Il Chianti Classico, il Chiostro irradiato dal sole di maggio, l’Officina profumo di Santa Maria Novella: gioia dei sensi e dell’anima!


La degustazione dei vini proposti quest’anno in anteprima alla Chianti Classico Collection ha attratto totalmente la mia attenzione, complici anche il silenzio e il distanziamento forzato.


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L’Annata, la Riserva, la Gran Selezione, versioni figlie di stagioni diverse che si sono comunque dimostrate all’altezza di “indossare” il Gallo Nero: la 2019 più polposa nel frutto, la 2018 più sottile, la 2017 infine secca ed asciutta con una astringenza più marcata a discapito a volte dell’equilibrio: interessantissimo interpretarle nella loro varietà gustativa e territoriale.


Spirito Italiano chianti classico officina profumo santa maria novella

Gli appuntamenti collaterali organizzati dal Consorzio hanno però stimolato molto la mia curiosità e quell’intrigante sensazione di voler scoprire assonanze inizialmente poco chiare; uno stimolo che via via mi ha sfiorato fino alla seduzione totale, distraendomi momentaneamente dalla degustazione.


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Mi piace troppo trasmettere le emozioni col presente e la sua forza di tempo verbale che coinvolge maggiormente il lettore, trasmettendo sensazioni intense che seppur passate sembrano ancora non scomparire. Cosi è di fatto e così amo raccontarvi.


“E quindi vado…”:


La visita all’Officina profumo di Santa Maria Novella supera le mie aspettative e conferma la mia sensazione nell’apprendere che una soluzione alcolica a base di uva ursina salvò la vita di Dardano Acciaioli nel 1332.


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Inizia così il racconto di storie antiche, di frati domenicani, dei veri e propri alchimisti che crearono essenze, unguenti, profumi e liquori tra cui il famoso Alchermes preparato con la cocciniglia del cactus: una vera gioia per la vista, l’olfatto ed il palato.


Profumi e saponi alla rosa, al melograno, al miele, allo zolfo, che sfiorano e curano la pelle, l’organo sensoriale maggiormente esposto a piaceri e dolori fin dalla nostra venuta al mondo.


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Un percorso olfattivo fatto di scoperte, di personaggi storici, di profumi delicati e piacevoli, di assaggi e variegati pot-pourri che insieme costituiscono quello ben famoso dell’Officina.


E se parliamo soprattutto di essenze, ecco che questo luogo si svela ai miei sensi come al centro di un universo di massima attrazione: qui convergono le strade dell’edonismo, qui si legano bellezza e bontà, si incrociano l’antica arte distillatoria con la moderna tecnica dell’assaggio, si uniscono cosmesi e terapia.


Chianti Classico e profumi… ci sono!


Amo da sempre il mondo dei profumi da indossare, una vera passione coltivata ed accresciuta con il passare degli anni, sperimentando sempre incuriosita ed inebriata dalle nuove fragranze.

Ma adoro anche il vino e anch’esso è diventato una vera passione… e allora? E allora, ecco:


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L’utilizzo dell’alcol nei profumi risale addirittura al Medioevo e l’unione di oli essenziali in dosi diversamente selezionate ed acqua distillata in futuro, sono alla base del vestito che ogni giorno indossiamo sulla nostra pelle che, a seconda dell’acidità, dà risultati diversi su ciascuno di noi, creando così il concetto di abbinamento del profumo ai diversi tipi di pelle.



Più alcol viene aggiunto, maggiore è la persistenza del profumo che diventerà duratura, passando dall’acqua di colonia all’eau de toilette fino all’eau de parfum che rimane sulla pelle molto più a lungo e avvolge più intensamente il nostro olfatto.


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foto: monicore

Un profumo non può tuttavia essere utilizzato appena creato poiché l’alcol risulterebbe troppo invasivo al naso fino a coprire le note espressive del prodotto. 


Ha quindi bisogno di macerare, di riposare, di affinare cambiando le caratteristiche e la tipologia in funzione del tempo passato in attesa.



Infine, il buio, la costante umidità senza sbalzi di temperatura e la pazienza ci regaleranno il vestito per la nostra pelle. Alcuni profumi artigianali riposano addirittura in piccole botticelle di legno che regalano loro note di cognac, di tabacco, di spezie, di vaniglia, di chiodi di garofano, di pot-pourri di fiori secchi.


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Le prime note che avvertiamo, dopo aver spruzzato un profumo, sono le note di testa, spesso riconducibili a sentori di frutti di bosco, di ciliegia, rosa e violetta che lasciano la scena alle note di cuore, solitamente più intense ed a volte speziate e fragranti, per concludere con le note di fondo che sono poi ciò che resta sulla nostra pelle, ciò che ci fa sentire di aver addosso qualcosa che dona ai nostri sensi finezza ed armonia.


Il prodotto ottenuto è poi riposto in diverse confezioni di vetro, di colore diverso, di grandezza variabile, con etichette ben studiate e disegnate, così da esprimere, distinguere e denominare il profumo finito.


In vino… essentia


Ma veniamo al vino rosso, direi ancor più il Chianti Classico, che con i suoi sentori di frutti di bosco, ciliegia, viola, rosa, arancia, con l’acidità tipica del Sangiovese, con la sua complessità gusto-olfattiva, con le sue diverse e caratteristiche tipologie di Annata, Riserva e Gran Selezione, ha l’animo del profumo da indossare


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foto: Paolo Bini ©

La sua composizione, il processo di vinificazione, la macerazione, l’affinamento in legno, i sentori, la persistenza, l’abbinamento, confermano tutto questo.

Vino e profumo, due giganti che si fanno eco e come tutte le grandissime personalità, non riescono ad andare completamente d’accordo.


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foto: Paolo Bini ©

Mai indossare un profumo durante una degustazione se non vogliamo che uno dei due prevalga a discapito dell’altro: il vino, dall’animo più bonario e un po’ meno fanatico, verrebbe sovrastato, vendicandosi con un’abile quanto crudele ritirata dalla scena.

Ormai è tutto chiaro nella mia mente e dà un senso vero a ciò che avevo provato inizialmente riempendo il mio animo di felicità, perché comprendo che le mie passioni hanno un fil rouge. Per questo capisco che le mie sensazioni sono coerenti ma ugualmente ispirate dalla bellezza, dalla piacevolezza, sia al palato sia nell’olfatto. 


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La pozione a base di uva ursina, rivelatasi salvifica per il giovane Acciaiuoli, diventa quel sorso ugualmente catartico durante un momento dell’esistenza umana, che allevia dolori, lenisce con l’ebrezza, scalda il cuore ed il corpo, sigilla momenti di felicità.


E’ questo ciò che cercavo: la tensione piena verso la bellezza, la piacevolezza d’animo, la serenità dopo picchi accidentali ma inesorabili di annate diverse della mia esistenza, la gratitudine per tutto ciò.


Sì, indosso ciò che stimola i miei sensi, annuso odori che mi danno benessere, bevo ciò che sollecita il mio palato, fino a sfiorare la perfetta armonia sensoriale.


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Ecco il ventaglio di emozioni che contribuiscono a definire la mia vita, ecco tutto ciò che mi regala una immensa, profonda, indescrivibile GIOIA!




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Stefania Fava – Spirito Italiano writing staff

foto di Stefania Fava
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