Non c’è coltura senza cultura. Montespertoli “stappa” sfidando i cambiamenti con spirito giovane e costruttivo.
È una grigia giornata autunnale che ci accoglie a Lucardo Alto, nel comune di Montespertoli. Il panorama da quassù è incantevole anche con le pesanti nuvole e la pioggerella sottile; del resto, siamo nel cuore storico del Chianti e ogni appassionato di vino non può non restare affascinato da scenari simili.
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I 17 affiliati all’Associazione Viticoltori Montespertoli (detta anche Montespertoli Revolution), che dal 2022 si adopera per la promozione e l’innovazione di questa zona vinicola così antica eppure così proiettata verso il futuro, hanno pensato bene di coinvolgere il giornalista Paolo De Cristofaro nella guida dell’incontro sul cambiamento climatico che ha preceduto il pranzo di fine vendemmia offerto a stampa e operatori del settore.
L’evento ha visto la partecipazione di Marco Moriondo (esperto di agro-meteorologia e senior researcher in ambito di cambiamento climatico per IBN-CNR) e Giacomo Buscioni (responsabile tecnico scientifico di FMT – Food Micro Team). L’esposizione di grafici dei dati raccolti negli ultimi anni sulle precipitazioni piovose in Toscana e in altre aree vitivinicole del mondo, l’influenza sulle temperature e sul rapporto clima-suolo-vitigni nonché sul periodo vegetativo delle piante, ed i metodi scientifici enologici e vitivinicoli hanno evidenziato come sia fondamentale, da parte dei viticoltori, l’approccio alle pratiche interventistiche in vigna ed in cantina.
“Cambiamento” (climatico, ma non solo) è stato il lemma filo conduttore dell’incontro, parola neutra che rischia di assumere un’accezione negativa quando in realtà è un concetto che fa parte della natura di ogni cosa. Riguardo al rapporto clima-vigna, c’è da capire se le ciclicità climatiche vadano interpretate nel tempo rispetto a 20, 200, 2000 anni fa e quindi se di veri cambiamenti si tratta, considerato che la coltivazione dell’uva è sempre stata “mobile”.
Vi state per caso chiedendo il senso di “mobile”? Sapevate che tra il XVI e il XVII secolo in Europa ci fu un’era di microglaciazione, successiva ad un periodo particolarmente caldo che attraversò tutto il medioevo? Fu un evento che obbligò ad abbandonare la viticoltura presente, per esempio in Scozia, dove fin dai tempi delle conquiste romane si produceva vino.
Con tutto ciò noi non ci permettiamo di affrontare l’argomento “climate changing“, non è certo nostra competenza. Tuttavia, è probabile che nel futuro si dovrà prendere in considerazione lo spostamento in altitudine delle vigne e l’espianto là dove la qualità non sarà più sufficientemente alta, anche nell’ottica del consumo mondiale di vino che forse sarà sempre minore ma di maggiore qualità: sicuramente è e sarà sempre fondamentale la cultura del viticoltore per poter individuare le scelte ottimali nella propria vigna, dal vaglio del clone alle forme e tecniche di allevamento, dalla vendemmia alle fasi di vinificazione.
Buscioni è molto chiaro: “coltura senza cultura” non è più accettabile. La sfida climatica deve essere vissuta come opportunità propositiva dal coltivatore, sta all’uomo adeguarsi e plasmarsi ai diversi risultati – qui più che altrove aiutati dalla natura plastica del Sangiovese, vitigno che si presta benissimo ad interpretare i singoli terroir – .
La scelta dei cinque vini in degustazione durante il convegno è caduta sulle annate 2022 e 2023, proprio per esporre le diverse conseguenze dell’approccio del singolo viticoltore alle problematiche comuni.
Toscana rosso IGT Senza, sangiovese senza solfiti 2023
Podere Ghisone
Annata sofferta a causa della diffusa e terribile peronospora che ha imposto interventi mirati e dispendiosi. Questo sangiovese 100% non si avvale dell’aggiunta di solfiti ed esibisce materia sin dal primo sguardo, che si conferma all’assaggio con la giovanile preponderanza di lampone e frutti rossi.
Chianti superiore DOCG 2023
Fattoria La Leccia
La produzione limitata, quest’anno, dovuta agli assalti di peronospora, non ha tuttavia impedito la qualità: sono balsamicità e sentori di frutta rossa e scura ad evidenziarsi nella complessa intensità per arrivare, attraverso speziature, ad un assaggio gustoso, denso, dalla spiccata acidità e dalla saporosità umami, con tannini giovani che lasciano intravedere una lunga vita.
Chianti Montespertoli DOCG 2022
Fattorie Parri
L’ottima condizione delle uve, nonostante la maturazione leggermente anticipata, ha prodotto un vino dalla complessità olfattiva di ciliegia, rosa canina, violetta e melagrana; la potenziale longevità è supportata dalla spiccata freschezza e dagli scalpitanti tannini, non mitigati dalla pur evidente nota alcolica.
Chianti Montespertoli DOCG 2022
Podere dell’Anselmo
I trattamenti organici legati alla fisiologia della pianta consentono la produzione di questo Chianti da sangiovese 100%, fermentato grazie a soli lieviti indigeni: intensità gradevolissima di giaggiolo e frutti rossi maturi con preponderanza di ciliegia, fragola ed arancia sanguinella, che si susseguono nell’assaggio su uno sfondo speziato di tabacco biondo e pepe rosa, texture succosa e tannini cesellati a dovere per un sapore pieno e rotondo, dalla lunga scia persistente.
Toscana rosso IGT Sopralago 2022
Fattoria di Bonsalto
Le vendemmie plurime di questo cru dal microclima peculiare e la maturazione in botte per un anno generano un vino dai caulescenti profumi balsamici e di tabacco, bisognoso di ossigenarsi e con la irruente aggressività tannica ancora da mitigare.
Abbiamo così “stappato” Montespertoli e molto apprezzato lo spirito costruttivo e positivo di questo manipolo di vignaioli: giovani di età e di identità associativa su un territorio del vino così tanto storico. Rimaniamo molto ottimisti e curiosi del loro futuro specialmente dopo gli interessanti assaggi di oggi.
foto: Luisa Tolomei
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