Anche SpiritsEurope critica con fermezza e sagacia la cecità di BECA. Dove inizia la politica sociale e dove finisce la retorica?
«Non esiste un “livello sicuro” di consumo dell’alcol»… E noi continuiamo a prendere posizione dando voce a chi sta aspramente criticando questo concetto.
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Crediamo sia adesso, proprio adesso il momento di sostenere chi ha la forza, chi può avere voce in capitolo per evitare una decisione dai rischi incontrollabili e, per noi, eticamente discutibilissima.
L’altroieri Unione Italiana Vini, ieri Assoenologi, oggi usciamo dall’Italia per capire che i timori e lo sdegno sono condivisi un po’ ovunque.
Splendido intervento, fra il severo e il sagace, quello di Ulrich Adam, Direttore Generale di SpiritsEUROPE contro i (pre)concetti che hanno portato alla prima approvazione delle 165 pagine dello studio Strengthening Europe in the fight against cancer da parte del Comitato speciale europeo per la lotta al cancro (BECA) con 29 voti a favore, 1 contrario e 4 astenuti (leggi i risultati).
Con arguzia, ironia e cultura, Adam ragiona su quanto sia attraente e “di moda” per i politici parlare di “approccio a rischio zero” perché argomento trattato spesso con una retorica tale da riscuotere un immediato consenso anche attraverso i social media.
Non esiste un livelli sicuro di consumo dell’alcol… ok, ma… esiste davvero una qualche attività nella vita di “sicuro al 100%“?
Siamo sicuri che facendo sport ci sia “rischio zero” di infortunarsi?
Siamo sicuri che guidando ci sia “rischio-zero” di fare incidenti e ferirsi?
Qualcuno per preservare la nostra totale integrità fisica ci obbliga forse a non guidare o a non fare sport?
Bella anche la citazione al pensiero dello statistico inglese David Spiegelhalter. Teorie da riflessione vera che sulle nostre pagine ritroviamo spesso nella rubrica “Il Metafisico“, altro che per i distillati!
Vi lasciamo alle parole davvero penetranti e pregnanti del Direttore Generale di SpiritsEUROPE tradotte dal suo editoriale di oggi in lingua inglese.
«Gli slogan politici che si riferiscono a tutti i tipi di approcci a rischio zero sono incredibilmente popolari in questi giorni.
La settimana scorsa, la Commissione speciale del Parlamento europeo sulla lotta contro il cancro (BECA) si è unita al club adottando un emendamento che fa riferimento a uno studio in cui si afferma ampiamente che non esiste un livello sicuro di consumo di alcol per quanto riguarda la prevenzione del cancro.
Ci sono ragioni per cui gli slogan a rischio zero sono così attraenti oggi.
Il processo decisionale nell’era dei social media e Twitter è uno di questi. La retorica a rischio zero è orecchiabile, altamente memorabile ed emotivamente attraente.
Inoltre, il linguaggio a rischio zero fa sembrare le politiche focalizzate, ambiziose e orientate all’azione. Ahimè, queste prime impressioni sembrano nascondere alcune delle più profonde e più brutte verità su ciò che gli approcci a rischio zero essenzialmente sono: vaghi, eccessivamente semplicistici e, in ultima analisi, fuorvianti.
È difficile negare che un approccio rigorosamente applicato a rischio zero sia impraticabile per la maggior parte, se non per tutti gli aspetti della vita umana.
Se ci concentriamo su un particolare rischio in isolamento, l’attività umana ad esso correlata non può più essere considerata priva di rischi; è davvero semplice da comprendere.
In questo senso, l’etichetta di livello no-safe è un trucco metodologico che può essere facilmente applicato a qualsiasi cosa nella vita umana: non c’è un livello sicuro di sport perché il rischio di lesioni rimarrà.
Non c’è un livello sicuro di lettura quando si tratta di una protezione ottimale della vista.
E quando si tratta di prevenzione degli incidenti stradali, non c’è un livello di sicurezza per muoversi in auto.
Tuttavia, come spiega David Spiegelhalter, Winton Professor for the Public Understanding of Risk all’Università di Cambridge: «Non c’è un livello sicuro di guida, ma i governi non raccomandano che la gente eviti di guidare. Ora che ci penso, non c’è un livello di vita sicuro, ma nessuno raccomanderebbe l’astensione. ‘
Spiegelhalter fa due esempi davvero importanti sulle lacune intrinseche dell’approccio a livello di non sicurezza.
In primo luogo, se applicato in modo isolato e con zelo rigoroso, un approccio a livello di assenza di sicurezza è sempre un vicolo cieco, equivale ad ucciderci profilatticamente per paura della morte.
Di conseguenza, contrariamente a quanto sembra suggerire, un’etichetta di livello di non sicurezza non deve significare astenersi dall’attività in questione.
Tuttavia, ciò significa che l’approccio “no safe level” non può fornire risposte significative alla questione centrale dei politici.
In poche parole, per una corretta valutazione del rischio e politiche efficaci di riduzione del danno, è meglio ragionare sul fatto che: la riduzione del danno consiste nell’informare le persone su come valutare e mitigare il rischio, pur riconoscendo le condizioni reali che possono portarle ad assumersi tali rischi.
Nel caso particolare del consumo di alcol, le migliori prove dimostrano che il consumo da leggero a moderato può essere parte di uno stile di vita equilibrato, mentre la maggior parte dei rischi e dei danni deriva dal consumo a livelli di rischio più elevati.
Invece di pubblicizzare e fare slogan sul non-livello sicuro, la relazione del Parlamento europeo sul Piano europeo per la lotta contro il cancro dovrebbe piuttosto concentrarsi sullo sviluppo di strategie solide che abbiano dimostrato di frenare il consumo nocivo di alcol e contribuire a raggiungere l’obiettivo previsto di una riduzione del 10% del consumo nocivo di alcol entro il 2025.
Alla luce di ciò, chiediamo a tutti i deputati del Parlamento europeo di abbandonare il riferimento allo slogan di “no safe level” e di modificare la relazione durante la votazione in plenaria prevista per febbraio 2022».
Bell’editoriale, vero?
fonti: European Union – SpiritsEUROPE
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