Donald vedi di toccarla piano…

Il prossimo PM canadese non farà sconti agli USA e alla “Combriccola del dazio”. L’Europa si sveglierà in tempo?


Bastone e carota, carota e bastone, due passi in avanti e uno indietro per farne mezzo… uno fra i più grandi affaristi mondiali sembra cercare la strada del mercanteggio per risollevare economia e animo della propria confederazione.


[si legge, più o meno, in: 4 minuti]

Se tornerà davvero grande non sappiamo e non vorremmo scommetterci ma l’America, con il suo presidente, in meno di cinquanta giorni ha destabilizzato (a torto o a ragione) buona parte degli equilibri mondiali sui piani politico, economico e sociale.

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credits: Pasja1000

Servirebbe un articolo enciclopedico per analizzare potenziali rischi e benefici ma una cosa è certa: soprattutto l’Europa sta al momento china (non del tutto prona) con le mani idealmente sulla testa per paura di prendere una mazzata non indifferente nell’attesa di poter studiare – abbiamo purtroppo scritto: “studiare” e non “attuare” – misure efficaci contro ogni sgradita evenienza.

Che il Tycoon (nella sua sfrontatezza da semidio di un popolo eletto) cerchi di tirare “schiaffoni” a destra e a manca con il rischio di prenderne un paio di “ristorno” ci interessa marginalmente. Questo perché la situazione non è certamente quella del pugilato dove si vince ai punti… qui ogni “pugno” dato da una parte o dall’altra è una perdita di valore e un rischio per l’economia e il lavoro (non citiamo volutamente il PIL solo perché dell’instabilità politica potrebbe beneficiarne l’industria delle armi che pesa fortemente sul Prodotto Interno Lordo).

Noi che ci occupiamo di wine, di spirits, di bello e buono della vita, siamo chiaramente preoccupati per le attività delle cantine, delle distillerie e del loro indotto che stanno già subendo da tempo un serio stallo dei mercati.

L’Europa elefantiaca chiosa mentre dall’altra parte dell’oceano qualcuno ha già risposto al Donald più noto al mondo (da anni ormai è diventato più famoso del Duck disneyano). Il Canada ha sicuramente un approccio più operativo ed esecutivo davanti a certi annunci e le risposte non le ha dunque fatte attendere. Non solo non le ha fatte attendere, ma dopo il timido passo indietro di Trump, lo Stato con la foglia d’acero rossa non pare essersi spostato più tanto dalla sua posizione di contrattacco.

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credits: Mih83 & A. M. Cranston

Il giorno prima dell’entrata in vigore (4 marzo) dei dazi USA verso Messico e Canada rispose secco il Primo ministro canadese Justin Trudeau con azioni tese a controbattere sul mercato. La successiva decisione di Trump (5 marzo) di sospenderli per un mese, non pare aver trovato ancora una risposta davvero accomodante.

Non sappiamo se la decisione degli Stati Uniti sia avvenuta per pura strategia di negoziazione o per attendere l’insediamento ufficiale del nuovo Primo ministro Mark Carney (eletto stanotte leader del Partito Liberale e, di conseguenza, imminente guida del Paese), resta il fatto che le prime dichiarazioni di Carney di stamani sembrano in linea con quelle di chi ha guidato il Canada fino a ieri: «C’è qualcuno che sta cercando di indebolire la nostra economia. Donald Trump, come sappiamo, ha imposto tariffe ingiustificate su ciò che costruiamo, su ciò che vendiamo e su come ci guadagniamo da vivere. Sta attaccando le famiglie, i lavoratori e le imprese canadesi e non possiamo permettergli di avere successo e non lo faremo».

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Secondo i media canadesi ed Euronews, stamani Carney ha aggiunto che il Canada manterrà le sue tariffe di ritorsione finché: «gli americani non ci mostreranno rispetto».

Ma quali sono state queste tariffe di ritorsione e, soprattutto, è già accaduto qualcosa per il mondo wine&spirits?

Justin Trudeau, il 3 marzo rilasciò la seguente dichiarazione: «Dopo una pausa di 30 giorni, l’amministrazione degli Stati Uniti ha deciso di procedere con l’imposizione di dazi del 25% sulle esportazioni canadesi e del 10% sull’energia canadese. Lasciatemi essere chiaro e diretto: non c’è alcuna giustificazione per queste azioni.

Il Canada non lascerà che questa decisione ingiustificata passi inosservata. Se i dazi americani dovessero entrare in vigore questa notte, il Canada risponderà con dazi del 25% su 155 miliardi di dollari di beni americani. I nostri dazi rimarranno in vigore finché l’azione commerciale degli Stati Uniti non verrà ritirata […] Pur esortando l’amministrazione statunitense a riconsiderare i loro dazi, il Canada rimane fermo nel difendere la nostra economia, i nostri posti di lavoro, i nostri lavoratori e per un accordo equo».

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credits: Oli P.

Pronti… via! E sugli scaffali di alcuni esercizi commerciali canadesi è iniziato subito a sparire uno degli whiskey più rappresentativi e commercializzati del Tennessee, almeno secondo il CEO di Brown-Forman e la CNN che ne ha dato notizia.

Come scritto all’inizio, gli USA hanno poi sospeso per un mese l’attuazione dei duty ma il Canada pare essere rimasto più o meno fermo sulla posizione incentivando (dichiarazione del 5 marzo) il mercato interno.

Con il nuovo Primo ministro Mark Carney, eletto stanotte leader dei liberal (qui il video), non pare al momento esistano spiragli di trattativa non solo per il virgolettato sopra ma anche per il finale della sua dichiarazione, fra l’allarmante e il divertente: «Non abbiamo chiesto noi questo scontro, ma i canadesi sono sempre pronti quando qualcun altro abbassa i guantoni. Non devono commettere errori: nel commercio, come nell’hockey, il Canada vincerà».

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Frame from CTV Canada (click to view)

Chissà cosa penseranno Donald e il suoi fidi Vance e Musk… probabilmente con l’Europa sarà tutto meno difficile. Il problema è che a noi interesserebbe proprio questo. Ci auguriamo che la sveglia non suoni troppo tardi per Ursula e i suoi Capi di Stato che mostrano di fare blocco quando sono in Continente e poi non perdono tempo a chiamare o volare singolarmente a Washington per curare il loro orticello.

[PB]

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fonte: Government of Canada, CTV Canada, CNN, Euronews
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