Gentile, pacato e concreto: la signorilità di Marcello Lunelli non passa inosservata. Il valore familiare dietro al successo di un Gruppo
IL SENSO DELLA VITE: STORIE DI PERSONAGGI
Autostrada A22 del Brennero, per me un’abitudine ed una gioia da sempre, sia in estate sia in inverno. Le mie visite a Cantine Ferrari stanno ormai diventando numerose e cadenzate, e per fortuna aggiungo!
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Ogni volta che ci passavo davanti, fino a qualche anno fa, mi riproponevo di inviare loro il mio curriculum per poter cambiare vita e città, lasciare Roma e vivere nei luoghi dove credo fermamente di essere nata e poi scambiata in culla, in chissà quale modo.
Alla fine non me la sono sentita di farlo davvero, eppure il mio legame con questa terra si è rivelato in molti modi, soprattutto quelli affettivi, per le montagne, per lo sci, per alcune persone e per certi amici.
Ho il mio personale significato della parola “amici”, gruppo ristretto di persone nel quale rientra senza dubbio Marcello Lunelli, uomo di alto spessore che riveste un importante ruolo di governance nel Gruppo Lunelli condivisa con i cugini Matteo, Camilla e Alessandro.
Gruppo Lunelli oggi significa unione di marchi di successo come Ferrari Trento, Surgiva, Tenute Lunelli, Bisol 1542, Locanda Margon, Tassoni e Segnana, la distilleria di cui Marcello è anche l’attuale Presidente.
E’ un rapporto di profonda cordialità (con lui non sarebbe possibile altrimenti), che negli anni si è accresciuta di stima ed affetto.
Un vero signore, come si direbbe in modo retrò, eppure la gentilezza d’animo che mi riempie il cuore è ogni volta forte e molto piacevole.
Passo spesso qua, anche se sono di passaggio, perché l’atmosfera è confortevole, quell’insieme di bello e buono che è Ferrari Incontri e che caratterizza tutta la filosofia dell’azienda.
«Stefania che piacere, accomodati che c’è un attimo mio padre, scusami, aspettami…»
Un Marcello Lunelli nella viste di figlio che non avevo mai visto, figlio di un papà, Franco Lunelli 86 anni e in gran forma, che insieme ai suoi due fratelli ha rappresento la seconda generazione ed il grande sviluppo dell’azienda.
Scene comuni di padre e figlio, un figlio premuroso e gentile che non nasconde un certo orgoglio nel presentarmelo. Ed in lui ritrovo quel sentore di animo gentile e montanaro, dedito al lavoro onesto e a volte anche faticoso, orgoglioso di esso e instancabile nella vita.
Marcello mi racconta che in terza media i genitori gli chiesero se gli sarebbe piaciuto continuare in lavoro presso l’azienda di famiglia, e fu così che frequentò l’Istituto agrario di San Michele all’Adige e poi la facoltà di Agraria a Milano, dividendo, con grande “scandalo” per la madre, un appartamento con altri studenti.
Seguirono poi le esperienze sul campo, in California a 25 anni per assistere alla pregiata produzione di vini rossi e bianchi, poi in Sudafrica, in Stellenbosch, quando stava iniziando ad affievolirsi la politica dell’apartheid.
Questa ultima esperienza segnò molto il giovane Marcello che si ritrovò a lavorare nella sua prima vendemmia, con operai locali, imparando a convivere con usi e costumi abissalmente diversi dall’Italia, dove le paghe ai lavoratori arrivavano puntualmente ogni sabato della settimana, per evitare che fosse spesa tutta in alcol. E tutto ciò me lo racconta con un tono di voce particolare, quello della persona curiosa e grata al mondo per le sue esperienze.
Sua figlia per ora non mostra un particolare interesse nel lavoro in Azienda: «Farà la sua strada e si vedrà…deve per me essere felice, innanzitutto».
E qui invece è il figlio che, diventato padre a sua volta, parlando della figlia e del suo futuro professionale, esprime tutto l’amore e la positività del mondo. La sua famiglia e sua moglie rimangono centrali, di questo me ne sono accorta da tempo.
“A quiet man”, un uomo tranquillo (mi viene in mente John Wayne): Marcello ha responsabilità dirigenziali e in Segnana di diretto riferimento apicale ma ama occuparsi del vino, lui fa il vino ed è l’enologo di famiglia in un Gruppo in cui ognuno riveste il ruolo più idoneo e consono.
Marcello ha piacere di rimanere dietro le quinte e con un bellissimo sorriso non nasconde di essere felice della vita che fa, supportando un progetto che ha come unico obiettivo il bene aziendale. Lui sente di doversi prestare principalmente a questo servizio, tutto il resto è secondario.
Marcello, Matteo, Camilla e Alessandro sono ormai le massime cariche del Gruppo Lunelli, ma nonostante ciò riescono a conservare quella gradevolezza e gentilezza che li contraddistingue. Marcello che parla con me ne è l’esempio concreto.
Forse il suo unico rimpianto è stato quello di non essere diventato chimico industriale ma è pur vero che abbandonò l’idea dopo il suggerimento del grande e compianto Giuseppe Versini, ricercatore, colonna portante dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige e grande studioso dei profumi del vino compresi quelli del TDN nei riesling.
Capisco di sapere adesso qualcosa in più sul passato di Marcello Lunelli ma, indipendentemente dall’argomento che si affronta, stupisce sempre questa carismatica atmosfera di pacatezza e signorilità che lui trasmette ai suoi interlocutori che siano più o meno in confidenza.
Ci salutiamo con un brindisi con il Giulio Ferrari 2009, la luce nei suoi occhi racconta la soddisfazione nell’aprirlo e nel servirlo direttamente. Per me è un onore che lascia un segno ancora più indelebile di Cantine Ferrari e delle sue bollicine di montagna. In alto i calici!
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foto di Stefania Fava – riproduzione riservata
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