La piccola e giovane distilleria brianzola Eugin naviga spedita nel mare magnum del gin con passione e intraprendenza.
Non è una novità: ormai da qualche anno, il gin è protagonista di un vero e proprio boom nel mondo delle bevande spiritose.
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Una base normativa decisamente essenziale e generica che si limita a prescrivere la presenza delle bacche di ginepro, la predominanza del gusto di quest’ultimo (aspetto che può essere facilmente messo in discussione in nome della soggettività nella percezione) e che prevede diverse tecniche produttive (dalla distillazione alla semplice infusione).
Un distillato che, di fatto, può essere considerato una sorta di “libro bianco” su cui i produttori hanno potuto “scrivere” e personalizzare le proprie ricette con estrema libertà e fantasia.
Per non parlare della presa esercitata su una fascia piuttosto ampia di consumatori, grazie proprio alla varietà delle ricette e al fatto di essere una delle bevande regine della miscelazione.
Un fenomeno che sta assumendo i connotati di una vera e propria moda, forse ai limiti della saturazione e, in quanto tale, sempre più esposto al rischio di un allentamento nella ricerca della qualità. Un timore paventato dai quei produttori che, invece, da sempre si ispirano alla massima cura e artigianalità in ogni fase del processo.
E’ questo il caso di Eugin – Distilleria Indipendente, la creatura di Eugenio Belli situata a Meda (MB) che ha iniziato l’attività nel novembre 2018. Appassionato di cucina fin dai tempi degli studi superiori, e particolarmente ispirato dalla creatività esplicabile nel processo di assemblaggio degli ingredienti al fine di ottenere un aggregato armonico, Eugenio fu poi colpito da un’attrazione, improvvisa e irresistibile, per l’arte della distillazione (quasi folgorato dalla visione del film Il Profumo, tratto dall’omonimo romanzo di Patrick Süskind).
Iniziò tutto come un hobby, coltivato con dedizione e spirito di apprendimento durante gli anni degli studi universitari in ambito filosofico, fino a quando Eugenio si trovò davanti ad un bivio al termine della laurea magistrale: mettersi alla ricerca di occupazioni di stampo tradizionale o intraprendere il salto nel buio della trasformazione della propria passione in lavoro, opzione senz’altro più confacente alla sua tendenza ad affrontare di pancia le sfide della vita, nonché alla sua propensione creativa. Dote più agevolmente sfruttabile nella produzione di gin, per le le motivazioni all’inizio richiamate.
Come asserisce lo stesso Eugenio: «nulla di ciò che è bello si ottiene senza fatica» e, non per niente, dalla decisione di aprire la distilleria all’apertura effettiva sono intercorsi due anni. Dalla scelta della sede all’allestimento accurato degli spazi, dall’acquisto dell’alambicco all’espletamento degli adempimenti burocratici, ogni gradino si è rivelato una piccola scalata anche a causa della diffidenza incontrata e di un certo spaesamento degli Enti preposti (dal momento che si trattava della prima distilleria aperta in Brianza dopo quarant’anni).
Fatica e abnegazione profusi in abbondanza anche allo stato attuale, poichè la dimensione ridotta e artigianale della distilleria impone che sia il solo Eugenio a seguire l’intero iter produttivo, dalla scelta degli ingredienti, fino all’imbottigliamento e alla vendita.
Lo stile
La composizione delle ricette dei vari gin è guidata dall’estro, ma prevede anche punti fermi. Innanzitutto, in ogni prodotto non può mancare il trio di botaniche che sin dalle origini costituisce la base della bevanda, che da solo potrebbe già costituire un mix completo e bilanciato: il ginepro che conferisce gli aromi e sapori caratterizzanti, il coriandolo con le sue note fresche e agrumate, e l’angelica, fonte di struttura e persistenza.
Le altre botaniche sono scelte in base alla linea produttiva: Eugenio ama raccogliere in prima persona le materie prime (sua zona d’elezione è l’Appennino piacentino, amato fin dall’infanzia) e, ove serva un’integrazione, si affida a fornitori scelti a seguito di vari tentativi ed esperimenti su diverse zone d’Italia e d’Europa. La base neutra, cui aggiungere le botaniche, è costituita da alcool di origine cerealicola (grano tenero) prodotto dalla distilleria piemontese Sacchetto.
La gamma produttiva è costituita esclusivamente da London Dry Gin (tipologia che prevede l’impiego di tutti gli ingredienti in fase di distillazione, non ammettendo aggiunte successive dopo l’uscita dall’alambicco), fatta eccezione per un Distilled Gin (tipologia che invece le ammette).
La linea dei gin classici comprende Gin Numero 7 e Gin Numero 9 confezionati, in stile tradizionale, con un numero di botaniche limitato (più essenziale e agrumato il primo, arricchito dalla presenza di germogli di abete il secondo) e Gin Foresta, con gradazione pari a 57,6%, in stile Navy Strenght.
La linea dei gin stagionali (Estate, Autunno, Primavera e Inverno) è quella dove Eugenio estrinseca maggiormente la sua creatività e il suo amore per la natura, seguendo il principio cardine della stagionalità degli ingredienti: tutti freschi, selvatici, raccolti e immessi in produzione solo se l’andamento di ogni stagione ne ha consentito un approvvigionamento soddisfacente in termini di qualità e quantità.
L’alambicco utilizzato per la distillazione discontinua (affettuosamente ribattezzato Robert), è di tipo ibrido, il quale consente di gestire il processo in maniera differente a seconda delle caratteristiche specifiche dei vari ingredienti.
Nella caldaia posta alla base vengono immessi, e avviati alla distillazione: alcool, acqua e gli altri componenti che possono essere riscaldati a temperature elevate. Le botaniche più delicate, che necessitano di un riscaldamento più blando e graduale per rilasciare i propri aromi (quali scorze, fiori e foglie), sono collocate in un cestello metallico forato (posto in cima alla colonna) e portate a temperatura mediante una corrente di vapore.
Da poco tempo, è entrata a far parte della distilleria Katherine, subito fregiatasi del ruolo di sorella maggiore di Robert, per via della capacità di carico maggiore, pur se dotata della medesima conformazione.
Con la simpatia e affabilità che lo contraddistingue, Eugenio apre la porta della distilleria agli ospiti per illustrare la sua realtà e far degustare i suoi prodotti. Una vera e propria chiacchierata fra amici, in un’atmosfera divertente e conviviale, che inizia con la preparazione di un gin tonic di benvenuto ad opera dello stesso titolare.
Successivamente, viene proposto un assaggio di alcune etichette in purezza, scelte di comune accordo sulla base della curiosità suscitata, e in una successione ragionata in relazione alle peculiarità delle ricette e alle caratteristiche organolettiche degli ingredienti.
Gli assaggi
Il nostro percorso è inziato con Gin Primavera, dalla netta impronta floreale e di erbe fresche, delicata e frizzante allo stesso tempo, come l’atmosfera che si respira durante la rinascita della vegetazione.
Al palato è piacevolmente morbido e avvolgente, ben bilanciato fra i richiami tipici del ginepro, la freschezza delle erbe e una lieve tendenza dolce data dalla componente floreale.
Gin Inverno è la creatura prediletta di Eugenio. La sua grande originalità è data dall’impiego di licheni, organismi che vivono sulla corteccia delle piante, fra i pochi a continuare a crescere anche durante l’inverno. Il naso richiama subito la passeggiata in un bosco durante la stagione fredda e umida, con sentori di muschio, corteccia e terra bagnata.
In bocca è più secco del precedente, lievemente amarognolo, con una balsamicità che prorompe gradualmente, persistente e articolato; un prodotto che definirei crepuscolare, meditativo, al pari di numerosi distillati invecchiati.
A conclusione dell’esperienza: Gin Foresta. Potente e di impatto, non solo per la gradazione più elevata, ma soprattutto per gli ingredienti numerosi e di grande personalità (dai semi di abete alle gemme di betulla, dalla corteccia di quercia alle nocciole) che conferiscono struttura ed esuberanza aromatica.
Resina, pino mugo, frutta secca e legno accompagnano il ginepro in un mix di rara ampiezza, che ben sostiene la componente alcolica, e regala un finale dalla persistenza sorprendente.
Un percorso coinvolgente in cui è emersa la singolarità di ogni prodotto, la sua personale impronta che lo rende identificabile e rimembrabile. Un risultato raggiungibile solo tramite ricerca e studio, sperimentazione diretta e tanta passione che Eugenio profonde e riesce a trasmettere.
Prerogative delle piccole realtà artigianali che, non senza fatica, continuano a perseguire l’obiettivo di presidiare la qualità.
foto: Sara Comastri © – riproduzione riservata
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