Alla scoperta di un curioso patrimonio naturale e culturale: la vite secolare di Magré vive dal 1601 e riesce ancora a dare frutti.
Correva l’anno del Signore 1601, Elisabetta I Tudor regnava ancora sull’Inghilterra e l’Irlanda (morirà nel 1603), e da poco aveva autorizzato, con la concessione di una patente reale, il monopolio sul commercio nell’Oceano Indiano alla Compagnia delle Indie Orientali.
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L’Europa viveva un periodo di relativa calma, le tensioni tra gli Stati che avrebbero portato 17 anni dopo allo scoppio della Guerra dei Trent’anni e, all’infiammarsi del cuore del continente, non erano ancora in moto.
Nel piccolo paese di Margreid (Magré sulla Strada del Vino), il fittavolo Domenig di Valentini di Sulzberg mise a dimora una vite della varietà Hörtröte (Roter Hörtling), lasciando che, stagione dopo stagione, questa si aggrappasse alle mura della casa Augustin e crescesse.
Sono passati 423 anni da allora e la vite è sempre lì, diventata un monumento naturale, fatto sottolineato da una targa commemorativa della provincia autonoma di Bolzano, e simbolo di continua rinascita e fertilità, per la sua capacità di sostituire le parti morenti con nuove e forti crescite.
Oggi il compito di custodire questo inestimabile tesoro, tramandato di generazione in generazione come il più prezioso dei gioielli di famiglia, è egregiamente svolto da Robert Cassar.
Viti-frutticultore, Robert conferisce le proprie uve alla cantina Nals Margreid, di cui è anche consigliere, a esclusione di quell’esiguo quantitativo prodotto dalla vecchia vite e che ha vinificato due volte, nel 1989 e nel 2023, in questa occasione spinto dall’interessamento del Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e la biodiversità viticola (comunemente G.R.A.S.P.O.).
E proprio grazie al (G.R.A.S.P.O. pagina FB, profilo IG) abbiamo avuto il privilegio di partecipare a questa mini verticale storica.
Nonostante la varietà sia vocata principalmente alla produzione di uve da tavola, il vino ottenuto dell’annata 2023, e imbottigliato con l’etichetta di G.R.A.S.P.O. col nome commerciale di Hoertroete, si presenta di color rubino luminoso e traguardabile.
Al naso fragola e lampone sono seguiti da timo, santoreggia, foglia di tabacco e cipria. Il sorso è fresco e sapido, il tannino è ben svolto, l’agrume si apre nello sviluppo gustativo regalando una persistenza adeguata.
La 1989 imbottigliata in contenitori da 0,56l, ha il nome Vinum Gertrudis Magredum 1601. Purtroppo il tappo ha tradito la bottiglia, ma, nonostante ciò, il vino è riuscito a farsi apprezzare. Il colore è granato scarico, i frutti rossi e neri sono sotto spirito, i fiori essiccati. Si percepiscono ricordi di erbe aromatiche secche e sentori balsamici. La bocca ha ancora freschezza, mentre il tannino è quasi un ricordo.
Per chi, interessato, passasse da Magré sulla Strada del vino, potrà ammirare la vigna di Domenig e tutto il centro storico di questo adorabile paese che merita decisamente una sosta. In più, proprio davanti al monumento naturale, scorre un torrente, attraversato da un ponticello. Questo è coperto interamente da una vite, ricavata da quella antica e impiantata da Robert Cassar nel 1997 in occasione della nascita della figlia Lisa.
Sono patrimoni naturali e culturali da preservare che, come in questo caso, possono diventare dei piccoli monumenti alla tradizione. Per questo, attività come quelle di G.R.A.S.P.O. e di Cassar hanno tutta la nostra riconoscenza.
foto: Emiliano Bogani ©
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