il Maestro, Margherita e una Vodka felina

SPIRITI LETTERARI


Libri e autori di ogni tempo, in qualche modo legati al mondo del vino e dei distillati, da leggere o rileggere da un punto di vista inconsueto e forse proprio per questo ancor più interessante per coglierne lo “spirito” in maniera più profonda e coinvolgente utilizzando tutti i nostri sensi.

Tra i possibili incipit, per iniziare degnamente questa rubrica, ho scelto un volume che amo moltissimo, un capolavoro di narrazione in cui “spirito letterario” e “spirito alcolico” convivono benissimo e ci aiutano a proiettare una luce diversa sui temi che agitavano la società sovietica degli anni Trenta del secolo scorso ma che sono capaci di interpretare anche il nostro presente come capita quando si incontrano i grandi “maestri”.


“… sul pouf della gioielleria stava sdraiato in posa disinvolta un terzo essere, e più precisamente un gatto nero di dimensioni paurose, con un bicchierino di vodka in una zampa, e, nell’altra, una forchetta, su cui aveva già infilato un fungo marinato”.

Un gatto che beve vodka, direte voi? Come è possibile?


Spirito Italiano letteratura e vodka la bellissima opera di Bulgakov
foto: Vasilijus Bortnikas

Forse è meglio se vi preciso subito che si tratta di una citazione ripresa da uno dei più incredibili libri di tutto il Novecento russo e non solo e cioè Il Maestro e Margherita dello scrittore russo Michail Afanas’evič Bulgakov, anzi, il dottor Michail Bulgakov (si era infatti laureato a pieni voti in medicina), nato a Kiev nel 1891.


Come testimonia lui stesso, durante una notte autunnale passata in un treno di terz’ordine, alla luce di una candela, inizia a scrivere il suo primo testo che consegna alla redazione di un giornale nella stazione di arrivo: da lì in poi il medico lascerà il posto allo scrittore, al giornalista, all’attore e all’autore teatrale.

Nel 1921 si trasferisce a Mosca nel momento del consolidamento del potere di Stalin, dei primi piani quinquennali, delle premesse verso lo Stalinismo ma Bulgakov, poco incline a tessere le lodi del Comunismo sovietico, rimane ben presto vittima della feroce censura governativa che falcidia senza pietà i suoi romanzi più famosi, tra cui il bellissimo e inquietante Il Maestro e Margherita, iniziato in una prima versione nel 1928 e poi gettato in una stufa dall’autore, irritato dalla segnalazione dell’imminente censura.


La prima edizione integrale tradotta in lingua italiana si deve all’Editore Giulio Einaudi nel 1967 mentre la pubblicazione del libro in edizione integrale in lingua russa avviene solo nel 1969 – a 29 anni dalla morte dello scrittore – e fuori dal territorio sovietico.

In un crescendo di situazioni e personaggi di straordinaria complessità capaci di catturare l’attenzione per ben 400 affascinanti pagine, fin dalle prime battute niente di quanto viene narrato in questo libro vi sembrerà incredibile.

La narrazione, non facilmente padroneggiabile visti i numerosi piani su cui si svolgono gli avvenimenti, è svolta da Bulgakov con grande maestria, modulando abilmente i toni del racconto, alzandoli a dismisura nei momenti in cui ci trascina in situazioni tragiche e ironiche allo stesso tempo, acquietandoli con altrettanto vigore nelle commoventi sezioni dedicate alla bellissima storia d’amore tra il Maestro e Margherita.

Nello scenario di una Mosca anni Trenta, spesso notturna, si muovono vari personaggi le cui vicende si intrecciano vorticosamente.

Tra questi uno strano professore esperto di magia nera (Satana), i suoi improbabili “collaboratori” – come il gatto citato all’inizio – che seminano lo scompiglio tra i membri di un’associazione letteraria moscovita e poi in tutta la città – il Maestro, uno scrittore rinchiuso in manicomio – condotto alla pazzia dalle feroci critiche dell’intellighenzia moscovita per il suo libro su Ponzio Pilato – e Margherita, una bellissima donna già sposata di cui il Maestro è “pazzamente” innamorato.


Ma tra i protagonisti troviamo anche la nostra vodka, come è ben comprensibile in un romanzo di tale ambientazione. Da quando Piotr Smirnov negli ultimi 30 anni del 1800 era riuscito ad espandere le vendite della sua vodka in Russia fino ad ottenere nel 1876 il privilegio di essere fornitore ufficiale degli Zar, la vodka aveva attraversato con vicende alterne i turbolenti anni che videro il tramonto dell’epoca zarista.

E per vicende alterne si pensi innanzitutto al proibizionismo dello Zar Nicola II che fu istituito a ridosso della Prima Guerra Mondiale e resse fino alla frattura epocale dovuta alla Rivoluzione di Ottobre e alla presa del potere da parte dei Bolscevichi che poi, tra l’altro, nazionalizzarono anche le distillerie.



Quando Bulgakov scrive il suo libro, a ridosso degli anni ‘30 del Novecento, la vodka, è ancora il distillato russo per eccellenza, da bere anche a tavola, col cibo; proprio in questa veste la ritroviamo citata più volte nel racconto, ad esempio, per accompagnare le cotolette:

“prima di nascosto, poi apertamente – bevve un po’ di vodka e mandò giù qualcosa. Infatti, non era proprio il caso di lasciare nel piatto le cotolette di volaille”.

Oppure, offerta ben ghiacciata, servita con uno stuzzicante spuntino:

“Stepa, sbarrando gli occhi, vide sul tavolino un vassoio su cui si trovava del pane bianco affettato, del caviale pressato in un vasetto, funghi marinati su un piattino, un tegame e, infine, della vodka in una voluminosa caraffa della gioielliera. Ciò che lo sorprese soprattutto era che la caraffa fosse appannata dal freddo. Del resto, la cosa era comprensibile: la caraffa infatti si trovava in una bacinella piena di ghiaccio”.

O, infine, in abbinamento con l’aringa:

“Cinque minuti dopo, il presidente era a tavola nella sua piccola sala da pranzo. Sua moglie portò dalla cucina un’aringa accuratamente tagliata e ben cosparsa di cipolla verde. Nikanor Ivanovic si versò un bicchierino di vodka, lo tracannò, ne versò un altro, lo tracannò, infilzò con la forchetta tre pezzetti d’aringa…”.


In definitiva, un libro da inserire tra gli imperdibili, da tenere sul comodino e da leggere più volte prendendosi tutto il tempo necessario, assaporandolo, perché no, in compagnia di una buona vodka ghiacciata.

Ma se durante la lettura vi capitasse di vedere apparire davanti a voi un grosso gatto nero, fate attenzione perché non è detto che si tratti di un effetto della vodka: magari invece sta per farvi visita Woland, il misterioso professore esperto di magia nera.

In tal caso preparate un altro bicchiere di vodka: non c’è niente di meglio che bere in compagnia.


Spirito Italiano letteratura e vodka la bellissima opera di Bulgakov

Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita,
trad. di Vera Dridso,
Einaudi, Torino, 2013.


prendete appunto:


l’operaIl Maestro e Margherita
l’autoreMichail Bulgakov
la bevandaVodka
[su_tooltip style=”dark” position=”top” title=”consigliato ai cultori alcolici” content=”(1*) anche no… (2*) mah, volendo… (3*) consigliato (4*) altamente consigliato (5*) rigorosamente da leggere”]consigliato ai cultori alcolici*[/su_tooltip]Spirito Italiano letteratura e vodka la bellissima opera di Bulgakov
[su_tooltip style=”dark” position=”top” title=”consigliato agli astemi” content=”(1*) anche no… (2*) mah, volendo… (3*) consigliato (4*) altamente consigliato (5*) rigorosamente da leggere”]consigliato agli astemi*[/su_tooltip]Spirito Italiano letteratura e vodka la bellissima opera di Bulgakov

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