Scopriamo la qualità nell’area albanese della “pre-adriatic depression”
SKENDERBEU
Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta dell’Albania enogastronomica. Vi ringraziamo per i riscontri molto positivi ricevuti dal primo articolo di Vincenzo Vitale, una introduzione molto chiara prima di scendere un po’ più nel dettaglio.
[si legge (più o meno) in: 6 minuti]
La rubrica intitolata “Skenderbeu” (in omaggio al famoso eroe nazionale) ha l’obiettivo di far conoscere la qualità alimentare dell’Albania e, incentrandosi principalmente sulla vitivinicoltura, darvi quelle informazioni necessarie da approfondire visitando di persona questo Paese, a due passi dall’Italia ma che ancora non conosciamo a sufficienza.
Il suo territorio, la sua cucina, lo sviluppo avvenuto in questi ultimi anni, meritano la massima divulgazione. Con questo spirito e con il giusto orgoglio, ispirati anche noi da Skenderbeu diamo uno sguardo ai territori principali. Oggi ci concentriamo sulla qualità enogastronomica delle zone inserite nella cosiddetta “pre-adriatic depression“. [n.d.r.]
“pre-adriatic depression”
Dopo aver visto in sintesi la geostoria dell’Albania vitivinicola, oggi vi racconto qualcosa di più dettagliato sul territorio con alcune curiosità.
Per meglio comprendere parte del territorio vocato alla vitivinicoltura albanese, partiamo da una carta esplicativa.
Le coste albanesi (vedere in fig. 1) fino a 5 mila anni fa erano sommerse dal mare. Oggi sono affiorate la piana di Zadrima, la piana di Sukth e la piana di Myzeqeja (Musacchia in italiano).
- La pianura di Musacchia, al sud dell’Albania, è ancora oggi considerata “il granaio d’Albania”.
- Nella piana di Zadrima, al nord, ha origine uno dei più promettenti vitigni d’Albania, il Kallmet.
- Nella piana di Sukth infine si trova la città di Durazzo, fondata con il nome di Epidamno e ribattezzata poi dai Romani con il nome Dyrrachium.
Il Kallmet è un vitigno a bacca rossa ed è una delle tre cultivar più antiche e più diffuse in Albania ed è chiamato in diversi modi dal nord al sud (kallmete, gjashore, zadrimore) mentre in Kosovo è conosciuto come Shkodranik.
In altri Stati è conosciuto come Skadarka (Montenegro, Croazia e Serbia), Kadarka (Ungheria), Gemza (Bulgaria), nero di Scutari (Italia), Raisin Noir de Scutari (Francia). In Austria e Germania, oltre ad essere chiamato Schwartzes, è ampiamente utilizzato il nome di Skutariner.
Del Kallmet parleremo nel dettaglio in uno dei prossimi appuntamenti, preferisco al momento darvi qualche informazione su due delle pianure più importanti per l’agricoltura albanese.
Myzeqesja
Nella pianura di Myzeqesja, oggi parte del circondario di Fier, sorgeva la citta di Apollonia: un florido polo commerciale che in seguito divenne il punto di partenza, assieme alla citta di Dyrrachium, della via Egnatia (estensione della via Appia che collegava Brundusium (Brindisi) fino a Thessaloniki e Byzantium in Tracia – Provincia Romana d’Epiro).
Apollonia fu fondata nel 588 a.C. dai coloni Greci di Kerkyra (odierna Corfù) e Corinto e presto divenne ricca grazie al commercio degli schiavi e dell’agricoltura, sembrerebbe che il suo porto potesse contenere circa 100 navi.
Zadrima
Sulla piana di Zadrima ci sarebbe davvero molto da dire ma preferisco dedicare alcune righe al primo ristorante (o agriturismo o ancora convivium) Slow Food con cantina dell’Albania, che proprio in questa zona ha deciso di investire.
Si tratta dell’agriturismo “Mrizi i Zanave” dei fratelli Prenga. Dopo aver fatto numerose esperienze in Italia, i Prenga hanno deciso di tornare in Albania e creare il primo vero ristorante a km zero. Il nome è dedicato all’opera del poeta e frate francescano Gjiergj Fishta: “Mrizi i Zanave”, letteralmente “all’ombra delle fate”.
Il sogno dei fratelli Prenga? Rivisitare la cucina tradizionale a km zero, rurale e pastorale, in una chiave di lettura che punta ad una cultura multietnica, una vera e propria “food revolution“.
Alcuni piatti tipici:
- Capretto di Mirdita (comune situato nella stessa piana di Zadrima) cotto nel latte in un vaso di terracotta
- Slatko di prugne di Pozegaca (presidio Slow Food Bosniaco)
- Fichi selvatici
- Gliko (presidio slow food di Permet – sud dell’Albania) di mallo di noce e corniolo di bosco
L’Agriturismo si trova praticamente al centro della piana di Zadrima ed è circondato da piccoli rilievi colmi di vigneti di Kallmet, da cui si produce il vino che è possibile degustare durante i pasti.
L’azienda inizialmente, produceva solo vino sfuso da consumare all’interno dell’agriturismo. Negli ultimi tre anni, ha deciso di intraprendere la strada del vino di qualità, imbottigliando Kallmet non soltanto di pronta beva, ma cercando di renderlo competitivo per il mercato nazionale e internazionale, anche con l’utilizzo di barrique.
Perché dedicare un piccolo approfondimento su questa realtà? Semplice: perché questo tipo di attività è la strada maestra per il rilancio del territorio, per la valorizzazione dei prodotti e per una nuova forma di business rispettoso della tradizione.
La scelta dei fratelli Prenga fa in modo che il 75% delle attività attinga unicamente dalle risorse interne del territorio di Zadrima. I loro concittadini sono i maggiori fornitori dell’agriturismo.
Ogni mattina può capitare di incontrare contadini all’ingresso dell’agriturismo che vendono panna, uova, latte di capra e altre prelibatezze locali.
Grazie a questo progetto, molti di loro hanno aumentato la produzione e migliorato la qualità dei loro stessi prodotti. Con qualche lek in più si riesce a vivere in maniera più dignitosa, mantenere la propria famiglia ed evitare l’emigrazione verso le grandi città.
Una grande operazione questa, che ha portato cultura nella produzione e conservazione dei prodotti.
Ciò accade anche per le uve che vengono vinificate dai fratelli Prenga coadiuvati dal supporto enologico dell’italiano Alberto Cugnetto con risultati qualitativamente molto più alti rispetto al vino e raki prodotti in precedenza in quell’area.
Del raki parleremo più avanti… stay tuned!
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