Terra di pinot nero, l’Oltrepò Pavese ha i numeri giusti per proseguire sulla via del successo, tra spumanti e rossi di pregio.


Emerge dalle nebbie padane questo piccolo lembo di terra, espone alla vista dolci colline e meraviglie vitate. Laboriosità lombarda che si coniuga a modestia emiliana intrecciandosi con storia e importante cultura vitivinicola delle vicine Liguria e Piemonte.


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Incrocio di quattro regioni e un’invidiabile biodiversità diffusa su un territorio che raccorda il clima mediterraneo marino ligure a quello più continentale della Pianura padana, con vigne distribuite sulle valli Staffora, Coppa, Scuropasso e Versa.


È l’Oltrepò Pavese con la sua ospitalità, l’accoglienza, il calore e la giovialità; valori che hanno riscaldato anche l’atmosfera di Casteggio il 26 settembre scorso.


Spirito Italiano oltrepò terra pinot nero spumante
foto: Edoardo Vaccaroli – courtesy: Oltrepò terra di Pinot nero

Una giornata dedicata al Pinot Nero, Principe e protagonista assoluto. Declinato sia in rosso che metodo classico, è stato presentato nelle sue principali interpretazioni nella seconda edizione della manifestazione ‘Oltrepò Terra di Pinot Nero’.



Un appuntamento indetto dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese presso l’Antica Tenuta Pegazzera e supportato dalla presenza dei numerosi produttori che, tra tanti e pregiati vitigni presenti sul territorio, hanno individuato nel Pinot Nero l’alfiere promotore della zona. L’evento ha visto un’affluenza di vari operatori del settore tra ristoratori, sommelier, blogger e stampa nazionale ed estera.


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foto: LT©

A premessa, è bene ricordare che in Oltrepò Pavese sono pressappoco 13.000 gli ettari coltivati a Denominazione, per una produzione che rappresenta circa il 65% del vino in Lombardia, un indiscutibile patrimonio per l’enologia regionale e nazionale.


Delle 7 Denominazioni che insistono sul territorio, l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG è il “fiore all’occhiello” qualitativo e volumetrico, con numeri di imbottigliamento costantemente in crescita e che lo scorso anno hanno superato i 550.000, crescendo del 23% rispetto al 2020.


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foto: LT©

L’importanza del Pinot Nero è stata sottolineata anche da Gilda Fugazza e Carlo Veronese, rispettivamente Presidente e Direttore del Consorzio, che hanno evidenziato i numeri della grande partecipazione delle aziende del territorio e l’aumento delle vendite sul mercato nazionale.


Riconoscere nell’alleanza fra oltre 160 produttori e Consorzio come punto di forza collaborativo sul quale puntare in futuro, è stato il concetto ribadito anche da Francesca Seralvo di Tenuta Mazzolino.


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foto: Edoardo Vaccaroli – courtesy: Oltrepò terra di Pinot nero

Tutti sono concordi nell’affermare che l’Oltrepò Pavese, terza area produttiva mondiale di questo vitigno (dopo Champagne e Borgogna), necessita del percorso di diffusione delle proprie ricche e meritevoli peculiarità e che la strada intrapresa è quella giusta.


Il Pinot Nero, vitigno così difficile e bizzoso, trova il suo habitat qui al 45° parallelo, tra terre argillose e calcaree, marne gessifere disseminate di vigne ripide nonostante le basse altitudini, anfiteatri caldissimi e fredde vallate create da alcuni tra i tanti affluenti del Po, con escursioni termiche ideali per i profumi fruttati e la freschezza dei vini proposti, così invitanti sia nella versione rosso che spumante e cruasè.


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foto: LT©

Il cancello spalancato di Palazzo Pegazzera ha dato il benvenuto agli ospiti che, prima di entrare nelle sale, hanno potuto godersi una breve passeggiata sul prato assolato con panorama mozzafiato.


Naturalmente SpiritoItaliano era presente, non volevamo mancare, per rendere voi Lettori complici di una così densa e istruttiva esperienza.



Allestiti sotto le tre ali del porticato della bellissima e antica villa, i 34 stand proponevano gli assaggi, mentre la sala al piano superiore, con le capriate a vista e il grande camino in pietra, ospitava le due masterclass tenute da Filippo Bartolotta: “I grandi Pinot Nero dell’Oltrepò”, e da Chiara Giovoni: “Il classico in nero: l’interpretazione spumantistica dell’Oltrepò”, tra loro intervallate da un ricco e goloso buffet.


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courtesy: Oltrepò terra di Pinot nero

Filippo Bartolotta ha spiegato l’obiettivo del suo intervento, ovvero la distruzione dei blocchi cognitivi e dei pregiudizi appartenenti alla maggior parte degli amanti del vino, nei confronti di questa denominazione erroneamente considerata solo da vini “di pianura”.


Lo ha fatto raccontando storia, morfologia geologica e tecniche agronomiche e enologiche di “un’isola che non c’è”, e che invece è molto presente nell’instancabile costanza e fiducia dei vignaioli.


Ha infine guidato una degustazione selezionando nove campioni di vini rossi di grande qualità, ciascuno con il “marchio” di riconoscimento del singolo produttore e con il comune denominatore riassunto nelle note organolettiche di frutti, freschezza, sapidità e eleganza, tannini suadenti, longevità interessante.


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foto: LT©

L’eleganza è stata ribadita da Chiara Giovoni, che ha paragonato gli spumanti proposti a un “petite robe noir”, capo indispensabile nel guardaroba di ogni signora e simbolo di classe e raffinatezza racchiusi nella semplicità, che esalta le doti naturali di chi lo indossa, proprio come il Metodo Classico – sistema “manipolante” delle uve – che viene interpretato e personalizzato dai produttori rendendolo individuabile e ricco di personalità.


Per attendere l’inizio della prima masterclass mi sono “scaldata” con qualche assaggio restando subito favorevolmente colpita.


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foto: LT©

Vi risparmio dettagliate note di degustazione, limitandomi a elencare qualcuna tra le tante bottiglie che hanno invaso le mie modeste sinapsi “sommelieristiche”.


Tra i Metodo Classico millesimati, “Luogo d”agosto” 2018 Alessio Brandolini dimostra persistenza nel frutto maturo; “Giorgi 1870” 2018 Giorgi, dallo sbarluccicante color oro, esprime densità materica e rotondità; “Moratti Cuvèe dell”Angelo” 2015 Castello di Cigognola conferma l”eleganza della semplicità – il “petite robe noir” – con tutti i parametri che il maestro enologo Cotarella sa collocare al posto giusto e al momento giusto.


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foto: LT©

Ma la vera rivelazione della giornata per me sono stati i rossi: che sorpresa! Chi se la aspettava, tutta questa finta semplicità?


Colori brillanti e trasparenze cristalline, profumi fragranti, fruttati e speziati, sapidità esplosive, tannini mai aggressivi… per non tediarvi limiterò le menzioni: Cà di Frara con i tre 2019 (parcelle separate) “Losana”, “Mornico”, e “Oliva”, quest”ultimo che emerge per la saporita mineralità, la persistenza dei profumi di radici dolci, rose essiccate, rabarbaro e melograno racchiusi nella golosa succosità.


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foto: LT©

Poi “Bertone” 2019, cru di Conte Vistarino che traduce le marne sabbiose in finezza e equilibrata eleganza, dai tannini felpati che concorrono con le dolci acidità dei frutti rossi e neri; “SoloNero” 2020 di Manuelina, con i profumi dolci e maturi di frutta e spezie e la docilità al palato, che si distingue anche per l”ottimo rapporto qualità/prezzo; “Nerot” 2020 di Cantine Cavallotti, impattante e impetuoso nell”eleganza della gioventù; “Alené” 2019 delle sorelle vignaiole di Lefiole, una beva accattivante e pericolosa.

E poi tanti altri, ma trovo giusto fermarmi qui.


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foto: LT©

Con il ricordo di una giornata inaspettata, rivelazioni sorprendenti, voglia di degustare ancora, desiderio di approfondire la conoscenza della regione e di visitare tanti produttori, per riassaggiare vini deliziosi e rivedere sorrisi ospitali.


E con una conferma: il Pinot Nero è un vero e proprio nobile vitigno, Principe aristocratico che si traduce in classe e regalità ai suoi sudditi; ancora una volta ho trovato molte ragioni per giustificarne la mia passione.





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