo di separazione) che la possibilità di produrre spumanti dealcolati gassificati.

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credits: EdmondLaFoto

Come sempre, noi facciamo informazione e sentiamo il dovere di riferire. In più, trattando su queste pagine anche di miscelazione, immaginiamo che per un drink analcolico qualcuno possa preferire al succo d’arancia, açaì o acerola, il succo d’uva fermentato e dealcolato.

I numeri sono numeri, il lavoro è il lavoro, la tradizione è la tradizione, il vino… è il vino. Buona giornata.

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fonte: Unione Italiana Vini
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