uva e vino nella cina moderna


Dalla cultura antica all’industria moderna dei giorni nostri. Produzione e consumo del vino in Cina negli ultimi due secoli


SINOGRAMMA VINO



Dopo l’ottimo riscontro ricevuto all’esordio, torna con noi la sinologa Giulia Marini con cui stiamo percorrendo la nostra personale “Via della seta” (e dell’uva) che ci unisce idealmente con la Cina, la sua cultura antica, la sua vitivinicoltura moderna e il suo mercato.


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Abbiamo iniziato dalla grande storia, da tradizioni e dinastie lontane migliaia di anni da noi. Gli oggetti, i riti, l’evoluzione del consumo nel tempo fino ad arrivare alle porte dell’odierno.

La “Terra di mezzo” è un universo nel globo, affascinante da scoprire e impossibile da conoscere in ogni suo dettaglio. Nell’articolo di oggi, vedremo come si è arrivati al terzo millennio e come l’uva e il vino siano stati estremamente subordinati alle condizioni socio-politiche che si sono avvicendate nei decenni.

Fra guerre di confine e intestine, forme di governo assolute e autarchiche con rapporti internazionali non sempre idilliaci, oggi la Cina è il terzo territorio più vitato al mondo e il consumo del vino cresce costantemente.

Avanti con “Sinogramma vino” e la finestra luminosa sull’Oriente di Giulia Marini, buona lettura!

[n.d.r.]


Spirito Italiano cina sinogramma vino
original map by: SilverStar54, (CC BY-SA 4.0)


L’industria vitivinicola moderna in Cina


Nel precedente articolo, avevamo trattato le fasi principali del vino in Cina attraverso i materiali e i contenitori del vino fino alla Dinastia Qing, per comprenderne gli usi e costumi nelle varie epoche. Ciò che precedette quest’ultimo periodo dinastico, furono anni bui per la produzione e il commercio del vino. Le Guerre dell’Oppio (1840-1842) e gli eventi fondamentali che comportarono la perdita dell’indipendenza politica cinese, quali la Guerra Sino-Giapponese (1885-1895), la Rivolta dei Boxer (1899) fino al crollo stesso dell’ultima Dinastia Qing (1911)[1].


Anche gli anni successivi non registrarono un crescente interesse verso il vino per cause di forza maggiore legate a povertà e guerre intestine: l’avanzare del Partito Nazionalista del Kuomintang e Sun Yat-Sen[2], la nascita del Partito Comunista Cinese e il travagliato periodo della guerra civile sino alla vittoria del PCC nel 1949, sino ai movimenti della Rivoluzione Culturale e la morte di Mao Zedong[3] nel 1976, segnarono un’epoca.


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Yantai (1880 ca. e oggi)

Tralasciando questi importantissimi fatti storici, che era doveroso menzionare per far comprendere al lettore l’evoluzione e il contesto storico cinese nel quale continueremo a destreggiarci, ci concentreremo sulle fasi moderne dello sviluppo e del rinnovato interesse per il vino in Cina fino ai giorni nostri.

La Cina è da sempre ben rinomata per essere un paese che consuma tè, distillati di cereali, vino di riso e birra, invece del vino. Nelle ultime decadi, grazie alla crescita economica e ai cambiamenti socio-culturali del Paese del Dragone, il vino si è però nettamente imposto sui primi gradini del podio.


Contrariamente, lo sviluppo relativo alla moderna industria vitivinicola in Cina è alquanto recente, e si può far partire con la figura del Generale Zhang Bishi (1841-1916), un expat cinese che visse durante l’ultima fase della Dinastia Qing. Fu un importante diplomatico nonché fondatore della famosissima Changyu Pioneer Wine & Co., la più antica ed estesa azienda vinicola cinese.

Un anno prima della sua morte, vinse dei premi coi suoi vini alla primissima manifestazione vitivinicola internazionale cinese. Introdusse come pioniere, già nel 1892, delle tecniche applicate alle nuove vigne a Yantai, nella provincia dello Shandong. Questa data fa da spartiacque relativamente al campo dell’enologia in Cina, che divenne sempre più importante a partire da questo personaggio storico[4].


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Zhang Bishi – ignoto (PDM)

Dopo Yantai sono nati numerosi ed importanti progetti vitivinicoli e cantine. Per citarne alcuni fra i più rinomati: l’Istituto di Enologia di Pechino (1910), la Fuchang Yanghang di Qingdao (1914), gli istituti di ricerca vitivinicola e le aziende di Qingxu (1921) e di Tonghua (1938).

Sfortunatamente, le numerose lotte interne durante l’Epoca dei Signori della Guerra (1916-1926), seguite dalle invasioni straniere, e dalla corruzione dilagante della burocrazia statale, misero nuovamente in ginocchio la produzione di vino in Cina e, di conseguenza, anche il consumo di questa bevanda.


Grazie alla riforma economica del 1978 guidata da Deng Xiaoping[5], l’interesse nel vino e nell’enologia crebbero nuovamente, e con loro crebbe anche in parallelo la produzione interna e la diffusione di vini di importazione straniera. Sebbene il vino sia stato per moltissimo tempo oscurato dal huangjiu (il cosiddetto “vino giallo” ricavato dal riso) e, soprattutto, dai baijiu e maotai (distillati di origine cerealicola), il consumo del vino in Cina ha continuato a crescere, facendo della Cina uno fra i 10 top player dei mercati globali.


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Deng Xiaoping e il presidente USA Jimmy Carter alla firma degli accordi sino-americani del 1979, White House staff photographers, 1979 (PDM)

Una delle riforme più accurate al riguardo, fu quella detta “Politica della Porta Aperta” che provvedeva alla sperimentazione di un’economia di mercato libero all’interno di apposite zone selezionate, che beneficiarono, e tutt’ora godono, del commercio internazionale, e soprattutto, delle joint ventures con capitale cinese ed estero[6].


Il nuovo millennio

Nel 2001 con l’ingresso all’interno dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), ci fu un’impennata per l’industria enologica locale e straniera in Cina[7]. Nonostante ciò, il Paese del Dragone, non è ancora del tutto parte integrante dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), ma vi sono forze in atto che tendono anche a questo ingresso trionfale. Per esempio, già nel 1987 la prefettura di Yantai venne selezionata dall’OIV come stato osservatore; nel 2012, la regione autonoma del Ningxia Hui ebbe lo stesso eccezionale trattamento (https://www.oiv.int/it/la-regione-di-yantai-nella-provincia-di-shandong-accoglie-il-sitevinitech-china-2016).


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Vigneto a Yantai

Inizialmente, visti i bassi salari, la maggior parte dei vini cinesi prendeva il canale dell’export ma, a partire da fine anni 2000, l’esponenziale crescita economica ha favorito l’aumento delle retribuzioni e il consumo interno. Il processo di globalizzazione degli ultimi decenni ha inoltre catapultato la Cina nella scena economica internazionale, e dunque, anche nell’industria vitivinicola.

Il primo vino importato in Cina è stato francese, così come francese lo è stata la seconda joint-venture cinese con un paese estero: la rinomata Dynasty Wine venne creata grazie all’intento comune del governo cinese, il gruppo francese Rémy Martin e l’Organizzazione sulla ricerca tecnologica e il commercio internazionale (INTTRA) di Hong Kong[8].


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Altre tre grandi aziende hanno dominato in questi anni la produzione domestica: la soprannominata Changyu Pioneer, la Great Wall e la Dragon Seal. La Great Wall ha sempre avuto il suo quartier generale nello Hebei fin dal 1983 e rappresenta uno dei più famosi brand di vini cinesi. E’ caratterizzata da diverse linee di vini che da soli accorpano circa il 50% della produzione di tutto il paese!


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La Dragon Seal è, anch’essa, una collaborazione sino-francese fondata nel 1987, con all’attivo 1.200 ettari di vigneti con uvaggi locali e internazionali. L’azienda utilizza tecnologie moderne importate principalmente da Francia, Germania e Italia.


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Secondo l’OIV, con 784.750 ettari (10,8% globale), nel 2022 la Cina risulta essere il terzo Paese nel mondo per estensione vitata, il primo per la produzione delle uve da tavola, e il decimo per quelle da vino.


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fonte: OIV

Il Paese del Dragone rappresenta un vasto mercato per i vini importati. La crescita economica degli ultimi decenni è stata così vertiginosa che ha incrementato moltissime opportunità di interessi commerciali per gli stranieri. L’export di vini italiani in Cina è espresso principalmente dal vino in bottiglia, seguito dallo sfuso e dagli spumanti. Nonostante i nostri competitor, fra cui soprattutto il Cile e la Spagna, siano fra i più grandi investitori sui propri vini in Cina, i prodotti nostrani vengono sempre interpretati come di alto pregio grazie al concetto del “Made in Italy“.


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foto: Nguyen Hong Quan

Preparatevi…

Nel prossimo articolo analizzeremo le interazioni fra il vino e il cambiamento socio-culturale cinese, con un focus principale sul concetto di vino come un potente status symbol. In particolare, verrà investigata la percezione del vino italiano da parte dei consumatori cinesi. Questo aspetto sarà studiato tramite uno studio sul marketing in Cina delle principali riviste di settore vitivinicolo. Infine, saranno valutati i cambiamenti del palato cinese negli ultimi decenni.


Fonti bibliografiche

[1] Per approfondimenti filosofici e storici: scuolafilosofica.com

[2] Sun Yat-Sen (1866-1925) è stato un politico cinese. È considerato il padre della Cina moderna e uno dei più importanti rivoluzionari cinesi, fondatore del partito Kuomintang, tra i primi a proporre il rovesciamento dell’Impero cinese e a considerare il problema della democrazia.

[3] Mao Zedong o Mao Tse-tung (1893-1976) è stato un rivoluzionario, politico, filosofo e poeta cinese nonché presidente del Partito Comunista Cinese dal 1943 fino alla sua morte.

[4] Approfondimento su chinadaily.com.cn

[5] Deng Xiaoping (1904-1997) è stato un politico, rivoluzionario e militare cinese. Dopo avere ricoperto ruoli direttivi nel Partito Comunista Cinese a più riprese nell’era di Mao Zedong, divenne leader de facto della Cina dal 1978 al 1992. Era conosciuto come il “capo architetto” della riforma economica cinese. 

[6] Weber, M. (2001) “Il miracolo cinese”, Bologna, Il Mulino, p.37.

[7] Zanier, V. “Il sistema economico”, in Abbiati, M. (2006) “Propizio è intraprendere imprese: aspetti economici e socioculturali del mercato cinese”, Venezia, Cafoscarina, p.92.

[8] Articolo pubblicato su Asia Corporate News Network (ACNN) relativo al Report annuale aziendale di Dynasty Fine Wines Group Limited



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fonti: vedi bibliografia
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