Cento anni di progresso vitivinicolo: celebrazione a Firenze per OIV Organizzazione Internazionale della Vite e del vino
Firenze mi dà il benvenuto con una giornata primaverile mutevole. Un’iniziale pioggia torrenziale si trasforma nel pomeriggio in timidi sprazzi di sole, che faticano a emergere tra le nuvole nel tentativo di asciugare il lastricato della città toscana.
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Questo scenario, ancor prima di raggiungere l’evento di cui sto per raccontarvi, mi porta involontariamente a riflettere sul cambiamento climatico, tema caldo che sentirò citare spesso dai vari relatori.
Il convegno, organizzato in occasione del centenario dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV) lo scorso 23 aprile presso l’Accademia dei Georgofili, ha rappresentato un’occorrenza rara nel panorama della viticoltura e dell’enologia, rivelandosi particolarmente ricco di contenuti. Impossibile riportare tutto, vi presento alcuni dei passaggi a mio avviso più significativi, con una sorpresa nelle conclusioni.
Durante l’introduzione, Massimo Vincenzini (presidente dell’Accademia), Rosario Di Lorenzo (Presidente Accademia Italiana delle Vite e del Vino) e Federico Castellucci (Direttore Generale Onorario OIV) hanno fatto cenno alla storia dell’organizzazione, sottolineandone il ruolo cruciale nel progresso scientifico di viticoltura ed enologia con conseguente incremento esponenziale della qualità dei vini.
Fondata a Parigi nel 1924 da Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia in risposta alla crisi viticola internazionale, l’OIV conta attualmente 50 Stati membri, che rappresentano l’87% della produzione mondiale e il 71% del consumo. Nel 2001 ha avuto luogo l’importante transizione da Office a Organization.
L’OIV ha il compito di fornire informazioni ai Paesi produttori e consumatori di uva e vino per sviluppare normative, ridurre gli ostacoli commerciali, promuovere la sostenibilità e tutelare i consumatori. Inoltre, promuove la ricerca sul consumo moderato di vino, incentiva normative anti-frode e supporta gli scambi internazionali nel settore. Affronta attualmente sfide come il cambiamento climatico, rappresentando un importante alleato per un settore vitivinicolo sempre più ecologico e al passo coi tempi.
Il contributo dell’Italia per la crescita dell’Organization si è rivelato particolarmente significativo in questo secolo di vita, con molti rappresentanti passati e presenti all’interno dell’organigramma.
Durante il suo intervento, Luigi Moio, attuale Presidente OIV, ne ha enfatizzato il ruolo cruciale nella promozione della qualità e dell’integrità del vino su scala globale, contrastando la produzione e il commercio di bevande adulterate e promuovendo standard di produzione e il valore positivo di un consumo moderato.
Ha rimarcato l’importanza delle innovazioni precedentemente introdotte da Pasteur a metà dell’Ottocento per la nascita dell’enologia moderna, i successivi sforzi scientifici comuni a livello globale per il superamento del disastro della fillossera, e ha evidenziato come adesso il cambiamento climatico degli ultimi decenni ponga nuove sfide.
Tra i challenge futuri il calo dei consumi e la necessità di riportare la fruizione del vino a essere un atto culturale tramandato attraverso le generazioni. La comunicazione dovrà concentrarsi sul vino come alimento mono-ingrediente e valorizzare le peculiarità dei vari territori, promuovendo la coltivazione delle varietà a esse più adatte.
La pausa pranzo, offerta e gestita da Masi Agricola, una delle sei realtà a sostenere l’organizzazione in materia di ricerca e sviluppo, è stata l’occasione per degustare i vini dell’azienda accompagnati da un rinfresco conviviale e ben organizzato, all’interno dei suggestivi spazi della Camera di Commercio di Firenze.
Anche la sessione pomeridiana è stata particolarmente densa di contenuti, con le relazioni delle commissioni Viticoltura, Enologia, Economia & Diritti e Sicurezza & Salute, che hanno ripercorso le oltre 1400 risoluzioni pubblicate da OIV negli ultimi 100 anni.
Le conclusioni di Eugenio Pomarici, moderatore dell’evento e figura autorevole sia dei Georgofili che dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, sono state particolarmente pregnanti. Pomarici ha evidenziato che il mercato del vino sta attraversando una fase cruciale di stabilizzazione, con la Cina che rimane ancora un’incognita significativa. In un contesto di diminuzione delle superfici vitate, l’attenzione è concentrata sul mantenimento delle aree di produzione più vocate.
Una comunicazione efficace e rassicurante rimane fondamentale per l’OIV, che continuerà nel suo impegno a promuovere nuove normative per le etichette, l’indicazione degli ingredienti e una prospettiva innovativa sulla produzione vinicola, con un’enfasi sull’uso di interventi fisici piuttosto che chimici. L’obiettivo è integrare le moderne tecnologie con le pratiche viticole tradizionali.
I baby boomer hanno alimentato il mercato del vino, ma con la generazione Z si osserva una diminuzione dei consumi. Tuttavia, un articolo recente pubblicato su The Economist mette in luce che la generazione Z dispone di maggiori risorse economiche rispetto alle precedenti, suggerendo che il declino dei consumi possa essere più legato a questioni culturali che economiche.
A chiusura dei lavori, è stata annunciata la preparazione di una pubblicazione contenente gli atti del convegno, prevista per i prossimi mesi sia in formato cartaceo che digitale. Spiritoitaliano.net vi terrà aggiornati sugli sviluppi.
foto: Marco Mancini ©
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