L’Europa riconosce il valore dell’evoluzione assistita NGT. Avremo uve più resistenti e maggiore sostenibilità grazie alla biotecnologia.


Non sappiamo con certezza se l’era delle biotecnologie durerà quanto un’era astrologica ma ci siamo ormai pienamente dentro e ogni decennio che passa porta innovazioni che si riversano più o meno velocemente sulla nostra vita quotidiana.


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I progressi sono visibili, c’è un futuro da scrivere e, soprattutto, salvaguardare dagli incesti praticati dal business sfruttando un mercato globale che patisce la scarsa regolamentazione e l’instabilità politica a varie latitudini.

Le pratiche OGM rappresentano tutt’oggi un’opportunità e, al tempo stesso, un fattore divisivo spesso per responsabilità da cercare negli interessi lucrativi delle multinazionali. Oggi non ci serve qui discutere sulle zone d’ombra delle produzioni mondiali, per quello c’è già il giornalismo d’inchiesta, ma registriamo un importante passo in avanti fatto dall’Unione Europea per conciliare l’innovazione con la sostenibilità.


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foto: Darwin Laganzon

Le NGT (New Genomic Techniques) rappresentano il risultato attuale delle ricerche scientifiche fatte nell’ultimo mezzo secolo di progressi in ambito biotecnologico. Un ventaglio di nuove tecniche che consentono di ottenere cambiamenti mirati, specifici, per modificare i genomi delle cellule con maggior precisione rispetto alle ETGM (Established Techniques of Genetic Modification), tecniche già consolidate e sviluppate prima del 2001 (anno di adozione della legislazione UE in materia di OGM) ma che, a differenza delle NGT, producono alterazioni casuali nella sequenza del genoma.

Il Parlamento Europeo ha dato il via (47 voti favorevoli, 31 contrari e 4 astenuti in commissione ENVI), questa la sintesi della plenaria) alla proposta di regolamento che opera una distinzione tra varietà considerate “equivalenti alle piante convenzionali”, quelle che subiscono mutazioni utilizzando geni della stessa specie, (piante NGT di categoria 1) e le varietà che invece subiscono modifiche più complesse (piante NGT di categoria 2).

Le piante NGT-1 sarebbero esentate dalle norme dell’UE in materia di OGM e disciplinate dalla legislazione settoriale e da quadri trasversali per garantire la protezione della salute e dell’ambiente. Le piante NGT-2 rimarrebbero invece nell’attuale legislazione in materia di OGM, con adeguamenti per quanto riguarda i metodi di rilevazione, le metodologie di valutazione del rischio e gli obblighi in materia di monitoraggio.


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foto: Giorgio Giorgi

Non si tratta solamente di vite ma, parlando genericamente di piante, si tratta anche di vite e il testo era molto atteso perché destinato a rendere il sistema alimentare più sostenibile, con nuove varietà migliorate, più resistenti al cambiamento climatico e ai parassiti e che richiedano meno fertilizzanti e pesticidi. Gli obiettivi dichiarati sono questi:

  • resa, compresa la stabilità della resa e la resa in condizioni di limitato utilizzo di fattori di produzione;
  • tolleranza/resistenza agli stress biotici, comprese malattie delle piante causate da nematodi, funghi, batteri, virus e altri organismi nocivi;
  • tolleranza/resistenza agli stress abiotici, compresi quelli creati o esacerbati dai cambiamenti climatici;
  • utilizzo più efficiente delle risorse, quali l’acqua e i nutrienti;
  • caratteristiche che migliorano la sostenibilità dello stoccaggio, della trasformazione e della distribuzione;
  • miglioramento della qualità o delle caratteristiche nutrizionali;
  • minore necessità di fattori di produzione esterni, quali i prodotti fitosanitari e i fertilizzanti

Le viti che vengono modificate utilizzando tecniche come CRISPR e Cas9 (“genetic scissors”) dovrebbero quindi rientrare nella categoria NGT-1 e dovrebbero essere trattate allo stesso modo delle piante di razza convenzionale in termini di valutazione del rischio e autorizzazione se non viene superato un determinato numero di modificazioni genetiche.

Le viti appartenenti alla categoria NGT-2 continueranno ad essere soggette ai requisiti della legislazione sugli OGM, compresa l’etichettatura obbligatoria dei prodotti. Tutte le viti NGT (tutte) dovrebbero rimanere vietate per la produzione biologica, in quanto la loro compatibilità richiede ulteriori considerazioni e studio.

E’ un testo molto importante, una piccola pietra miliare verso la riduzione dell’uso nei campi e vigneti di fitofarmaci e fertilizzanti e, badate bene, non parliamo di incroci o PIWI. La definizione adottata dall’Italia per queste pratiche ne definisce in maniera molto più intuitiva la funzione: Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA).


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CRISPR e Cas9 sono infatti tecniche che accelerano un’ipotetico mutamento naturale di difesa ed evoluzione rispetto agli agenti esterni e, nonostante il tradizionale e prevenuto scetticismo di ogni dove, sono molti i riscontri positivi dei settori tecnico-scientifico-produttivo che conferma di come le varietà modificate con tecniche “gene scissors” siano indistinguibili dalle altre.

Proprio su questo, sono di rilievo le parole del professor Kai Voss-Fels dell’università tedesca Hochschule di Geisenheim University, intervistato qualche mese fa da Wein.plus, un media molto vicino alle istituzioni vitivinicole tedesche e austriache (parti, chiaramente, interessatissime all’argomento): «Varietà come il Riesling o il Pinot Nero sono state propagate esclusivamente per talea per secoli. In questo processo, abbiamo accumulato milioni di mutazioni che si sono formate casualmente e caratterizzano le varietà di uva di oggi. Potremmo continuare a propagare come prima e sperare che i cambiamenti desiderati avvengano per caso nei prossimi anni o secoli e che li troveremo e li utilizzeremo. Oppure potremmo usare i metodi NGT per innescare specificamente tali mutazioni».

Ancora Voss-Fels sul lavoro di ricerca fatto a Geisenheim: «Abbiamo recentemente analizzato circa 250 cloni di Riesling bianco e Riesling rosso. Abbiamo trovato circa 1,2 milioni di mutazioni nel materiale genetico di questi 250 cloni, ovvero 1,2 milioni di differenze nel codice genetico. Non dovremmo più aspettare decenni o secoli che si verifichi una mutazione casuale che dia alla varietà caratteristiche più favorevoli. Tuttavia, la prima cosa da fare è l’identificazione in vigna. Il metodo convenzionale di selezione dei cloni nell’allevamento della vite si basa fondamentalmente sul caso e un po’ di fortuna. Potremmo farlo molto più precisamente e rapidamente con i metodi moderni».

Anche se, con l’innovazione biotecnologica, non tutto sarà possibile: «NGT non è probabilmente adatto oggi per una migliore resistenza alla siccità e carenza di acqua. Questo perché la responsabilità non è di un solo singolo gene ma è la complessa interazione di migliaia di geni che interagiscono con l’ambiente. Non essendo tecnicamente fattibile, si proseguirà ricorrendo al classico incrocio. Diversamente potrebbe accadere cercando di aumentare le difese e la resistenza alle malattie come la peronospora».


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foto: Tom

Il Regolamento (con allegato) sarà adesso proposto agli Stati membri per avviare i negoziati e poi arrivare alla legge finale.




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fonte: European Parliament
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