Natura e civiltà contadina proiettate nella contemporaneità con l’eleganza del pinot nero dell’Appennino toscano. La piccola grande bellezza di Eccopinò 2022.
Non è la prima volta che partecipo a questa manifestazione – nasce nelle mie montagne, nelle mie zone di origine – e ogni volta trovo conferma delle intenzioni che l’Associazione dei Vignaioli del Pinot Nero dell’Appennino Toscano pone nel suo manifesto, prima tra tutte la forte volontà di migliorare la qualità dei rapporti umani.
[si legge (più o meno) in: 4 minuti]
Parto dalla parola-chiave “bellezza” per iniziare a raccontare questa edizione e un vitigno così elegante e raffinato. Un sostantivo certamente comune ed evocativo, lo so, ma di fatto usato molto e mai a sproposito anche da tutti i relatori che si sono susseguiti nei vari interventi.
Manifestazione che si è svolta a Barga, deliziosa e antica città della Valle del Serchio, accogliendo i visitatori al Teatro dei Differenti per poi spostarsi di qualche metro più sotto dove sono stati proposti i vini in degustazione. Ma andiamo per ordine.
Lunedi 5 dicembre scorso il teatro della cittadina ha ospitato i partecipanti, moderati dal giornalista Massimo Cirri; a fare gli onori di casa Cipriano Barsanti, in qualità di Presidente dell’Associazione.
Primo intervento a cura dello scrittore Maurizio Maggiani che, con numerosi aneddoti del suo lungo excursus di vissuto personale, ha proclamato odi alla terra lavorata dalle antiche mani dei contadini esaltando la bellezza dell’artigianalità, dell’”utile bellezza“, rimarcando il fatto che il concetto di “natura incontaminata” spaventa il contadino in quanto esso trova la bellezza nel terreno coltivato. Ritiene quindi necessario anzi indispensabile l’antropomorfizzazione dei luoghi.
Eleonora Rabassi, agronoma esperta in tecniche di potatura e membro del gruppo di lavoro Uva Sapiens, ha invece spiegato che il suo mestiere è tutti i giorni uguale ma diverso, poiché ogni pianta è un elemento a sé stante e ha quindi necessità di assistenza individuale in base alle proprie peculiarità tipo l’età, la posizione, la localizzazione, la famiglia di appartenenza ecc.
È grazie anche a interventi come “curetage” (il taglio della parte del legno malata) che la vite, pianta liana eliofila che cerca luce, potrà svilupparsi con consona eleganza perseguendo la bellezza.
Paolo Cerrini, ex orafo ciclista e oggi viticoltore, è poi intervenuto raccontando di come, grazie alla sua sapienza orafa, sia riuscito a costruire attrezzi enologici utili per le piccole aziende e sempre con l’idea di (utile) bellezza come punto di arrivo.
Le aziende presenti a Eccopinò sono raddoppiate dalla prima edizione. Ha tenuto a precisarlo Cipriano Barsanti durante il prologo pre-apertura banchi di assaggio.
Ben 16 viticoltori partecipanti all’edizione 2022 che hanno idealmente coperto quella parte montana di confine toscano fino all’Appennino Tiberino.
I banchi sono stati, purtroppo, giocoforza un po’ accalcati a causa della pioggia che ne ha impedito il posizionamento intorno alla piazza. Tutto ciò non ha impedito l’assalto alle degustazioni da parte di giornalisti, ristoratori e sostenitori di un vitigno così elegante e difficile, croce e delizia di chiunque decida di cimentarsi con esso, dalla vigna alla bottiglia.
Da non dimenticare il “filo rosso”, da manifesto associativo, che ha legato gli espositori: la forte inclinazione per le pratiche biologiche e biodinamiche.
Dagli assaggi è emerso che lavorare in modo corretto e pulito pur praticando biologico e biodinamico è assolutamente possibile e, oserei dire, indispensabile.
Consapevole della loro forza e della loro intrinseca bellezza, vi propongo una (come sempre) mia umile e personalissima selezione dei migliori frutti di questi vignaioli:
Eccopinò 2022: non si scordano…
Fattoria di Cortevecchia, Primum Extra Brut Millesimato 2017
L’unico spumante presente, che grazie ai suoi 40 mesi sui lieviti rende il calice elegante, raffinato e profumato di mele renette, senza abbandonare le note agrumate tradotte in fresca acidità. Si fa notare anche il rosso Rossano 2018, dal corpo esile e scattante che vince sulla lunga distanza.
Cantina Bravi, Pinot Nero 2019
Una sorpresa veracemente garfagnina: pulizia e freschezza, gioventù e leggerezza che lasciano intravedere un gran bel potenziale.
Il Rio, Ventisei Pinot Nero 2019
Bella coreografia di profumi di frutta a piccole bacche rosse e nere, intensi e avvolgenti, corredati da rabarbaro e note ferrose; acidità e finezza del tannino elegante procedono insieme nella lunga persistenza.
Frascole, Pinot Nero 2018
olfatto guidato da essenze fruttate di ribes, fragoline e frutti di bosco. L’acidità ascendente, supportata dal grip tannico ancora scalpitante, non limita la scia gustativa.
Fattoria Il Lago, Pinot Nero 2019 e 2021
Mentre l’anteprima 21 asciuga la bocca con il tannino ancora in evoluzione pur esprimendo alte potenzialità, la 19 rivela un varietale liscio e senza intoppi, dalla struttura leggera solo in apparenza.
Ornina, Ornoir 2020
La persistenza accompagna i retrogusti fruttati e floreali sulla scia di delicate freschezze.
Sono idee per i vostri assaggi futuri, per stimolare la vostra sete, ma consentitemi di chiudere salutando soprattutto questi stoici viticoltori appenninici a cui lascio il mio supporto morale (in cantina ho già qualche loro bottiglia) e il mio arrivederci all’anno prossimo.
riproduzione riservata
spiritoitaliano.net © 2020-2022