La prima edizione di Red Montalcino valorizza un vino prodotto con standard qualitativi altissimi e con identità propria. Il Rosso è vivo e scalpitante. La nostra Super-11
Ehhh, c’è chi dice…
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… c’è chi dice che il Rosso di Montalcino è nato per “sfangare” nelle cattive annate. C’è chi dice che è nato per far cassa, per avere un prodotto di veloce immissione sul mercato.
C’è anche chi dice che è un modo come un altro per utilizzare le uve di piante troppo giovani e chi invece dice che il nome Montalcino sia un brand che sul mercato aiuta tantissimo le vendite. C’è persino chi dice che sia un sottoprodotto destinato a un pubblico giovane e con poca disponibilità economica oppure ignorante… tante le supposizioni (e anche le chiacchiere) e a me non piace il pettegolezzo fine a sé stesso.
Resta il fatto che dal 1984, anno in cui è stato varato il disciplinare della DOC Rosso di Montalcino, questo vino ha compiuto passi da gigante, nonostante l’enormità commerciale e qualitativa della DOCG Brunello di Montalcino con la quale, suo malgrado, si è sempre dovuto in qualche modo confrontare.
E si potrebbero infatti fare paragoni su punti rilevanti come i metodi di affinamento o le eventuali menzioni in etichetta (ricordiamo che il Rosso di Montalcino non può fregiarsi di nessuna definizione identificativa quali “Riserva”, “Gran Selezione” ecc. bensì solo la menzione “Vigna” seguita dal toponimo di appartenenza). Ma è proprio quello che intendo evitare oggi: paragoni.
Finalmente per la prima volta una manifestazione interamente dedicata a questo vino che non ha nulla di minore rispetto a nessuno ma che anzi fa della sua volontà di riscatto identitario il suo punto di forza.
Per citare Violante Cinelli Colombini, che solare e sorridente difende a spada tratta questo vino meraviglioso e così contemporaneo: «si pensi a un atleta che si prepara per la maratona, che è diverso da un atleta che si prepara come centometrista».
Location suggestiva nel Chiostro del Museo – se non avete mai visitato il museo, fatelo! Ci sono opere bellissime e solo quello vale una visita -, esposizione circolare dei banchi che non hanno sofferto troppo della calura grazie all’orario tardo pomeridiano e al venticello propizio che ha accompagnato la giornata assolata.
Come degustatrice mi sono interrogata su come identificarlo: se tramite l’azienda individuandone lo stile produttivo oppure in base all’annata o all’esposizione della vigna o ancora della conduzione agronomica… beh, sono arrivata alla conclusione che… non c’è una conclusione!
Spiego meglio: innanzitutto nel degustare un Rosso dovremmo davvero sganciarci dall’influente e imponente presenza del colosso Brunello e quindi approcciarci a un vino prodotto da chi lavora con standard qualitativi altissimi in una zona estremamente vocata.
Poi c’è l’uva sangiovese che, come sappiamo, sa perfettamente esibirsi – degno Zelig – con performance dalle innumerevoli sfumature.
Il risultato porta solitamente a un vino sì giovane ma comunque strutturato, di corpo ben consolidato con tipico apporto tannico e acido gradevolissimi e che, nella maggior parte dei casi, riesce a mantenere anche deliziosi tratti varietali.
Con un po’ di pazienza può riservare grandi soddisfazioni anche su tempi più lunghi, arrivando anche alla decade di anni (caso difficile per chi, come me, ha difficoltà a non stapparne una bottiglia se la trova a portata).
Non ultima, la versatilità della tipologia sia in abbinamenti gastronomici che in diversi momenti di degustazione.
Una bella rassegna, con il Consorzio sempre ben attento all’organizzazione e un percorso di assaggi che lasciano oggettivamente un’idea sull’attuale valore identitario del Rosso di Montalcino.
Ben settantatre espositori, ognuno con la propria storia da raccontare e che meriterebbe di essere scritta e tramandata. In un modo o nell’altro, sono concordi nell’affermare che è la vendemmia, di anno in anno, a dichiarare se da grande vorrà essere Brunello o Rosso
Il nostro format mi obbliga, credetemi, a una faticosa selezione di undici etichette rimanendo convinta di un messaggio comune: il Rosso non è il fratellastro di alcuno, né tantomeno figlio di un dio minore, ma piuttosto è un vino dalla personalità forte e intrigante, dotato di etrusca e aristocratica dignità.
Una selezione che come sempre vi darà spazio per il confronto e che ho stilato principalmente ascoltando il cuore e pensando a chi, con un calice, me lo ha rubato in un sorso.
Red Montalcino 2022
Super-11 Rosso di Montalcino DOC
Fattoria del Pino “Il Jeccardo” Rosso di Montalcino 2016 Il vino più vecchio degustato e la viticoltrice più volitiva della giornata. L’immissione sul mercato insieme al Brunello della stessa annata ci dimostra ancora come i due vini non siano intersecabili e abbiano personalità distinte. Intensità fruttate ancora varietali e fragranti all’assaggio, dove freschezza e sapidità corollano il tannino più bello incontrato oggi. Raffinatezza e longevità raccontano con eleganza di pressioni solari e movimenti lunari e di come l’esperienza antica venga setacciata dalla cultura moderna per trarne sapienza e esperienza. Note: la passione selvaggia di Jessica, che paradossalmente si accorda alla perfezione alla sua cesellante meticolosità, e la sua dichiarazione di libertà tradotta nei suoi vini: suggestioni evocative di una galoppata di cavalli selvaggi con la criniera al vento. |
L’Aietta Rosso di Montalcino 2020 Una delle più piccole aziende della denominazione conferma la grande vocazione territoriale. Vigne terrazzate impiantate a alberello, passione e fiducia nelle proprie scelte. In questo vino il varietale è riconoscibilissimo dai profumi ma soprattutto dai sapori di ciliegia e di viole. Fragranza, freschezza, tannino, persistenza e soprattutto innata eleganza. Note: Francesco è una simpatica canaglia… |
Tiezzi “Poggio Cerrino” Rosso di Montalcino 2020 Vigne vecchie di 45 anni, fermentazioni spontanee, lunghe macerazioni e botti grandi donano un prodotto estremamente dotato, fresco e persistente. Tanta concretezza e tanta poesia |
Canalicchio di Sopra Rosso di Montalcino 2019 Bevuta fruttata e ben equilibrata tra acidità tannino e morbidezza, lunga persistenza. |
Caparzo La Caduta Rosso di Montalcino 2017 Annata calda in zona di canicole, ma la freschezza fruttata, il tannino presente e setoso e l’elegante persistenza lo confermano una stilosa certezza. |
Casato Primedonne Donatella Cinelli Colombini Rosso di Montalcino 2020 Vinificazione in cemento e invecchiamento in legno preservano fragranza e freschezza. Note: la solarità di Violante è davvero vicina al suo vino. |
Col di Lamo Rosso di Montalcino 2019 Freschezza e astringenza: ha sorso elegante e buona propulsione temporale. |
Poggio di Sotto Rosso di Montalcino 2019 Corpo, classe e potenziale di evoluzione distinguono questo cavallo di razza. Si può scegliere se stapparlo adesso o attenderlo ancora. |
Roberto Cipresso Rosso di Montalcino 2019 Lieviti selezionati e barrique francesi di primo e secondo passaggio per un vino dalla piacevole morbidezza e dal tannino già ammansito. Equilibrio. |
Sanlorenzo Rosso di Montalcino 2020 Argilla, calcare e galestro regalano profumi rinfrescanti e sapori rossi varietali confermati da note di ciliegia in un corpo snello e tannico dalle lunghe persistenze. Note: conquistata dalle mani operose e dal sorriso sincero e contadino di Luciano. |
Sasso di Sole Rosso di Montalcino 2020 Intensità balsamica e fruttata, freschezza e astringenza, persistenza e leggiadria: gradevolissima versatilità. |
Fra piacevolezza nel bicchiere e racconti che lasciano il segno dell’esperienza da ricordare, mi rimane anche la certezza di non volermi assolutamente perdere la prossima seconda edizione.
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