Assodistil determinante per l’accordo UE-Nuova Zelanda a tutela di Grappa e Brandy italiano sul mercato
La recente approvazione del nuovo Regolamento UE a tutela dei prodotti wine&spirits a marchio è considerato uno vero spartiacque per l’eccellenza di casa nostra così come (se ci concentriamo sull’alto grado) il regolamento MASAF dello scorso anno preceduto dall’istituzione europea del registro IG nel 2021.
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Sono tempi strani questi: c’è una posizione internazionale ostica al mondo alcolico e, in percentuale, si registra una crescita di interesse al grande distillato più che per il vino. Il mondo è strano, ma anche furbo e le tutele di casa nostra non valgono ovunque. L’esempio di qualche giorno fa per lo Champagne in Cina è emblematico di come serva proteggere ovunque e comunque il frutto del nostro buon lavoro.
Ora, fatti i dovuti (dovutissimi) paragoni, la politica dei piccoli passi è importante ed è essenziale trovare un accordo con i vari Paesi per dare valore e riconoscibilità ai prodotti registrati, soprattutto se i concordati sono stabiliti dalle istituzioni europee e comprendono anche le tipicità tricolori.
Non è stata proprio una banalità – e Assodistil lo sottolinea sui propri canali – quella di specificare alcuni importanti dettagli all’interno dell’accordo di libero scambio tra UE e Nuova Zelanda che entrerà in vigore fra poco più di un mese: il 1 maggio 2024.
L’accordo è stato ratificato dalla Nuova Zelanda e poi notificato in risposta all’UE pochissimi giorni fa. Nel nuovo Free Trade Agreement è inclusa la totale protezione anche di bevande spiritose come le 10 Grappa IG nazionali e il Brandy Italiano. Per la Grappa sarà previsto un phasing out di 5 anni che manterrà temporaneamente l’utilizzo della denominazione per chi ne ha fatto un comprovato uso continuativo sul mercato neozelandese – e purché rendano chiaro in etichetta la vera origine geografica del prodotto –, allo scadere dei quali dovrà cessare definitivamente ogni utilizzo.
AssoDistil ha comunicato la piena soddisfazione per il risultato raggiunto: «Grazie all’intervento dell’Associazione, si è evitato che la Grappa, come inizialmente previsto dalla bozza di accordo, prodotta in Nuova Zelanda potesse essere utilizzata senza scadenze temporali. La Nuova Zelanda diventa così un mercato promettente per la Grappa ed il Brandy italiano, sui cui i produttori italiani potranno ora puntare facendo perno sull’uso esclusivo della denominazione».
Il mercato della Nuova Zelanda è piccolo e lontano ma “step by step and little by little“…
fonte: Assodistil
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