Vino: la filiera europea scricchiola

Le associazioni del vino italiane, francesi e spagnole cercano soluzioni da proporre in Commissione UE per sostenere una filiera a rischio.


È inutile girarci tanto attorno: il mondo delle bevande alcoliche ha passato momenti migliori e più sale il grado, più aumentano le incertezze.



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Se c’è una cosa che al momento sta funzionando come dovrebbe (almeno da noi) è l’enoturismo ma solo perché l’esperienza di assaggio si fonde con la conoscenza e costituisce una giunzione di sapori con tradizione, territorio, storia e cultura. Se guardiamo però ai meri numeri (produttivi o economici) allora si capisce benissimo che l’universo sta restringendosi, che l’espansione si è fermata e chissà se mai potrà e saprà ripartire.

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foto: Kelly

Cambia il Governo e, necessariamente, serve un’azione per rimettere subito al centro della politica la questione agricola e, nel particolare, quella vitivinicola. È ciò che hanno pensato le associazioni di filiera spagnole, italiane e francesi che nei giorni scorsi hanno dichiarato la volontà di esporre “nero su bianco” le criticità che il settore sta affrontando e dovrà affrontare.

  • Per la Spagna, fanno parte dell’intesa:
    Asociación Empresarial Vinos de España (AEVE), Asociación de Jóvenes Agricultores (ASAJA), Cooperativas Agro-Alimentarias de España, Conferencia Española de Consejos Reguladores Vitivinícolas (CECRV), Coordinadora de Organizaciones de Agricultores y Ganaderos (COAG), Federación Española del Vino (FEV), Organización Interprofesional del Vino de España (OIVE) e Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos (UPA).
  • Per l’Italia:
    Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, Assoenologi, CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, FIVI e Unione Italiana Vini.
  • Per la Francia:
    Confédération Nationale des Appellations d’Origine Contrôlée (CNAOC), Coopération Agricole – Vignerons Coopérateurs de France (VCF), Vignerons Indépendants de France (VIF), Fédération Nationale des exploitants agricoles (FNSEA).

Un fronte nutritissimo che (secondo Federvini) si è recentemente riunito e messo in luce la grave situazione odierna chiedendo alle autorità europee di adottare misure coraggiose e ambiziose per garantire la sostenibilità di una delle principali filiere continentali (l’UE possiede il 45% della superficie viticola mondiale, è il primo produttore di vino al mondo, genera milioni di posti di lavoro) che diventa essenziale se poi parliamo di area mediterranea.

È già in corso di elaborazione un documento in cui saranno indicate le soluzioni da attuare per quello che, da settembre, sarà il Gruppo di alto livello nominato appositamente dalla Commissione europea.

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foto: Artur Pawlak

Fra le criticità (congiunturali e strutturali) sono state individuate come cruciali: la riduzione dei consumi a livello internazionale, l’influenza dei movimenti anti-alcol nelle politiche pubbliche, l’impatto del cambiamento climatico e il susseguirsi delle crisi economiche e sanitarie degli ultimi anni.

In particolare, le associazioni chiedono:

  • un bilancio specifico rafforzato e flessibile per sostenere la competitività e i cambiamenti del settore;
  • maggiore flessibilità per attuare gli interventi settoriali e gestire l’instabilità del mercato;
  • maggiori risorse per la politica di promozione per riconquistare i consumatori;
  • semplificazione in merito all’accesso, all’attuazione e alla rendicontazione delle misure di promozione del vino con i fondi europei;
  • misure per rispondere alle sfide del cambiamento climatico, sia in termini di ricerca per la prevenzione e l’adattamento del settore, sia in termini di aiuti per le sue conseguenze sui vigneti.

Le organizzazioni partecipanti lavoreranno urgentemente a un documento comune che raccolga tutte le misure e le richieste per garantire la sostenibilità del settore nei tre Paesi con l’auspicio di poter partecipare da settembre a tutti i lavori del futuro Gruppo di alto livello.

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foto: Gerd Altmann

Nonostante le elezioni di giugno, non pare sia cambiato un granché nella governance della Commissione (vedi le ultime nomine e il reincarico a Von der Leyen), ciò non toglie che il tavolo del Gruppo sia ancora vuoto e si abbia timore di chi ci si siederà.

L’Europa – almeno per noi – non ha mai voltato le spalle e chiuso il portafoglio davanti all’agricoltura. Le soluzioni proposte sopra non sono banali, abbiamo l’impressione che conterà molto la forza e l’influenza di ogni singolo Stato in fase decisionale.



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fonti: Federvini
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