Iniziati i lavori del Gruppo UE di Alto livello sul Vino con le maggiori associazioni di categoria. Sfide, proposte e aspettative.


Non che si attendessero chissà quali risultati però, alla giornata dell’11 settembre 2024, si è arrivati con parecchie aspettative e volontà di iniziare col piede giusto.


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Un giorno che (“11 settembre” di triste memoria a parte) per molti di voi non avrà rappresentato un granché ma che nel mondo del vino aveva certamente un senso perché data della prima riunione a Bruxelles dell’High level Group Wine (policy), il nuovo Gruppo di alto livello sul settore vitivinicolo.

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photo: NakNakNak

Nome altisonante a parte, che il tavolo di lavoro esista è indiscutibilmente un bene. Il Gruppo è stato creato ufficialmente a luglio 2024 dal polacco Janusz Wojciechowski il Commissario Agricoltura UE uscente due mesi fa e tutt’oggi ancora uscente fino a quando UvdL non proporrà e si farà approvare la nuova Commissione – forse ce la farà la prossima settimana, chiedete pure a Raffaele Fitto se ne sa qualcosa [ndr] -.

Dell’High level Group Wine fanno parte i rappresentanti degli Stati membri ma, almeno al primo incontro, sono state invitate anche le più importanti associazioni europee di categoria.

Una decisione che ci pare sensata e che è nata dalla consapevolezza di quanto sia influente il settore vitivinicolo per il patrimonio economico e culturale dell’Unione. Si stimano infatti circa 3 milioni complessivi di posti di lavoro nella filiera e ben 130 miliardi di sostegno al PIL. Cifre che a noi non soprendono eccessivamente ma che, evidentemente, fino a poco tempo fa non erano riuscite a scardinare alcune riluttanze nonostante l’Europa sia leader mondiale nella produzione di vino (60%), nel valore delle esportazioni (60%) e anche nel consumo (48%).

Un Gruppo necessario per far fronte alle nuove sfide e alle difficoltà che si stanno presentando con i mutamenti sociali e demografici, quelli climatici e pure quelli geopolitici.

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photo: Gerald-Thurner

La sessione dell’11 settembre ha rappresentato perciò un’essenziale punto di partenza verso il futuro, per non rimanere indietro e per essere pronti una volta terminato il programma di Politica Agricola Comune (PAC) 2023-2027 strettamente legato e subordinato anche alla strategia Green Deal.

Giusto per farvi capire, oltre all’apertura e chiusura dei lavori a cura del Direttore generale DG AGRI Wolfgang Burtscher e del suo vice Pierre Bascou, questi sono stati i principali interventi programmati dell’incontro (leggetevi anche i temi):

  • The Assembly of European Wine Regions AREV:
    “The regional dimension: perspectives for wine producing regions”
  • Comité Européen des Entreprises Vins CEEV:
    “EU wine crisis: Causes and long term solutions”
  • European Confederation of Independent Winegrowers CEVI:
    “Independent winegrowing, an agricultural model to preserve”
  • European Farmers COPA:
    “Perspectives for the future of EU wine from EU wine farmers”
  • European Agri-Cooperatives COGECA:
    “Perspectives for the future of EU wine from EU wine cooperatives”
  • European Coordination Via Campesina ECVC:
    “Wine business in crisis: the hope of peasant viticulture”
  • European Federation of Origin Wines EFOW:
    “Paving the way forward: proposals from wine appellations”
  • Organics Europe IFOAM:
    “Organic viticulture in Europe in times of climate change and loss of biodiversity”
  • Wine Market Observatory DG AGRI E2:
    “Key points raised in the report ‘Prospects of the EU Wine Sector'”

Tutto ciò con tanto di confronto finale sulle politiche di gestione delle forniture, dei supporti e delle misure per adattarsi alle tendenze e alle opportunità del mercato.

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photo: David

Si è chiaramente “snocciolato” parecchio e, fra le tante, ci è parso interessante quanto detto da Mauricio González-Gordon, presidente CEEV (di cui fanno parte le italiane UIV e Federvini e che noi teniamo sempre in alta considerazione): «Il settore vitivinicolo dell’UE sta affrontando sfide sia strutturali che immediate. Questo incontro è stato tempestivo ed essenziale per una discussione strategica sul futuro della politica vitivinicola dell’UE. Il futuro del settore è nelle mani degli operatori che si impegnano per la sua sostenibilità e il suo sviluppo, e le politiche dell’UE dovrebbero concentrarsi su di loro e dare priorità alle loro esigenze».

Secondo quanto esposto dal CEEV, il futuro delle aziende vinicole dovrebbe passare innazitutto da queste priorità politiche:

  • Razionalizzazione dei piani strategici della PAC: semplificare i processi amministrativi, in particolare le misure di promozione e comunicazione, per rendere più efficiente e flessibile il sostegno nazionale.
  • Aggiornare le regole dell’OCM vino e dell’etichettatura: attuare un sistema di presentazione dei prodotti vitivinicoli privo di barriere linguistiche e supportato da una solida strategia digitale.
  • Semplificare le norme UE sul commercio elettronico: adattare le politiche di vendita a distanza per rendere più accessibile il commercio elettronico.
  • Regolamentare i prodotti vinicoli dealcolizzati: sviluppare un quadro giuridico completo per la produzione e l’etichettatura dei prodotti vinicoli dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati.
  • Stabilire linee guida UE per la sostenibilità: definire principi generali per la produzione e la comunicazione sostenibile del vino.
  • Migliorare l’accesso al mercato: sviluppare le procedure per incrementare le esportazioni e affrontare gli ostacoli tecnici al commercio.

Se andate a rivedervi un po’ dei nostri archivi di questo ultimo biennio, troverete sul tema n-ripetizioni degli stessi concetti in tema. Sono dunque sempre i soliti discorsi? Può darsi ma, senza entrare in merito del “perché” e del “percome” – e del perchì verrebbe da aggiungere -, è indubbio che siano concetti cruciali che (a maggior ragione all’alba di un nuovo Gruppo, di una nuova Commissione e di una nuova legislatura) non possono non essere riproposti ripetutamente nei luoghi che contano, nelle sedi che decidono quando viene data l’opportunità di farlo.


Riportiamo a conclusione anche le parole di Albiera Antinori, presidente Gruppo Vini di Federvini: «In un quadro mondiale caratterizzato da grande incertezza servono politiche europee strutturali e di ampio respiro. Ogni euro di valore aggiunto generato dalle imprese della filiera vino crea 4,1 euro di ricchezza nell’intera economia.

[…] Siamo un settore vitale per molti dei territori rurali in cui lavoriamo. Numeri che testimoniano la centralità del nostro settore per l’economia nazionale ed europea. Per questo siamo lieti che la Commissione europea abbia voluto avviare questo gruppo di lavoro in vista della prossima riforma della Politica agricola comune: un settore vitivinicolo dinamico è alla base di un benessere diffuso per le regioni rurali d’Europa, contro lo spopolamento delle aree marginali e il dissesto idrogeologico».

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original photo by: Pkh470

Capite, cari lettori, che non è semplice e non lo sarà. Sono tante, troppe le dinamiche che possono condizionare un settore come quello vitivinicolo. Il primo step è stato però quello giusto e su questa strada ci auguriamo che tutti i protagonisti (e diciamo proprio tutti: da Bruxelles al vigneto cru) abbiano la consapevolezza di una complessa trasformazione in corso. A tal proposito leggetevi pure – fatelo con calma – il documento dell’Osservatorio UE sul mercato del vino: “Prospects of the EU Wine sector” pubblicato a giugno scorso.

Sarà forse l’11 settembre 2024 la data iniziale del nuovo Rinascimento vitivinicolo continentale? Crederci è davvero impegnativo ma sperarci non costa niente

[PB]



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fonte: European Union, Federvini
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