antica cultura cinese del vino


La cultura dell’assaggio e la sua arte: il vino fu specchio delle società e di antiche dinastie che fecero la storia millenaria della Cina


SINOGRAMMA VINO


La vastità, la solidità, la storia, la cultura antichissima e talmente radicata da ritrovarsi tuttora diffusa negli oltre 1,4 miliardi di popolazione abitante un territorio sconfinato di quasi 10 milioni di km2 e dove si parlano oltre 300 dialetti sotto una lingua ufficiale che persino l’ONU festeggia con la giornata mondiale il 20 aprile di ogni anno.


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La Cina non è un semplice Paese, lo sappiamo, è un universo. Qualcosa infinito da descrivere ma che doverosamente va sviluppato, anche soltanto in parte, per conoscerne gli aspetti più salienti.

Spiritoitaliano.net fa cultura, sia interalcolica che spirituale, e la “Terra del dragone” (o il “Regno di mezzo” come spesso se la auto-definiscono in proprio) ci offre certamente risorse a piene mani.


Spirito Italiano sinogramma vino cina
foto: W. Liu

Volevamo fortemente incontrarla su queste pagine, conoscerla nella tradizione della sua vitivinicoltura e comprendere come oggi affronti i mercati sia del sostanzioso import che del riavviato e ravvivato export wine&spirits.

Una potenza mondiale che da oriente sta entrando sempre più nel tessuto europeo e sa apprezzare i nostri prodotti, vino su tutto.


La nostra personale “Via della seta” (e dell’uva) che da oggi ci congiungerà idealmente con la Cina, sarà curata dalla sinologa Giulia Marini, giovane ma già esperta specialista del settore che ha vissuto e lavorato per anni come sales manager nella Repubblica Popolare oltre ad aver raggiunto importanti obiettivi nel campo della formazione e divulgazione enoica.

Diamo il “benvenuta!” alla dott.ssa Marini, sicuri che ci divertiremo e impareremo tutti molto su questa immensa terra “di mezzo”, dove il consumo di vino crea spazi ambìti ed essenziali per il prodotto italiano e dove, lentamente, sta tornando a rifiorire anche la viticoltura locale che, pure qui, vanta millenni di storia.


Prima però di arrivare “alla bottiglia”, con Giulia partiremo doverosamente dalla storia, dalla grande storia di tale Paese che sarà curato su spiritoitaliano.net con questa nuova luminosa finestra… con la nostra passione, per la vostra passione.

Avanti con “Sinogramma vino“, buona lettura!

[n.d.r.]


Spirito Italiano sinogramma vino cina
original map by: SilverStar54, (CC BY-SA 4.0)


L’antica cultura cinese del vino


Se pensiamo al consumo del vino, questo “nettare divino”, dovrebbe essere considerato di importanza essenziale poiché è sempre stato presente nelle maggiori civiltà: dai Greci, ai Romani, fino ai giorni nostri.

Il vino è profondamente interconnesso con la storia dell’umanità e il vissuto quotidiano: sappiamo bene che non rappresenta solamente una bevanda da accompagnamento al cibo, ma anche un intreccio di sinergie fra l’uomo e la natura. Il vino si apprezza degustandolo, per gioire, per celebrare o per dimenticare.


Oggi, prima di tanto tempo fa…

In Cina, ricopre un ruolo che è ritenuto sempre più centrale: aiuta innanzitutto a dimostrare un determinato status symbol occidentale subentrato nella vita dei cinesi, oltre al fatto che il suo interesse, sempre crescente, denota una nuova classe sociale concentrata sull’educazione al bere come mai accaduto prima in passato.


Spirito Italiano sinogramma vino cina
foto: A. Fung

Quali aspetti influenzano l’attuale fruitore cinese di vino, soprattutto italiano? L’Italia è al terzo posto dopo Francia e Cile (con zero dazi di importazione dovuti alle politiche diplomatiche fra i due Paesi) per l’export verso il Paese del Dragone.

Come mai il successo è arrivato decadi in ritardo a quello dei cugini francesi? Il bere italiano è solamente un’esibizione di un nuovo lussuoso modus vivendi? Chi sono i tipici consumatori cinesi? Quanto è importante l’influenza del vino italiano a livello di campagne pubblicitarie e marketing in Cina?


Si possono delineare quattro profili principali di consumatori cinesi, prima però è essenziale soffermarci su altrettanti aspetti relativi alla storia, all’economia, all’antropologia e alla personale esperienza maturata sul campo. Iniziamo dalla storia soffermandoci sui principali contenitori di vino.


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Degustazione a Shangai con Ian d’Agata – photo: GM


Ci furono epoche in cui…

Il vino in Cina ha radici antichissime ma prima di accennarle, bisogna considerare che il cinese è una lingua che si basa sugli ideogrammi, alcuni dei quali possono avere un ampio spettro di interpretazioni o delle “famiglie” alle quali fare riferimento.

Per quanto ci concerne, l’alcol in Cina è rappresentato dall’ideogramma jiuche può essere collegato a sua volta con diverse bevande alcoliche della tradizione cinese, come per esempio il vino di riso (huangjiu 黄酒), oppure può semplicemente indicare altre tipologie quali la birra (pijiu 啤酒) o i distillati (baijiu 白酒). Il vino ottenuto dall’uva si chiama putaojiu 葡萄酒 e in Cina ha una storia correlata da ritrovamenti archeologici quasi impossibili e mirabolanti leggende particolarissime che analizzeremo assieme.


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Yan Zhenqing, “Manoscritto per il sacrificio al nipote”, Dinastia Tang 758 ca.,
National Palace museum Taipei. (PDM)

Diversi archeologi confermano che le prime tracce residue di vino da viti selvatiche in Cina sono state ritrovate in un vaso contenitore nella provincia dello Henan di oltre 9.000 anni![1] Dallo stesso report si evince che le uve venissero mischiate con il riso per produrre bevande fermentate già nel VII secolo a.C.

Si ritiene però che la Vitis Vinifera, la specie che produce l’uva da vino in tutta l’attuale zona dell’Eurasia, sia stata introdotta in Cina nel II secolo a.C., grazie soprattutto allo scambio delle merci generato dalla Via della Seta. In particolare, Zhang Qian (张骞200-114 a.C.), un inviato del grande Imperatore Han Wu (汉武帝 156-87 a.C.), fu mandato ad instaurare relazioni commerciali fra Cina e Occidente, proprio come un moderno diplomatico dei giorni nostri.[2]


Quanto riportato dal primo documento ufficiale che testimonia la presenza di uva da vino in Cina del padre della storiografia cinese Sima Qian (司马迁 145-86 d.C.)[3], il generale Zhang si accorse che al confine con Dawan veniva prodotto del vino eccezionale e che le persone benestanti che potevano permetterselo lo stoccavano con cura. Dawan era uno stato dell’Asia centrale, situato nella Valle di Fergana. Si presume pertanto, che sotto la Dinastia degli Han Occidentali (202 a.C. – 9 d.C.) sia stata introdotta la coltivazione dell’uva e che dagli stati limitrofi siano state apprese le varie tecniche di vinificazione.

Solamente sotto le Dinastie Tang (618-907 d.C.) e Yuan (1271-1368 d.C.) la tecnologia dedicata al vino si è poi sviluppata, soprattutto nelle aree dell’attuale Xinjiang e Taiyuan.


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Contenitore rituale per il vino (fangy), Dinastia Shang 1050-975 aC ca., Freer Gallery of Art, Washington DC USA – foto: Freer Gallery of Art (PDM)

Il vino rimase una prerogativa della classe imperiale e della nobiltà, fino a che non fu riaperto il mercato con le importazioni da Occidente proprio sotto la Dinastia Tang: diventò quindi bene pubblico e fu legato anche alla cultura. Citato in numerosissime opere letterarie dell’epoca, come ad esempio nel poema “Liangzhou” di Wang Han (王翰) in cui un soldato non vuole più cavalcare dopo aver bevuto dell’ottimo vino da una coppa di cristallo (putao meijiu yeguang bei 葡萄美酒夜光杯).


Sotto la Dinastia Yuan, invece, venne ordinato che il vino poteva essere utilizzato solamente durante le cerimonie religiose e i rituali. Ciò, al contrario, ne favorì la propagazione e il vino divenne in modo sempre più preponderante sotto la Dinastia Song la bevanda di consumo della gentry, la classe borghese.

In passato, gli utensili per contenere il vino venivano utilizzati in particolar modo per la degustazione e furono suddivisi a seconda delle diverse forme, grandezze e materiali. Uno dei primi, fu il set di vino in ceramica, popolarissimo fin dall’Età del Neolitico durante il periodo della Cultura delle Ceramiche Dipinte (Xinshiqi shidai 新石器时代), soprattutto sotto la Cultura Longshan (Longshan wenhua 龙山文化).


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Recipienti tripodi (gui), Cultura Longshan 2600-2000 a.C., Shandong Provincial Museum, Jinan – foto: G41rn8 (CC BY-SA 4.0)


I recipienti Longshan non esibivano molte decorazioni, ad eccezione di alcuni abbellimenti relativi a creste rialzate e linee incise. Un tratto distintivo di questa cultura fu la brocca chiamata gui, che merita particolare attenzione. Veniva assemblata con terracotta rossa, grigia, o bianca, e probabilmente rappresenta il primissimo esempio di impiego di terracotta utilizzata per delle ceramiche. La forma del recipiente, soprattutto riguardo al manico allineato e al becco, favorivano la funzione del versare i liquidi che erano contenuti all’interno delle gambe rotondeggianti. Questa funzione e, in particolar modo, la forma, anticiperanno i recipienti dell’Età del Bronzo (Tongqi Shidai 铜器时代).

I set per il vino in bronzo fiorirono sotto la Dinastia Xia (2000-1600 a.C.), e divennero prevalenti sotto le Dinastie Shang (1500-1050 a.C.) e Zhou (1050-256 a.C.). La loro forma differente e la loro apparenza non del tutto omogenea, dimostrano i differenti passaggi della storia e dell’industria in atto sotto queste tre grandi Dinastie. Una continua testimonianza di sperimentazione ed elaborazione dei materiali e delle forme più adatte: da piccoli, semplici, disadorni e sottili contenitori, ad elaborati, complessi, robusti e riccamente abbelliti set per bevande.[4]


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Contenitore in bronzo per il vino (pou), tardo Dinastia Shang 1300-1100 a.C., Tokyo National Museum, Giappone – foto: Gary Lee Todd (PDM)

Di solito, più alta era la qualità, più importante era la persona che possedeva il contenitore. A parte i recipienti con i design basici, ve ne erano alcuni squisitamente definiti ed elaborati, che simboleggiavano lo stato sociale. Di rilevanza, i contenitori modellati con forme animalesche apotropaiche che riflettevano il desiderio del proprietario per la bellezza estetica e la ricerca della fortuna, nonché la preghiera rivolta alle divinità e agli animali stessi per la protezione. Questi set così importanti includono figure di tigri, capre, buoi, utensili a forma anche di elefanti, che dimostrano non solo gli elevatissimi livelli di manifattura del tempo, ma che si intersecano e ci danno una chiave di lettura sull’attuale cultura cinese.


Continuando con le dinastie della storia cinese, proseguiamo coi Qin (221-206 a.C) e con gli Han (202 a.C. – 220 d.C.) dove si assiste ad una rinascita economica del Paese e ad una crescente prosperità. Questa ricchezza venne riflessa in lussuosi oggetti artistici, fra cui set per il vino laccati, in metallo o in giada, che sono un’ulteriore evidenza del livello qualitativo delle tecniche artistiche produttive.

Dal periodo della divisione fino alla Dinastia Sui (581-617) non ci sono contenitori per il vino di rilievo, ma con la Dinastia Tang (618-907) assistiamo ad un sorpasso artistico con piccoli recipienti in porcellana finissima.


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Rython sancai, Dinastia Tang, Sui-Tang Gallery Henan Provincial Museum, Zhengzhou – foto Gary Lee Todd (PDM)

La porcellana per il vino venne utilizzata fino alla Dinastia Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911).[5] Le coppe e le caraffe con i loro motivi floreali blu e bianchi sono rinomate in tutto il mondo e rappresentano un punto altissimo di arte relativa al vino. Il valore di queste porcellane sta nel fatto che erano pitturate con paesaggi, fiori, uccelli, figure umane e, soprattutto, storie da tramandare. Denotano un senso estetico di bellezza nel processo, nell’atto del bere, e una raffinatezza culturale nel gusto dei fruitori di vino dell’epoca. I set di vino in giada indicano principalmente la posizione sociale dei proprietari.


Nella Cina antica, gli utensili del vino erano pertanto da attribuirsi ad un sistema cerimoniale molto complesso: vi era un sistema gerarchico estremamente rigido, le persone di status sociali e posizioni diverse utilizzavano differenti set da vino per ogni occasione. Dunque, in conclusione, queste tipologie di set da vino, dal più semplice al più dettagliato, ci servono da specchio per la società cinese dell’epoca, e ci aiutano a comprendere in parte la società moderna e il suo approccio odierno al mondo del vino.


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Departure Herald Imperial Procession Leaving the Palace (rotolo, inchiostro e colore su seta), anonimo, Dinastia Ming (1368-1644), National Palace museum Taipei – photo: Zhenxiong-Li (CC0)

Nel prossimo articolo tratteremo gli ultimi due secoli del vino cinese, gli alti e bassi della vitivinicoltura fra guerre, rivoluzioni e trasformazioni sociali. Dalle prime aziende storiche come la Chengyu Pioneer Wine, fino alla moderna industria cinese del vino, che detiene il suo potere nei colossi quali la Great Wall Wine, Dynasty DFine Wines e Dragon Seal Wine.

Infine, toccheremo le politiche di import-export dopo le riforme del 1978, fino all’entrata della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001, e il problematico ingresso nell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino. Seguiranno articoli anche dal punto di vista antropologico, socio-culturale, economico, ed ovviamente, sul gusto e sull’educazione al vino.


Fonti bibliografiche

[1] McGovern, P.E., et al. “Fermented Beverages of Pre-and Proto-historic China”, The National Academy of Sciences
[2] Temple, R. “The Genius of China: 3.000 Years of Science, Discovery and Invention”, Simon & Schuster
[3] Qian, S. “Records of Grand HistorianShiji 史记, Columbia University Press
[4] Thorp R.L.; Vinograd R.E., Chinese Art & Culture, Harry N. Abrams, Inc. Publishers
[5] Shee, D.; Vota S., Remarkable Wine, Beijing, Shijie Zhishi Chubanshe



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foto: Giulia Marini – fonti: vedi bibliografia
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