Dealcolato: rassicurazioni sulla nuova bibita

Pronto il Decreto: no dealcolato su DOP e IGP, locali appositi ed etichetta chiara. Nasce la bibita italiana al gusto uva.


Il benedetto, il maledetto, il necessario dealcolato: l’importante, a questo punto, è venirne a capo con una soluzione più o meno condivisa da tutti o quasi.


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Pochi giorni fa, presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, si è svolto un incontro con i rappresentanti della filiera vitivinicola per presentare, alla presenza del Ministro Lollobrigida, il nuovo decreto relativo alla produzione del dealcolato.

Riunione a cui ha dato spazio anche il Ministero stesso sui suoi canali e che, oggettivamente, era ritenuta essenziale per intraprendere la strada definitiva verso la produzione di queste bevande su cui molti ripongono speranze di mercato ma che, al tempo stesso, fanno discutere gli appassionati e, soprattutto, le aziende (lo abbiamo visto anche pochi giorni fa).

Tutto nasce dal Regolamento (UE) 2021/2117 che ha introdotto la possibilità di effettuare la pratica enologica della dealcolizzazione per ridurre, parzialmente o totalmente, il tenore alcolico nei vini.

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credits: Tumisu

Il MASAF ha fatto sapere che:

«Attraverso un prezioso lavoro di mediazione tra le diverse istanze del mondo associativo, il Ministero ha lavorato per formulare un decreto che mira a fornire un quadro normativo chiaro e conforme alle disposizioni europee. Dalla riunione è emersa la volontà di consentire la produzione di vino dealcolizzato, adottando regole rigorose a tutela della filiera del vino, rispettose dell’ambiente e volte a garantire la qualità e l’autenticità del prodotto. Tale scelta mira a rispondere alle nuove esigenze mantenendo al contempo l’eccellenza e la tradizione del settore vitivinicolo italiano».

Tra i principali elementi del provvedimento:

  • Divieto di dealcolazione per i vini DOP e IGP al fine di preservarne l’autenticità;
  • Il processo produttivo dovrà avvenire in strutture dedicate, fisicamente separate da quelle utilizzate per la produzione vitivinicola, con registri digitalizzati e licenze autorizzative;
  • Obbligatoria l’etichettatura del prodotto attraverso la dicitura “dealcolizzato” o “parzialmente dealcolizzato”.

Alla presentazione e al confronto di Roma erano presenti le associazioni più rilevanti del settore: Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Federvini, Unione Italiana Vini, Assoenologi, Federdoc, Assodistil, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.

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credits: Katharina Kammermann

Decreto ministeriale pronto e accettato più o meno felicemente da tutti, la questione non è ancora proprio sistemata ufficialmente del tutto e ce lo ha ricordato Unione Italiana Vini (UIV) in un comunicato stampa:

«Secondo quanto risulta a Unione Italiana Vini (UIV), il ministero dell’Economia ha ritirato le norme relative ai vini dealcolati – vedi articolo d’archivio – recentemente inserite nella proposta di decreto legislativo in materia di accise. Ora, superato l’impasse, per UIV è necessario che il ministero dell’Agricoltura approvi al più presto il decreto tenendo conto degli elementi principali già discussi con la filiera. Tra questi, il processo di dealcolizzazione che dovrà avvenire in locali appositamente dedicati; il divieto della pratica per i vini Dop/Igp; considerare la soluzione idroalcolica residua (acqua di rete, tra il 95% e il 99,9%) come rifiuto e quindi non sottoposta ad accise. UIV confida che nelle prossime settimane il Masaf possa convocare le organizzazioni per presentare la nuova proposta di decreto».

Per il MASAF, grazie al Decreto: «…le aziende italiane potranno competere con gli altri produttori europei già presenti sul mercato del dealcolizzato, senza diminuire le azioni di tutela nei confronti del comparto vitivinicolo di qualità ne nella promozione del suo valore culturale e di rappresentanza del Made in Italy».


Noi non abbiamo dubbi che il Decreto serva, che il lavoro debba partire e che, volenti o nolenti, non sia possibile mettere d’accordo tutti i protagonisti. Non ci sentiamo quindi di muovere mezzo appunto al Ministero che, in questa fase, ha fatto ciò che la politica deve fare.

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credits: EvaMichalkova

Vi confessiamo però che non vediamo proprio l’ora di assaggiare queste prime bibitine all’uva Made in Italy regolamentate: dal sapore contemporaneo e affascinante sorso di antica cultura e tradizione.


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fonte: MASAF, UIV
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