In Giappone ci si adegua al nuovo sistema di etichettatura previsto per la lotta all’abuso di alcolici. Kirin si è già allineata: alcol espresso in grammi
Prosegue la lotta internazionale all’abuso di alcolici, in Europa ma non solo.
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Più o meno informati su quanto sta accadendo da un anno a questa parte, nel nostro continente sembrano scongiurate la guerra alle streghe e la generalizzazione del consumo senza distinzione fra consapevolezza e schiavitù.
Non siamo gli unici a porci un problema così essenziale, anche il Giappone sta muovendo passi nella lotta all’abuso di alcolici.
Il mondo delle bevande è da oltre un anno in fermento nel Paese del sol levante, da quando il Governo ha dato il via ufficiale al Piano nazionale per contrastare i danni provocati dall’alcol.
Manovre con cui si è cercato di allinearsi all’Europa (e al suo mercato di importazione) e di affrontare con intelligenza il diffondersi dei Ready to Drink.
Un anno fa, con il mondo del whisky che cercava di anticipare le accuse tutelandosi con canoni di qualità da rispettare, la mossa più discussa del Governo giapponese fu quella di imporre un importante cambio sulle etichette degli alcolici: il valore dell’alcol da riportare in grammi effettivi invece del classico valore ABV espresso in percentuale.
Soprattutto colossi come Asahi e Kirin, al di là di una presa di coscienza di facciata, non mostrarono l’entusiasmo auspicato.
Ma Kirin oggi dice al mondo che non solo ci crede ma che è già pronta alla messa in commercio secondo quanto suggerito dalle autorità.
Iniziano da adesso con tre loro bevande: Beer, Happoshu, New genre ma si arriverà a completare tutta la gamma entro la fine del 2023.
fonti: Kirin, mainichi.jp
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