Calice, tavola e grande schermo: una leggenda da condividere fra tutti gli amanti del Gallo nero alla Chianti Classico Collection 2023
E’ andata in scena la trentesima Chianti Classico Collection, l’anteprima sempre molto attesa nell’ambito dell’importante produzione vitivinicola in Italia.
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Ben 206 le aziende che hanno presentato le loro ultime annate di Chianti Classico annata, Riserva e Gran Selezione, numero per altro in crescita rispetto alla passata edizione del 2022 (leggi il nostro articolo su CCC23).
Particolarmente interessante la trattazione dell’inquadramento in UGA (ormai sempre più vicine all’approvazione istituzionale), approfondito con 11 seminari tenuti nei due giorni da Alessandro Masnaghetti all’interno della manifestazione.
In generale le annate presentate hanno tutte riconfermato l’alto livello di espressione del territorio e del lavoro sempre attento delle aziende, anche se l’annata 2021 risulta un po’ difficile per la siccità ma per fortuna con piogge provvidenziali arrivate al momento giusto, mentre la 2020 fatica un po’ dietro alla 2019, che rappresenta una delle grandi annate del territorio del Gallo Nero.
Quest’anno però, il Consorzio del Chianti Classico ha messo in scena, è il caso di dirlo, qualcosa di diversamente godibile, una magia che si sposa perfettamente con la filosofia dello storico territorio che rappresenta, che sottolinea il mito ad esso legato, l’indistinguibile logo del Gallo Nero.
Le luci si spengono sul palco evocativo del Teatro del Maggio Fiorentino, il silenzio cala, i riflettori si accendono: va in scena La Leggenda del Gallo Nero, 15 minuti a cura di Swolly Studio, durante i quali un tuffo nel passato ci porta nell’epoca medievale, durante la sanguinosa guerra tra Firenze e Siena per la supremazia delle terre del Chianti Classico.
Una notte negli accampamenti tra Firenze e Siena, quando solo un Gallo Nero dei fiorentini, fedele compagno di due bambini che affamati cercano un po’ di pane, riuscirà a dare la vittoria a questi ultimi. Come?
Questo gallo nero è speciale, se non viene cibato inizia a cantare senza aspettare le luci dell’alba e sarà così quindi che il cavaliere fiorentino avrà la meglio su quello senese, che arrivando per primo riuscirà a fissare i confini fra le due città a suo vantaggio. Un Gallo Nero riporterà così la pace in quei territori terribilmente insanguinati dalla guerra.
È sicuramente una leggenda che qui però si intreccia abilmente con sentimenti ed emozioni, creando un senso ancor maggiore di appartenenza a questo brand così conosciuto ed anche invidiato nel mondo.
Le location dei due accampamenti sugellano l’intreccio con il territorio del Chianti Classico e dei suoi fantastici vitigni. Le scene infatti sono state girate al Castello di Brolio e al Castello di Gabbiano, dove le luci notturne di una notte medievale aprono ad un’alba sui vigneti di produzione.
E’ storia che sposa la fantasia, un territorio che si lega alle sue colline, alle sue terre, alle sue viti, per la produzione ancora oggi del Chianti Classico.
Senza abbandonare il Teatro del Maggio, il percorso si è poi snodato dal palcoscenico alle sale d’ingresso, dove suggestivamente si è svolta la cena di gala, con una mise en place davvero imponente: rossa come i Chianti Classico e rossa come i cuori della sera di S. Valentino.
Finalmente tutti insieme si è potuto godere del frutto della terra del Gallo Nero, con l’importante valore aggiunto della presenza dei produttori “mischiati” a sedere con gli astanti.
Lo scambio di idee sugli assaggi, le specificità raccontate appunto da chi il vino veramente lo fa e la possibilità di abbinamento con la cena sapientemente servita, ha creato ancora una volta quel circolo magico che il Gallo Nero sa far apprezzare sempre.
E’stato emozionante come sempre vivere questi momenti ma forse questa volta un po’ di più, perché il sentimento sapientemente messo in scena ne “La Leggenda del Gallo Nero”, ha accompagnato un finale di serata tra i partecipanti forse ancora un po’ con la mente agli accampamenti medievali insieme ai cavalieri ed al protagonista indiscusso: il Gallo Nero.
foto di Stefania Fava e Paolo Bini
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