Slow Wine Fair e Sana Food: buona la prima

Il debutto dell’edizione congiunta su vino e cibo bio, conferma la basilare centralità del binomio “ambiente – salute”.


Dal 23 al 25 febbraio 2025, i padiglioni di BolognaFiere hanno ospitato congiuntamente, per la prima volta, la quinta edizione di Slow Wine Fair e la trentaseiesima edizione di SANA (Salone Internazionale del Biologico e del Naturale); più precisamente, la sezione del Salone dedicata al food, che da quest’anno è stata scorporata dalla sezione beauty, proprio in virtù dell’avvio della sinergia con il “Salone del vino buono, pulito e giusto“.


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Quella fra SANA e Slow Food è una collaborazione volta a sancire di come l’obiettivo della tutela dell’ambiente e della salute dei consumatori debba coinvolgere tutti i comparti dell’attività agricola, incentivata dal sempre crescente apprezzamento riscosso dalla filiera bio.

sana food, bologna
credits: Giovanni Mocellin © – courtesy Uff stampa SANA food Slow Wiine Fair

Come affermato dalla presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini: «Il biologico sta vivendo una crescita significativa, sia in termini di superfici coltivate che di produzione (…) La denominazione di origine per vini e prodotti DOP e IGP, abbinata alla sostenibilità garantita dal marchio biologico, rappresentano un punto di forza sul mercato estero e anche su quello interno, dove il 75% degli italiani ritiene che il logo bio e l’origine italiana rappresentino una garanzia aggiuntiva».

Un esordio assai soddisfacente, sancito da 15.000 ingressi (con biglietto unico), con un incremento di circa il 20% rispetto al 2024. Un solido preludio ad ulteriori, proficui sviluppi, come sottolineato dal presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari: «La fiera sta crescendo con qualità, e ci stiamo posizionando sempre meglio. La visitazione è in aumento, e l’esperimento dell’abbinata si è rivelato un successo: abbiamo imboccato una buona strada, confermata anche dal grande apprezzamento da parte degli espositori».

slow wine fair
credits: Sara Comastri
Slow Wine Fair: valori, contenuti e riflessioni

Slow Wine Fair ha visto la partecipazione di oltre 1.000 produttori, firmatari del Manifesto del vino buono, pulito e giusto. Nel quadro dell’accesa diatriba, di manicheo stampo, fra “vino convenzionale” e “vino naturale”, generatrice di categorizzazioni e schieramenti – che spesso lasciano ben poco spazio a riflessioni approfondite e contestualizzate – potrebbe risultare facile ridurre i suddetti tre aggettivi a semplice propaganda e leva di marketing.

Un aspetto sicuramente preso in considerazione – d’altronde, pochi possono permettersi di non farlo – ma ciò non sminuisce l’ampia visione delineata dai dieci punti del Manifesto che individua la sostenibilità di una pratica vitivinicola non solo nell’assenza (o utilizzo limitato) di prodotti di sintesi e additivi, ma anche nel rispetto e nella valorizzazione del paesaggio circostante, nel rapporto virtuoso con la comunità di appartenenza, e nella convivenza reciprocamente vantaggiosa con altre specie vegetali e animali.

Resta poi fermo che i giudici di ultimo grado sono sempre il gusto e l’apprezzamento personali, ma questo non dovrebbe impedire un giudizio comunque ponderato sugli aspetti positivi e negativi dell’una o dell’altra tendenza.

Spirito Italiano slow wine,sana food
credits: Michele Purin © – courtesy Uff stampa SANA food – Slow Wiine Fair

Come nelle precedenti edizioni, anche quest’anno è stata individuata una tematica specifica oggetto di approfondimento e proposte in diverse conferenze che hanno arricchito la manifestazione: la sostenibilità dell’intera filiera del vino, con particolare attenzione a packaging e logistica (imbottigliamento, confezionamento, stoccaggio e trasporto), fasi altamente impattanti a livello ambientale.

In occasione della manifestazione, la Slow Wine Coalition (comunità che comprende produttori, operatori ad ogni titolo e semplici appassionati), ha lanciato la proposta della riduzione del peso delle bottiglie (peso medio inferiore a 450 grammi entro la fine del 2026); è stato, infatti, calcolato che il vetro incide per oltre il 70% sull’impronta carbonica (quantità di emissioni di gas serra) dell’intero processo produttivo. Da un’indagine condotta durante la fiera, è emerso che oltre il 40% dei produttori ha già intrapreso questo percorso.

Altre numerose conferenze e masterclass hanno animato la tre giorni bolognese. Decisamente interessante e coinvolgente si è rivelato l’incontro sul recupero dei vitigni autoctoni, e sull’importante ruolo da questi giocato nel perseguimento degli scopi produttivi del movimento. Tre produttori emiliano-romagnoli (Paride Benedetti di Tenuta Santa Lucia, Danila Mongardi di Al di là del Fiume, e Francesco Bordini di Villa Papiano), hanno posto l’accento sulla maggiore resistenza alle avversità dovuta all’adattamento secolare ai territori di riferimento (che riduce drasticamente la necessità di ricorrere a trattamenti), sulla tendenziale ricchezza in acidità (risorsa vitale in un contesto di riscaldamento globale), nonché sulla valenza affettiva, antropologica e di custodia delle tradizioni che la salvaguardia delle uve coltivate dagli avi riveste.


Anche quest’anno, Slow Wine Fair ha ospitato la Fiera dell’Amaro d’Italia, nonché una selezione di distillati, e aree dedicate alla mixology. Una stuzzicante novità è stata la presenza di cinque produttori di sidro di mele, provenienti da Trentino Alto Adige, Veneto, Polonia e Svezia. Una bevanda che per molte popolazioni di origine celtica della Francia e del Nord Europa incarna una tradizione storica quanto per noi il vino, ma che alle nostre latitudini viene spesso banalizzata a semplice succo di mela fermentato.

Spirito Italiano slow wine,sana food
credits: Sara Comastri

La panoramica di assaggi svolti in fiera ha invece mostrato, con non poca sorpresa, come sia in atto una sperimentazione volta ad accrescere la complessità e la versatilità del prodotto: da rifermentazioni che ricalcano quelle degli spumanti (metodo Charmat, classico e ancestrale, talora con lieviti indigeni ricavati dai fiori del melo), a brevi affinamenti in barrique esauste, ad aromatizzazioni varie.

Il risultato è una bevanda freschissima e briosa dotata anche di sfaccettature e carattere, che potrebbe tranquillamente, ed efficacemente, essere gustata a pasto, in abbinamento con pizze, fritti o salumi. Il tutto con una gradazione alcolica di 6 – 7°, circostanza che potrebbe rendere il sidro un’alternativa appetibile in un periodo in cui al consumo di vino è associato un sempre maggiore timore in termini di controlli e sanzioni.


Tornando al protagonista principale della manifestazione, si è cercato di calibrare gli assaggi su una selezione di prodotti che, per tipologia di uve o provenienza geografica, fossero espressione delle tendenze attualmente di maggiore interesse e attenzione. Sul versante dei vitigni autoctoni, si segnala la piacevolissima scoperta dell’uva a bacca rossa croata (dalmata, per la precisione) Babić: una sorprendente concentrazione di macchia mediterranea e di effluvi salmastri, e un sorso di grande carattere e di inusuale saporosità, con note di cappero e acciuga.

Sul fronte delle zone vitivinicole situate a latitudini un tempo definite estreme, e oggi emergenti in un contesto di surriscaldamento globale, soddisfazioni sono venute dalla Patagonia e dal Pinot Nero, un binomio che, progressivamente, si sta rivelando riuscito. Grande scioltezza di bevuta, piccoli frutti rossi freschi e vividi, pronunciata balsamicità, ed evidenti prospettive di incremento di eleganza nel tempo.

Spirito Italiano slow wine,sana food
credits: Sara Comastri

Del resto, è proprio il continuo stimolo all’indagine e alla scoperta a mantenere vivo e solido il legame dei veri appassionati con il mondo del vino, nonostante il proliferare (forse un po’eccessivo) di manifestazioni legate al mondo enogastronomico degli ultimi tempi.

Ci si augura che questo possa supplire ad una serie di fattori (costi di produzione sempre più elevati, cambiamento climatico, tensioni internazionali, potenziale inasprimento di dazi),  che, mai come in quest’ultimo periodo, stanno seriamente mettendo a dura prova la solidità del settore.

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fonte: uff. stampa Slow Wine Fair – Bolognafiere
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