Il primo anno del progetto LOB.IT: valorizzare il territorio con la birra di filiera 100% italiana, sostenibile e di qualità.
Quello della birra è un mondo variegato, estremamente ricco di differenziazioni e stili che uniscono – o per meglio dire: dividono – il settore. Il successo delle artigianali, da una decina di anni ha sicuramente modificato il gusto e le aspettative dei consumatori (e ci mettiamo gli italiani per primi) ma, oggettivamente, non ha stravolto un mercato sempre dominato dai brand, dai gruppi, dalle holding internazionali.
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Questo non toglie che, se parliamo di qualità artigianale e risorse sostenibili, non si possa trovare una strada che consenta di valorizzare bevanda e territorio. Il margine siamo convinti che ci sia, il fatto che la birra sia considerata la sorella alcolica più povera e più semplice, non significa che non si debba tentare di puntare su un prodotto finale di altissimo valore, fosse pure di nicchia.
Il settore della birra è importante per il comparto agroalimentare italiano, perché genera valore condiviso lungo tutta la filiera e produce un gettito fiscale ipotizzato intorno ai 4 miliardi di euro. La birra è, poi e soprattutto, un prodotto della terra: le materie prime svolgono un ruolo cruciale, sia nel determinare la qualità delle produzioni, sia nel definirne la sostenibilità, dato che più dell’80% della materia prima in ingresso diventa scarto di produzione.
E’ passato quasi inosservato (e accade sempre così quando le cose sono serie e senza grossi interessi economici o promozionali) un progetto che cercherà di “elevare” ulteriormente tutto quello che si fa di ottimo nel (vero) settore artigianale birrario.
Pochi giorni fa sono stati presentati a Roma i risultati del primo anno di attività del progetto LOB.IT “Luppolo, Orzo, Birra: biodiversità ITaliana da valorizzare“. Il lavoro, coordinato dal CREA (CREA-OFA), in collaborazione con l’Università di Parma e finanziato dal MASAF, punta a costruire una filiera nazionale di settore.
LOB.IT
LOB.it è un progetto che si articola in una serie di linee di ricerca monotematiche, ognuna dedicata a una materia prima brassicola (luppolo, orzo e cereali da malto, lieviti), più due linee di ricerca trasversali dedicate alla comunicazione e al trasferimento tecnologico agli attori della filiera, all’analisi statistico-economica e all’ideazione e realizzazione di strumenti di policy a supporto della filiera della birra.
La filiera in costruzione mira a offrire prodotti italiani di qualità, sostenibili, innovativi e a forte connotazione territoriale, inducendo al tempo stesso il consumatore al consumo responsabile di questa bevanda, sottolineandone anche gli aspetti nutrizionali e nutraceutici.
A che punto siamo con LOB.IT ?
Il concetto primordiale e quello del fabbisogno di materia prima, e ne serve tanta: oltre il 60% per il malto d’orzo e addirittura poco sotto il 100% per il luppolo; i ricercatori hanno quindi lavorato per poter disporre di materiale di propagazione sano per la filiera. Sono stati inoltre sperimentati modelli di gestione virtuosi per una luppolicoltura che punta alla diversificazione e alla sostenibilità.
Nel settore cerealicolo sono state studiate le varietà italiane di orzo distico da coltivazione convenzionale e biologica e gli aspetti legati all’attitudine maltaria di frumenti antichi e moderni. Infine, in linea con le tendenze internazionali, sono stati approfonditi sia l’utilizzo di lieviti spontanei nella produzione di birre sempre più legate al terroir sia l’impatto sul profilo aromatico dell’uso di lieviti innovativi nella produzione di birre a ridotto contenuto alcolico.
Le analisi fatte sul fronte economico-gestionale riportano un’interessante dato sul luppolo: la sua coltivazione rappresenta una frazione marginale della superficie aziendale complessiva ma mostra un’elevata redditività: il margine lordo si attesta intorno ai 14.000 euro/ha, mentre il margine operativo netto, una volta sottratti i costi della manodopera, è di poco inferiore agli 8.000 euro/ha.
Situazione inversa per l’orzo distico da malto, per cui la redditività è modesta: il margine lordo è pari a circa 650 euro/ha e viene interamente assorbito dai costi della manodopera; la sostenibilità economica della filiera risulta garantita principalmente da un’elevata incidenza di manodopera familiare o dalla capacità di sfruttare economie di scala per ammortizzare i costi del lavoro.
Sotto, il video del convegno “La centralità della ricerca per lo sviluppo di una filiera brassicola sostenibile e Made in Italy: l’esperienza del progetto LOB.IT” che ha ospitato la presentazione dei risultati del primo anno di attività progettuale.
Per la coordinatrice Katya Carbone, primo ricercatore CREA-OFA: «Il progetto LOB.IT intende mettere a disposizione degli operatori strumenti innovativi ed efficaci, tanto per una gestione sostenibile e di qualità delle produzioni agricole, in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici, quanto per la realizzazione di birre originali e contemporanee, in grado di rispondere alle esigenze delle nuove generazioni di consumatori, sempre più orientate al rispetto dell’ambiente e al consumo moderato di alcool».
Un concetto che ci convince molto, siamo sempre stati sensibili al “bere consapevole“, alla cultura del piacere di farlo con moderazione e, se parliamo di birra, ci pare proprio il settore più adatto per questo messaggio di sostenibilità e responsabilità per valorizzare i territori e il difficile lavoro artigiano di qualità.
Basta che poi non passiate a parlarci di dealcolati da vino… dai, rimaniamo amici…
fonte: CREA
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