Vino, donne e olfatto: le signore del vino hanno fiuto
FATELO CON STILE
Conoscere le regole del galateo anche per “infrangerle”, in una società dove le buone maniere non sono ancora passate di moda ma il ruolo della donna è sempre più centrale e decisionale. Anche per la scelta e il consumo del vino. Antonella d’Isanto prosegue, con nostro grande piacere, a suggerirvi tutto ciò che serve per… farlo con stile!
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«Sconvenevol costume è anco, quando alcuno mette il naso
in sul bicchier del vino che altri ha»
Giovanni della Casa
Il galateo per servizio del vino ha delle regole precise: a casa è il padrone di casa che stappa la bottiglia e serve prima le signore, partendo da quella alla sua destra che è sicuramente l’ospite più importante, continuando poi con le signore, dalla più adulta alla più giovane, poi i signori.
C’è però anche una generica affermazione sull’importanza di conoscere le regole del galateo per “infrangerle” e sicuramente nel mondo del vino ci sono validi motivi che permettono di farlo.
L’evoluzione dei costumi, l’entrata delle donne nel mondo della sommellerie, l’interesse delle consumatrici, la trasformazione del mondo economico dove le produttrici vitivinicole rappresentano oltre il 30% delle aziende: sono queste delle situazioni oggettive che meritano una riflessione e credo una rivisitazione del galateo a tavola, vediamone qualcuno.
La signora al ristorante
Le donne hanno sicuramente acquisito spazi nel mondo enoico: per interesse specifico, con la presenza nelle cantine, ai tavoli di degustazione, le sommelier in sala, le winemaker.
E’ proprio al ristorante che si può manifestare il primo “singolar tenzone” e lo dico per esperienza diretta.
Parliamo della carta dei vini: ho visto sommelier che, conoscendomi, si sono avvicinati al tavolo con fare circostanziato, tendendo titubanti la carta dei vini, incerti se darla a mio marito o a me.
Mio marito, gentiluomo di antica specie e sommelier di antica data, restìo ad affrontare conflitti casalinghi, con un pacato sorriso la prende e me la porge oppure dice: prego alla signora… respiro di sollievo del sommelier!
In questi casi, per una questione di stile e pace coniugale, consulto la carta cercando la condivisione, leggo nomi che potrebbero suscitare interesse congiunto oppure, tentata da una nuova scoperta, esordisco con: «che ne dici se…». Ricordate, regola numero 1: mai dimenticare la delicatezza e lo stile!
Vi confesso che qualche anno addietro mi ero fatta anche fatta fautrice dell’idea che fossero portate al tavolo due carte dei vini pur comprendendo che non sempre è possibile.
Parimenti il problema si pone all’assaggio del vino ma stavolta sorvolo per non ripetermi.
Altra situazione delicata si pone quando al tavolo del ristorante, fra gli ospiti, è seduta una conoscitrice di vino che fa convergere su di sé l’attenzione del nostro paziente e impassibile sommelier.
Non c’è modo di strapparle la lista di mano, difficile anche esprimere qualche modesto commento, i commensali tacciono in un religioso silenzio, aspettano che l’oracolo decida.
Non parlo a caso, ma ricordo ancora (lo confesso: con un certo imbarazzo…) una serata al ristorante con altre due colleghe vignaiole: abbiamo monopolizzato le carte dei vini, ognuna consultava la sua, e passato in rassegna la carta, vino per vino, alla fine, con un certo sussiego, abbiamo deciso!
Anche a casa gli anfitrioni, con una lei ospite esperta, per non deluderla e non fare cattiva figura. devono fare un sit-in di riflessione prima di scegliere e abbinare il vino perché noi donne, splendide in tanti contesti, purtroppo a volte sappiamo essere impietose.
Detto questo ci tengo a precisare che non voglio far emergere aspetti negativi del nostro carattere, ci sono fondati motivi storici che possono giustificare le nostre prese di posizione, vediamone qualcuno:
Il rapporto della donna con il vino nei tempi antichi
Nell’antichità il rapporto delle donne con il vino era complesso: escluse dai simposi greci, dove erano ammesse sole le etére che suonavano l’aulòs e danzavano.
Nell’antica Roma quanto al consumo di vino per noi è stato drammatico.
Si narra che Romolo, fondatore della città, ebbe a preoccuparsi di legiferare sui casi in cui il marito fosse lecitamente autorizzato a sopprimere la moglie: sicuramente per adulterio o per aver bevuto il vino!
Un’antica usanza romana prevedeva inoltre il cosiddetto ius osculi, ossia il “diritto di bacio” che i parenti maschi (padre, marito, fratello) potevano dare sulla bocca alle matrone romane, questo consentiva loro di controllare l’alito per accertarsi che non avessero bevuto vino.
Le limitazioni alle donne romane furono in uso per secoli e continuarono anche in epoca imperiale. Si ricorda ad esempio Giulia, figlia dell’imperatore Augusto, che dall’impietoso padre fu prima promessa più volte in sposa dalla tenera età di due anni, poi fatta sposare sia con uno più vecchio di venticinque anni che poi ancora con il fratellastro Tiberio per consolidare la discendenza.
Dopo queste vessazioni la donna fu pure costretta all’esilio, colpevole di adulterio, e privata chiaramente dell’usum vini.
Solo le donne etrusche hanno goduto di maggiore libertà: potevano presenziare ai banchetti, bere il vino, parlare con gli invitati, anche se non parenti. Tantissimi calici sono stati rinvenuti nelle tombe e nelle necropoli etrusche a testimonianza del valore sociale del vino e della sua fruizione, almeno parzialmente, ambosessi.
Le donne hanno naso!
Abbiamo avuto però anche la nostra rivincita; si parla spesso di una nostra particolare predisposizione olfattiva alle tecniche di degustazione: pare infatti che il genere femminile abbia un olfatto maggiormente sviluppato e ricettivo rispetto a quello maschile.
A questo proposito qualche anno addietro è stato pubblicato uno studio di ricercatori dell’Università di Rio de Janeiro dove si spiega che le donne hanno un olfatto molto più sviluppato degli uomini. Ecco il link di un articolo di italiasalute.it che riporta l’argomento.
Alla base della nostra maggiore sensibilità agli odori ci sarebbe la maggiore quantità di neuroni nel bulbo olfattivo.
Ancora non è chiaro per quale motivo il genere femminile abbia l’olfatto più sviluppato. Pare che sia dovuto alle fluttuazione ormonali, il momento in cui l’olfatto è più forte è durante l’ età riproduttiva.
E’ certo che in natura, nel genere animale, è la femmina che sceglie nel branco, per effetto dei feromoni, il maschio più potente che potrà garantire la fecondazione e il mantenimento della specie.
I feromoni sono importanti: i maschi comunicano il “proprio valore” la femmina con i feromoni comunica la sua disponibilità all’accoppiamento.
Potremmo sintetizzare quindi che l’olfatto più sviluppato forse è legato a necessità riproduttive, diciamo che le femmine animali, per quella volta che “sono disponibili” annusano per essere certe della procreazione, diciamo pure che… non s’ha tempo da perdere!!!
Detto questo, auspicando un sorriso indulgente dei lettori, ritengo che molti tabù al ristorante, a tavola, in enoteca, siano stati abbattuti.
Il vino non è più un elemento di competenza maschile, non ci sarà certamente bisogno di un altro Giovanni della Casa per rivedere alcune buone regole di stile e alla fine, nel mondo enoico, l’olfatto forse riuscirà a far consolidare la parità di genere!
Buon naso non mente!
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