I ricercatori CNR e CREA ricostruiscono l’identità ampelografica di Solopaca. Nuove varietà per la “vera storia” dell’uva in Italia.
Ve lo avevamo preannuciato che ci sarebbe stato un “doppio colpo” a distanza relativamente breve l’uno dall’altro.
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Se amate il tema, ricorderete sicuramente quel nostro articolo sulle recenti sensazionali scoperte archeo-viticole in Alta Val d’Agri riversate “nero su bianco” in una pubblicazione di assoluto interesse che potrebbe diventare una futura pietra miliare dell’agronomia.
Bene, quel team di ricercatori del CNR e del CREA ne ha “scovata” un’altra.
I risultati ottenuti con vero metodo scientifico sulle origini di “Enotria” e sulla diffusione di alcuni vitigni dall’Italia meridionale verso nord sono stati un considerevole traguardo e un nuovo punto di partenza per l’archeologo Stefano Del Lungo e gli altri studiosi del gruppo che da un angolo di Lucania si sono spostati insieme verso il Sannio, nell’area di Solopaca, per continuare quel viaggio rivoluzionario – almeno noi la pensiamo così – che dia realmente una affidabile chiave di lettura alla diffusione della viticoltura nella nostra penisola secondo un approccio archeologico e genetico.
Ve lo diciamo, anzi promettiamo: proseguiremo a seguirli da vicino perché sulla cultura enoica non si scherza, stimiamo il loro modus operandi, il loro rigore filologico e siamo un po’ tutti stanchi di imbatterci in frasi fatte, riportate, intuite ma anche – e soprattutto – sentenziate da voci autorevoli quando le tesi, ritenute “di diritto” inconfutabili, forse proprio incontestabili non lo sono.
Chiamati nel beneventano per ricostruire parte del panorama ampelografico di un’area dalla grande tradizione vitivinicola, hanno restituito un esito che, se ben sfruttato, porterà ampi benefici a Solopaca e aprirà nuove strade per la ricerca a più ampio raggio. A scanso di equivoci precisiamo: esito certificato pochi giorni fa con la pubblicazione a pagina 5 in Gazzetta Ufficiale n. 170 del 22 luglio 2023.
Adoriamo il paragrafo iniziale con cui hanno diramato la notizia e lo riportiamo integralmente:
«Immaginiamo che, secondo una modalità consigliata e sostenuta dall’Europa, un gruppo di viticoltori indaghi sulle proprie origini in un’area interna, cercando di riscoprire quelle varietà che nella tradizione hanno reso riconoscibile il vino prodotto.
Individuate, cercano il supporto della ricerca per avere la certezza dell’identificazione e saperne di più a livello agronomico, enologico e culturale.
Il vino, di suo, riporta infatti alla memoria una strada di qualità non più percorsa. Le varietà vengono studiate in profondità con il territorio di appartenenza e, al termine, candidate all’iscrizione nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite.
Tutto questo è accaduto nella realtà»
Sì, perché Solopaca grazie a questi studi ha saputo portare a termine una completa revisione di ciò che cresce nei vigneti attraverso una ricerca meticolosa che (come fu in Alta Val d’Agri) ha – perdonate… – condotto gli acini “nel tempo e per lo spazio”.
Il suo terroir, visto nel più esteso ambito geografico e storico-culturale del comprensorio Taburno Camposauro, ha adesso raggiunto una vera consistenza resa possibile dall’unione della cartografia delle caratteristiche fisico-ambientali all’esame agronomico e ampelografico delle varietà e alla ridefinizione topografico-storica del comprensorio in un arco di 2500 anni di produzione vitivinicola (dai Sanniti ai Romani attraverso i Greci) sostenuta da approfonditi dati genetici e storici sulla biodiversità culturale della vite in Campania.
Al termine dello studio CREA (VE di Turi, BA) e CNR (ISPC di Potenza e ISAFoM di Portici, NA), grazie agli animatori e sostenitori dell’iniziativa e al prezioso lavoro congiunto con l’Associazione dei Vignaioli di Solopaca, la base ampelografica per la Campania e l’Italia si è così arricchita di nuove varietà che saranno iscritte al Catalogo nazionale della vite:
per il territorio di Solopaca:
- Agostina b. (RNVV, n. 985)
- Tennecchia n. (RNVV, n. 991) o Tentiglia
- Uva Urmo b. (RNVV, n. 992)
- riconoscimento del sinonimo Arulo (o Vernaccia d’Arulo) al Grero n. (RNVV, n. 448)
per la Media Valle del Volturno e nella Penisola Sorrentina:
- Ingannapastore b. (RNVV, n. 988)
- Castagnara n. (RNVV, n. 986),
- Sabato n. (RNVV, n. 989)
- Suppezza n. (RNVV, n. 990)
Le quattro varietà del primo blocco sono un nucleo iniziale e costituente delle cosiddette ‘uve rare’ di Solopaca, che così furono definite nel 1873 usando un’espressione attestata in Toscana già nella seconda metà del XVI secolo per i territori viticoli di qualità. Informazione aggiuntiva: la genetica rivela l’Arulo (adesso sinonimo di Grero o Greco nero di Todi) come originario proprio di Solopaca.
Ciascuna di queste nuove varietà è stata approfondita nelle sue peculiarità agronomiche e culturali, all’interno di un ampio progetto di ricerca CNR sulla Biodiversità Agricola Storica e i risultati sono in corso di pubblicazione con il contributo anche di AIS Toscana Delegazione di Grosseto (scelta al di fuori della regione per ricevere una valutazione super partes delle risultanze enologiche).
Chi ama il vino, i suoi luoghi, le sue tradizioni e le sue storie non può discordare con quanto espresso a ricapitolazione dai protagonisti: «Un territorio può riconoscersi sul mercato grazie a un brand omnicomprensivo, oppure a singole denominazioni o a entrambe, e non si può “a priori” dire quale soluzione sia migliore. La preferenza può mutare a seconda dei periodi, delle modifiche del gusto o di scelte appropriate.
La vera differenza la fanno la conoscenza e la consapevolezza dello spessore culturale che ciascun territorio si porta dietro assieme alle varietà, in un intervallo temporale variabile tanto quanto la memoria del valore dato ad esse da chi lo abita.
I vignaioli di Solopaca, della media Valle del Volturno e della Penisola Sorrentina siano pronti a raccogliere questa opportunità».
E’ davvero un’opportunità che ci auguriamo possa essere raccolta da subito, vorremmo presto assaggiare queste “uve ritrovate” in purezza ma, qualunque sarà la scelta che prediligeranno i produttori, noi sappiamo – e questo intriga ancor più – che il team del CNR e del CREA ha in archivio nuove informazioni preziosissime per (ri)scrivere la storia vitivinicola europea attraverso la diffusione dei vitigni nei millenni. Badate bene: non negli ultimi secoli, ma nei millenni…
PB
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