moby dick e il whisky di nantucket


Dal capolavoro di Herman Melville al whisky dell’isola di Nantucket, Massachusetts

SPIRITI LETTERARI


… i ramponi gli stanno nel fianco tutti storti e divelti, sì Deggu, il suo spruzzo è grosso come un fascio di grano e bianco come un mucchio della lana di Nantucket dopo la grande tosatura annuale; sì, Tashtego, e dibatte la coda come un fiocco sbrindellato nella raffica. La morte e i diavoli!

È Moby Dick che avete visto, marinai, Moby Dick, Moby Dick!


si legge (più o meno) in: 8 minuti


Misurarsi con la lettura di Moby Dick è un momento topico nella vita di ogni buon lettore. Se da ragazzi ad affascinarci erano le favolose avventure lungo gli Oceani del Capitano Achab e del suo equipaggio, col passare degli anni, rileggendo il testo il quadro inizia velocemente a mutare e ben presto emerge l’imponenza di questo testo sospeso, come aveva già ben evidenziato Cesare Pavese, tra la Bibbia e un racconto di Edgar Allan Poe.

Eppure, come spesso succede ai capolavori, l’accoglienza al momento della sua prima pubblicazione fu tutt’altro che benevola.


L’opera


Il libro, infatti, edito nello stesso anno – il 1851 – sulle due sponde dell’Oceano Atlantico (Londra e New York), si rivelò un clamoroso insuccesso commerciale e di pubblico.



Fu necessario aspettare i primi anni Venti del Novecento, per comprendere il valore di un’opera che, ormai, è considerata dai più il capolavoro dello scrittore statunitense Herman Melville (1819-1891).

In Italia il testo suscitò l’attenzione di uno dei giganti della nostra letteratura, Cesare Pavese, che ne fece una prima traduzione in lingua italiana pubblicata dell’Editore Frassinelli nel 1932 poi sottoposta sempre da Pavese ad una revisione per una seconda edizione, presso la stessa casa editrice, nel 1941.


Moby Dick è a tutti gli effetti un potentissimo affresco enciclopedico che spazia da temi religiosi di stampo biblico in stile Vecchio Testamento – non a caso il nome del personaggio che narra la storia, Ismaele, è lo stesso di uno dei figli del patriarca Abramo – a profonde riflessioni filosofiche, senza dimenticare le numerose digressioni naturalistiche, geografiche, ambientali e di costume che ci riportano alle suggestioni settecentesche dell’Enciclopédie di Diderot e D’Alembert.


L’uomo Melville


Questi elementi vengono scanditi lungo la narrazione e intrecciati al tema principe del racconto cioè la rappresentazione del male. “Ho scritto un libro malvagio” affermava lo stesso Melville in una lettera all’amico Nathaniel Hawthorne ribadendo la sua volontà di presentare ai lettori la malvagità nel suo stato più puro, senza evidenti coinvolgimenti morali o emozionali da parte dello scrittore.


Forse proprio questa sorta di neutralità di Melville di fronte all’immensa significazione di un concetto così complesso, verso il quale quasi mai si rimane indifferenti, contribuisce a far emergere nel corso della narrazione con altrettanta importanza considerazioni esistenziali che appartengono all’essere umano.



Centrale è, ad esempio, il problematico rapporto dell’uomo con l’inconoscibile – rappresentato dalla balena bianca – che dall’Ulisse omerico in poi caratterizzerà gran parte della letteratura occidentale.


In fondo la sete di vendetta che muove il Capitano Achab verso la spasmodica caccia alla balena bianca è anche sete di conoscenza da placare sfidando l’ignoto.


I. W. Taber, Wikimedia Commons (public domain)

Centrale è, ad esempio, il problematico rapporto dell’uomo con l’inconoscibile – rappresentato dalla balena bianca – che dall’Ulisse omerico in poi caratterizzerà gran parte della letteratura occidentale.


In fondo la sete di vendetta che muove il Capitano Achab verso la spasmodica caccia alla balena bianca è anche sete di conoscenza da placare sfidando l’ignoto.


I. W. Taber, Wikimedia Commons (public domain)


Una più attenta lettura però permette di cogliere ulteriori aspetti di sorprendente modernità.

Ad esempio, non può sfuggire la forza del legame di un’amicizia – allusiva ad una latente omosessualità e capace di valicare le barriere della diversità etnica – tra Ismaele e il polinesiano Quiqueeg che decidono di imbarcarsi sulla baleniera Pequod in partenza da Nantucket, una piccola isola a largo della costa del Massachussetts, tristemente nota agli italiani anche perché al largo delle sue coste nel 1956 avvenne il tragico naufragio dell’Andrea Doria.


E quel whisky


Ed è proprio Nantucket che richiama l’interesse di “Spiriti letterari”.

Questa tappa, infatti, offre l’occasione per parlare di whisky, in particolare di The Notch, distillato single malt in stile scozzese, prodotto dalla distilleria Triple Eight Distillery, fondata in questo luogo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.


Prodotto per la prima volta nel 2000 grazie alle attente cure di Randy Hudson, mastro distillatore della Triple Eight Distillery, The Notch è un whisky derivato al 100% da un malto denominato “Marris Otter“, appositamente selezionato per la produzione di birra di altissimo livello che ha note burrose e di pasticceria biscottata, particolarmente adatto al passaggio in botti e ampiamente utilizzato per la produzione delle migliori birre inglesi.


Spirito Italiano Moby Dick e il Whisky dell'isola di Nantucket
The Notch 15 years – Triple Eight Distillery

Dopo la distillazione, il prodotto ricavato viene affinato in botti utilizzate per il bourbon nei quali il whisky riposa per circa 10 anni. Finito questo periodo, una parte del liquido viene passato in botti utilizzate per lo sherry.

Alla fine, grazie al sapiente assemblaggio operato da Randy Hudson, viene imbottigliato un whisky decisamente particolare le cui caratteristiche positive sono testimoniate dai numerosi premi ottenuti.


Nel 2012 la prestigiosa “Whisky Bible“, punto di riferimento mondiale per gli appassionati di questo distillato, riconosce a The Notch il titolo di “Liquid Gold” con un punteggio di 95,5 punti.


The Notch whisky, inoltre, nella versione 15 anni, ha ottenuto, con ben 98 punti, la medaglia d’oro al “The International Wine & Spirit Competion” del 2020 con giudizi di degustazione che evidenziano un notevole bagaglio organolettico: aromi di frutta cotta, cioccolato fondente, vaniglia, cocco, miele e in sottofondo riflessi speziati, confermando in maniera ampiamente condivisa la qualità del prodotto.


Successo e contaminazioni artistiche


Tornando al nostro Moby Dick, dopo le traduzioni di Cesare Pavese, il testo è stato tradotto e pubblicato di nuovo presso alcune delle più importanti case editrici italiane (da UTET a De Agostini, da Rizzoli-BUR a Feltrinelli, fino all’edizione più recente che è quella del 2015 di Einaudi nella collana “Supercoralli”).



Inoltre, questo testo si può apprezzare in tutta la sua grandezza anche attraverso una versione digitale e un audiolibro di ben 25 ore e 32 minuti.


Infine, la potenza del mito rappresentato dalla balena bianca non poteva passare inosservata fornendo interessanti spunti alla letteratura, ai fumetti, ai film e al mondo musicale nel quale mi piace segnalare il lunghissimo, interminabile, “gigantesco” pezzo strumentale “Moby Dick” che è la penultima traccia del lato B dell’album Led Zeppelin II, pubblicato nel 1969.



Solo le grandi storie ci riescono.


prendete appunto:


l’operaMoby Dick
l’autoreHerman Melville
la bevandaWhisky
[su_tooltip style=”dark” position=”top” title=”consigliato ai cultori alcolici” content=”(1*) anche no… (2*) mah, volendo… (3*) consigliato (4*) altamente consigliato (5*) rigorosamente da leggere”]consigliato ai cultori alcolici *[/su_tooltip]Spirito Italiano Moby Dick e il Whisky dell'isola di Nantucket
(soprattutto se amanti dei viaggi e delle avventure)
[su_tooltip style=”dark” position=”top” title=”consigliato agli astemi” content=”(1*) anche no… (2*) mah, volendo… (3*) consigliato (4*) altamente consigliato (5*) rigorosamente da leggere”]consigliato agli astemi *[/su_tooltip]Spirito Italiano Moby Dick e il Whisky dell'isola di Nantucket

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